Rocco, il ricordo di Emanuele Legge

16 gennaio 2014 | 09:07
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Rocco, il ricordo di Emanuele Legge

di Emanuele Legge*

Rimanere sgomenti, rimanere col fiato spezzato, rimanere con le lacrime agli occhi.

Ricordare la bella persona, ricordare lo sguardo vivace, ricordare il fluido eloquio e le sempre giuste considerazioni.

Noi “addetti” abbiamo sempre spiegato, ricercato, ammonito, gridato le preoccupazioni.

Abbiamo operato nei servizi, abbiamo aiutato tutti, vittime e soccorritori.

Ci è rimasto un fardello: grande, enorme.

Noi “addetti” non ci siamo risparmiati e Rocco, come tanti di noi non si è risparmiato, si è assunto nel concreto il “fardello psichico” dei traumi grandi come le perdite dei congiunti e piccoli, come la scadente qualità di vita nella quotidianità.

Non conosco le ragioni dell’accaduto, so però quale era la motivazione della sua professione: aiutare gli altri seppure, come tutti noi, abbia conosciuto la bassezza dell’animo umano, attaccato al lucro e all’interesse personale nella tragedia del terremoto.

Lo voglio ricordare propositivo, preso da una sana preoccupazione per la salute mentale di noi aquilani e nel pieno di una travolgente energia come quando lo vidi togliersi la spilla dello “SMILE” dal suo maglione e appuntarla al bavero dell’allora Presidente Berlusconi, con aria ironica e divertita, invitandolo ad occuparsi costruttivamente della città di L’Aquila;
e ancora di quando appena dopo il terremoto, nell’unico locale aperto, lungo il viale della Croce Rossa, dividemmo spiedini, formaggio e genziana, pensando, progettando e prevedendo le possibile conseguenze nell’immaginario di ognuno di noi.

Rimarrà nella mente di noi tutti, sicuramente nella mia, come una persona che ha messo gli altri davanti a sé, non risparmiandosi… pensando al bene collettivo e soprattutto di questa città.

*Psicologo, dirigente della Asl di L’Aquila