E Cialente dice No

17 gennaio 2014 | 19:26
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E Cialente dice No

E mentre ‘il popolo di Cialente’ lotta per farlo tornare sullo scranno più alto della città, lui, sindaco dimissionario, commenta: «Non ci sono spazi per un mio ripensamento, sono stato licenziato dal governo per un avviso di garanzia al mio vice sindaco».

L’evento ‘A testa alta per la città’, in cui la coalizione di centrosinistra gli ha chiesto di nuovo, pubblicamente, di ritirare le dimissioni presentate domenica scorsa, volge a termine, ma lui,a quanto pare, non ci ripensa.

«L’Italia è piena di avvisi di garanzia – sbotta Cialente – è come se il ministero competente dicesse che non invierà più soldi a Roberto Cota», il presidente della Regione Piemonte indagato per peculato e per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio con altri 37 in un’inchiesta sui rimborsi e spese nell’amministrazione regionale. «Non ho sentito nessuno del governo negli ultimi giorni – ribadisce Cialente – Fate due più due e capirete che non posso tornare indietro».

«L’unica colpa che ho è quella di non essermi dato fuoco o aver fatto lo sciopero della fame». Così il sindaco dimissionario dell’Aquila Massimo Cialente sulle accuse di responsabilità politica nella vicenda al vaglio della Procura su presunte tangenti per appalti.

Il primo cittadino rivolge un appello alla magistratura, «faccia in fretta, la imploro, perché ogni giorno che passa aumenta il danno grave e irreversibile per la città». Secondo Cialente, «quando si chiarirà tutto, e cioè che il sistema c’era, ma contro L’Aquila, e verrà fuori l’ingiustizia di questa vicenda, molte persone dovranno chiedere scusa alla città. Quando si saprà di quale appalto si parla – aggiunge – verrà fuori che è la ricostruzione pesante il grande affare, per la quale ho chiesto regole al governo ma senza avere risposte».

In ultimo, il sindaco dimissionario attacca politici e media nazionali: «hanno fatto cose vergognose».