
di Valentina Di Cola*
Il mondo continua a girare, vivere, parlare, suonare e il Maestro Claudio Abbado se ne è andato.
Lo ha fatto in sordina e sappiamo che stavolta non tornerà in proscenio per guadagnare un’ulteriore standing ovation.
Dilaniato dai morsi di un morbo che non gli ha concesso appello, si è offerto al pubblico, finché ha potuto, conservando sempre quell’ineffabile luce negli occhi che faceva di lui un giovane e spavaldo ottantenne, forte della volontà e dell’esigenza di dare, ogni volta, una nuova straordinaria lettura di un capolavoro musicale.
Animato da una smisurata passione per i giovani, per la cultura e per il sociale, nella sua sfolgorante carriera ha mietuto successi su tutti i palcoscenici in cui un direttore possa ambire far vibrare la propria bacchetta.
Al di là di ogni applauso, di qualsivoglia incarico o riconoscimento istituzionale, forse era ed è questa la vera ed assoluta ricchezza di Claudio Abbado: esprimere il proprio Magistero di uomo ogni giorno, nel dietro le quinte della vita reale.
*Cantante di musica lirica