Do ut des, Procura chiede revoca domiciliari

21 gennaio 2014 | 10:54
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Do ut des, Procura chiede revoca domiciliari

La Procura della Repubblica dell’ Aquila, ha chiesto la revoca delle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta “Do ut des”, culminata l’8 gennaio scorso con quattro arresti ai domiciliari per presunte tangenti negli appalti della ricostruzione post-sisma.

Lo comunica una nota firmata dallo stesso Procuratore della Repubblica dell’Aquila, Fausto Cardella, nella quale si sottolinea che la richiesta avviene «pur in presenza di un confermato quadro indiziario».

«La Procura della Repubblica di L’Aquila – si legge nella nota – ha usato le misure cautelari come extrema ratio, in quanto necessarie a garantire il compimento di attività investigative, compiute le quali, i sostituti Procuratori della Repubblica, Antonietta Picardi e David Mancini, d’intesa con il Procuratore della Repubblica, hanno chiesto la revoca delle stesse pur in presenza di un confermato quadro indiziario».

Ai domiciliari erano finiti Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale di Dca e Pdl, al quale il sindaco dimissionario del capoluogo, Massimo Cialente, affidò la delega per il recupero e la salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città; Vladimiro Placidi, all’epoca dei fatti, tra il 2009 e il 2011 assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali; Daniela Sibilla, dipendente del Consorzio dei beni culturali e “braccio destro” di Tancredi; Pasqualino Macera, già funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno spa.

«La revoca degli arresti domiciliari con 48 ore di anticipo a parere della difesa è molto significativa». Così l’avvocato Maurizio Dionisio, difensore dell’ex assessore e consigliere comunale dell’Aquila, Pierluigi Tancredi, dopo il ritorno in libertà del suo assistito.

«Tra le possibilità offerte dal codice – spiega – la procura aveva anche quella di chiedere la proroga della misura a tempo, ad esempio per ulteriori 15 giorni, mentre non solo non lo ha fatto, ma ha chiesto la revoca con 48 ore di anticipo».