Petrei: «A L’Aquila meno parole e più lavoro»

21 gennaio 2014 | 11:28
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Petrei: «A L’Aquila meno parole e più lavoro»

«Quello che stiamo vivendo a L’Aquila è, se possibile, un secondo terremoto che, per certi versi, è ancora più devastante del primo. Gli Aquilani veri, quelli che come me sentono l’aquilanità nel proprio intimo, ce l’hanno incastonata nella testa e nel corpo, non si danno pace nell’assistere a ciò che sta succedendo».

Così si esprime in una lettera aperta piena di orgoglio e risentimento, Bruno Petrei, giornalista, dirigente Coldiretti e presidente del Gal Gran Sasso Velino in merito alle ultime vicissitudini aquilane. Scrive al sindaco dimissionario Massimo Cialente, il quale, domani, dovrà scontrarsi con il dilemma della scelta definitiva. Petrei non usa mezzi termini e lo invita a ponderare bene le sue mosse.

«Coloro che, come me – dice – si occupano da tanti anni (forse troppi…) di difesa e assistenza di una categoria economica e produttiva, sono doppiamente colpiti dagli accadimenti attuali, come uomini e come rappresentati di imprese.

Le ripercussioni che ci sono state dopo i noti provvedimenti giudiziari e le dimissioni del Sindaco Cialente sono di una tale enormità che, probabilmente, neanche gli addetti più attenti e preparati possono ad oggi valutarne nella loro completezza tutti gli aspetti e le relative conseguenze. In una recente riunione con i rappresentanti delle categorie, i sindacati, gli ordini professionali opportunamente convocata presso la Casa Comunale, si è preso atto dell’estremo livello di pericolosità che tutta questa vicenda ha comportato per la Città dell’Aquila e, in maniera unanime, è stata espressa la grande preoccupazione per le sorti della Città, delle imprese che ancora hanno il coraggio di lavorarci, per tutti i cittadini che non l’hanno lasciata».

Continua Petrei: «Ad oggi, nonostante questo scenario che definire tragico è poca cosa, ancora non si percepisce uno scatto di orgoglio, un segnale, un gesto da parte di coloro che hanno la responsabilità di amministrare L’Aquila, o meglio, si è solo visto il solito, stucchevole e ormai fuori luogo balletto di dichiarazioni rilasciate da qualche amministratore tese solo a colpire l’avversario politico di turno con lo scopo di un misero ritorno in termini di consenso in vista di eventuali competizioni elettorali».

«Ebbene, permettetemi di affermare: non si è capito niente! L’Aquila non ha certo bisogno né di chiacchiere, né di litigi, né di minacce, né di ovazioni. Ha solo bisogno di lavoro, lavoro, lavoro. Onesto e produttivo.

Mi sarei invece aspettato (e con questa lettera aperta lo chiedo espressamente) che tutti coloro che hanno ottenuto la delega da parte degli Aquilani per amministrare questa sciagurata Città, lasciando da parte ogni pregiudizio partitico, si guardassero negli occhi e, attraverso un patto tra persone consapevoli della gravità delle cose, si coalizzassero per dare vita a una sorta di comitato di salvezza pubblica per tentare di uscire da queste sabbie mobili così pericolose in cui siamo scivolati».

«Se ciò non si è in grado di fare – continua il giornalista e presidente di Gal – e sono ormai convinto che così è, allora la strada da percorrere è un’altra: per evitare che ai danni già fatti dalla natura e dagli uomini se ne sommino altri ancora più grandi, è necessario che il Sindaco dimissionario ritiri le dimissioni bloccando quello che sarebbe l’ennesimo commissariamento di questa Città e, con il coraggio della disperazione e l’appoggio di tutti i consiglieri, si scrolli di dosso tutti i collaboratori politici e tecnici che finora si sono dimostrati non all’altezza della particolarissima situazione in cui versa L’Aquila e si avvalga del sostegno di professionisti in grado di gestire in modo trasparente, competente, proficuo e concreto tutto l’enorme lavoro che c’è da fare. Queste professionalità non dovranno rispondere a logiche politiche/partitiche, ma solo a caratteristiche meritocratiche indubbie e, qualora non si dovessero trovare nel nostro territorio (dove comunque non mancano), potranno essere ricercate altrove».

«Un ritorno in sella di Massimo Cialente – conclude – si può accettare e giustificare solo in questa ottica. Diversamente sarebbe solo l’ennesimo ulteriore danno per la Città che perderebbe anche l’occasione di votare a maggio prossimo per una nuova amministrazione. Il tempo per fare giochetti di vecchio stampo è scaduto: siamo davanti a un malato che stiamo perdendo; o si decide di applicare l’unica terapia possibile o si preparano le onoranze funebri. Si attendono immediate decisioni».