
di Vincenzo Battista
Tra le sue competenze e i suoi attributi mediatici, un libro e la colomba dell’ispirazione. Il 2 gennaio in Occidente e il primo gennaio in Oriente, ricorre la festività di San Basilio detto il Grande (328 – 379; il nome, di origine greca, significa ”regale”), uno dei quattro grandi Padri della chiesa greca.
Il suo culto si sparse rapidamente in Occidente grazie ai monaci greci che ne diffusero il messaggio della “[i]colomba dell’ispirazione, il coraggio delle scelte, la volontà verso la solidarietà e l’aiuto concreto in un “messaggio[/i]” che torna, riprende forza, nel monastero di clausura di San Basilio delle suore celestine- benedettine, apparentemente nascoste, celate e per molti segregate dentro le mura aquilane.
“Ricordi d’Africa” è un album di memorie, rosso nella copertina, rilegato in pelle dalla stessa legatoria del monastero, un diario sul campo, possiamo intenderlo, della missione, illustrato, con fotografie e brani sintetici che in sequenza mostrano la foresta prima e la costruzione poi, lenta, del monastero di San Pietro Celestino.
Da questo documento (come una sorta di codice amanuense), scritto a mano, ha inizio il racconto, intimo, il “viaggio” delle suore celestine, la loro determinazione fuori dagli schemi: dalla clausura di San Basilio, un balzo verso i grandi spazi del continente africano, così descritto in questi brevi narrati del diario, flash back da terre di missione:
“[i]Il 24 luglio 1991 tre sorelle – suor Tucci Assunta, suor Magungo Angela, Suor Becciu Giovanna – e la madre Lancione Giuseppina partivano per la Repubblica Centrafricana e precisamente per Banguj. Ad attenderle all’aereoporto c’era l’Arcivescovo di Banguj e il segretario del Nunzio Apostolico.
Siamo state ospiti per la durata di quaranta giorni presso il seminario di Banguj. In tutto questo tempo siamo state accompagnate dall’Arcivescovo per la scelta del terreno per la costruzione del monastero. Si è scelto Bimbo, una tenuta all’inizio della foresta distante da Banguj circa 3 chilometri. . .
Suor Assunta e suor Angela rimangono ospiti delle sorelle comboniane per seguire i lavori e per imparare la lingua locale, il sango. . .
Inizio costruzione del monastero di San Pietro Celestino. Il 23 e il 24 luglio 1992 si inaugura ufficialmente la famiglia monastica. Suor Germana è in partenza missionaria poiché è rimasta con altre due sorelle. . . In questo periodo con il padre provinciale dei comboniani abbiamo avuto la possibilità di fare due viaggi missionari: il primo a Brousse a 750 chilometri da Banguj e il secondo alla missione di Saint Michele a 500 chilometri. Per la prima volta abbiamo festeggiato in mezzo alla foresta. . . Suor Gremana alle prese con un boa, poiché le è stato detto: “Se non tocchi un boa non sei una vera missionaria. . . [/i]”.