L’Aquila riparte per tenere viva la speranza

23 gennaio 2014 | 11:38
Share0
L’Aquila riparte per tenere viva la speranza

di Giovanni Lolli*

Dopo Il terremoto e Il grande circo dl Silvio Berlusconi, spente le luci della ribalta L‘Aquila è rimasta a

farei conti con le sue ferite. È rimasta a farei conti

con il grande squilibrio urbano creato dai progetti

Case. E’ rimasta a progettare la rinascita dovendo

prima di tutto sciogliersi dalla gabbia di un gestione

commissariale fatta di tante leve di comando che si

annullavano a vicenda.

Gli aquilani grazie alla collaborazione del ministro Fabrizio Barca, sono riusciti

a costruire una governance più sensata in cui al lavoro immane da fare non se ne sommasse ulteriore che

derivava dall’inefficienza. Nel frattempo, hanno

combattuto: si sono visti negare una tassa di scopo,

anche minima, per finanziare una ricostruzione che

da subito è stata priva di quattrini; hanno manifestato a Roma, hanno occupato l’autostrada, si sono visti

recapitare la beffa della richiesta della restituzione

della tasse.

Due anni fa gli aquilani hanno rieletto Massimo

Cialente: lo hanno confermato a grande maggioranza, si sono fidati di lui.

Nel momento in cui la ricostruzione con grande

fatica si metteva in moto e trovava almeno la sicurezza di una via, ecco l’inchiesta giudiziaria. Intendo

chiarire da subito che io, e l’amministrazione condividiamo questa opinione, non sottovalutiamo gli avvenimenti che sono emersi.

Auspichiamo che la magistratura faccia piena luce, e nemmeno condivido

l’opinione di chi sostiene che i fatti di cui si indaga

sono meno gravi di quelli in cui sono coinvolti altri

amministratori e avversari politici nel nostro territorio: noi siamo L’Aquila, siamo il capoluogo d’Abruzzo e la ricostruzione della nostra citta riguarda tutta

l’Italia. Dobbiamo essere impeccabili.

Tanto ne siamo convinti che il vicesindaco, indagato, si e immediatamente dimesso. Altrettanto ha fatto il sindaco, pur non essendo sfiorato dalle indagini.

Eppure dopo le dimissioni del vertice dell’amministrazione, si è alzato un polverone mediatico che ha

descritto questa città in tutte le sue articolazioni, come un covo di malaffare, arrivando addirittura a

mettere nel calderone (lo ha fatto il Sole 24 Ore) un

simbolo e un magistrato dell’onesta specchiata come il dottor Picuti.

Le ragioni di questa

“accelerazione” mediatica non mi sono chiare ma

come altri non posso non notare come essa appaia

diretta a colpire una classe dirigente comunale che

ha operato in netta discontinuità con la gestione

commissariale precedente, dominata dal sistema

della Protezione civile, e si vada a collocare temporalmente subito dopo la “defenestrazione” dei dirigenti che governavano gli appalti pubblici, Donato

Carlea e Fabrizio Magani.

Abbiamo constatato, insomma, che le dimissioni

del sindaco non solo non erano servite, ma avevano

finito con Faggravare la situazione, essendo presentate come una vera e propria ammissione di colpa. I

danni prodotti di fronte all’opinione pubblica nazionale sono incalcolabili. Il sindaco ieri ha ritirato le

dimissioni per lo stesso motivo per cui le aveva date,

qualche giorno prima: difendere la città, tutelarne

l’onorabilità, tenerne accesa la speranza. Il ritiro del-

le dimissioni di Massimo Cialente apre un nuovo percorso in cui è necessario un salto di qualità.

Occorre prima di tutto attenzione più scrupolosa

al sistema delle procedure e dei controlli: a questa

esigenza risponde la scelta di nominare un magistrato di livello come Nicola Trifuoggi alla carica di vicesindaco, e anche altre misure che la giunta aveva già

adottato vanno in questa direzione. Qualcosa dovrà

essere migliorato anche sul versante delle prospettive della ricostruzione della città e del suo territorio.

In ogni caso siamo confortati dalla risposta che questa città ha dato al sindaco e tutti noi, solidarietà e

impegno alla lotta. Questo riguarda la maggioranza

dei cittadini. Sappiamo bene che esiste una parte di

città che esprime critiche forti, e lo fa legittimamente.

Noi andiamo avanti, Continueremo ascoltando le

forze culturali e sociali. Abbiamo in programma

un’iniziativa per illustrare i costi e le modalità della

nostra ricostruzione, confrontandola con le altre

che il nostro Paese ha affrontato nel corso degli anni. Per dimostrare che L’Aquila non solo non ruba,

ma nemmeno spreca.

[i]*Intervento di Giovanni Lolli su ‘L’Unità’, numero del 23 gennaio 2014[/i].