
di Giovanni Lolli*
Dopo Il terremoto e Il grande circo dl Silvio Berlusconi, spente le luci della ribalta L‘Aquila è rimasta a
farei conti con le sue ferite. È rimasta a farei conti
con il grande squilibrio urbano creato dai progetti
Case. E’ rimasta a progettare la rinascita dovendo
prima di tutto sciogliersi dalla gabbia di un gestione
commissariale fatta di tante leve di comando che si
annullavano a vicenda.
Gli aquilani grazie alla collaborazione del ministro Fabrizio Barca, sono riusciti
a costruire una governance più sensata in cui al lavoro immane da fare non se ne sommasse ulteriore che
derivava dall’inefficienza. Nel frattempo, hanno
combattuto: si sono visti negare una tassa di scopo,
anche minima, per finanziare una ricostruzione che
da subito è stata priva di quattrini; hanno manifestato a Roma, hanno occupato l’autostrada, si sono visti
recapitare la beffa della richiesta della restituzione
della tasse.
Due anni fa gli aquilani hanno rieletto Massimo
Cialente: lo hanno confermato a grande maggioranza, si sono fidati di lui.
Nel momento in cui la ricostruzione con grande
fatica si metteva in moto e trovava almeno la sicurezza di una via, ecco l’inchiesta giudiziaria. Intendo
chiarire da subito che io, e l’amministrazione condividiamo questa opinione, non sottovalutiamo gli avvenimenti che sono emersi.
Auspichiamo che la magistratura faccia piena luce, e nemmeno condivido
l’opinione di chi sostiene che i fatti di cui si indaga
sono meno gravi di quelli in cui sono coinvolti altri
amministratori e avversari politici nel nostro territorio: noi siamo L’Aquila, siamo il capoluogo d’Abruzzo e la ricostruzione della nostra citta riguarda tutta
l’Italia. Dobbiamo essere impeccabili.
Tanto ne siamo convinti che il vicesindaco, indagato, si e immediatamente dimesso. Altrettanto ha fatto il sindaco, pur non essendo sfiorato dalle indagini.
Eppure dopo le dimissioni del vertice dell’amministrazione, si è alzato un polverone mediatico che ha
descritto questa città in tutte le sue articolazioni, come un covo di malaffare, arrivando addirittura a
mettere nel calderone (lo ha fatto il Sole 24 Ore) un
simbolo e un magistrato dell’onesta specchiata come il dottor Picuti.
Le ragioni di questa
“accelerazione” mediatica non mi sono chiare ma
come altri non posso non notare come essa appaia
diretta a colpire una classe dirigente comunale che
ha operato in netta discontinuità con la gestione
commissariale precedente, dominata dal sistema
della Protezione civile, e si vada a collocare temporalmente subito dopo la “defenestrazione” dei dirigenti che governavano gli appalti pubblici, Donato
Carlea e Fabrizio Magani.
Abbiamo constatato, insomma, che le dimissioni
del sindaco non solo non erano servite, ma avevano
finito con Faggravare la situazione, essendo presentate come una vera e propria ammissione di colpa. I
danni prodotti di fronte all’opinione pubblica nazionale sono incalcolabili. Il sindaco ieri ha ritirato le
dimissioni per lo stesso motivo per cui le aveva date,
qualche giorno prima: difendere la città, tutelarne
l’onorabilità, tenerne accesa la speranza. Il ritiro del-
le dimissioni di Massimo Cialente apre un nuovo percorso in cui è necessario un salto di qualità.
Occorre prima di tutto attenzione più scrupolosa
al sistema delle procedure e dei controlli: a questa
esigenza risponde la scelta di nominare un magistrato di livello come Nicola Trifuoggi alla carica di vicesindaco, e anche altre misure che la giunta aveva già
adottato vanno in questa direzione. Qualcosa dovrà
essere migliorato anche sul versante delle prospettive della ricostruzione della città e del suo territorio.
In ogni caso siamo confortati dalla risposta che questa città ha dato al sindaco e tutti noi, solidarietà e
impegno alla lotta. Questo riguarda la maggioranza
dei cittadini. Sappiamo bene che esiste una parte di
città che esprime critiche forti, e lo fa legittimamente.
Noi andiamo avanti, Continueremo ascoltando le
forze culturali e sociali. Abbiamo in programma
un’iniziativa per illustrare i costi e le modalità della
nostra ricostruzione, confrontandola con le altre
che il nostro Paese ha affrontato nel corso degli anni. Per dimostrare che L’Aquila non solo non ruba,
ma nemmeno spreca.
[i]*Intervento di Giovanni Lolli su ‘L’Unità’, numero del 23 gennaio 2014[/i].