
Rileggere l’ambiente come memoria delle comunità umane: con questo obiettivo, pienamente raggiunto, è iniziato quattro anni fa il lavoro di riordino di 200 mila documenti che raccontano la storia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dagli anni ’20 agli anni ’60 del secolo scorso, ora disponibili in un archivio consultabile, per ora solo su prenotazione, presso locali del Parco a Villetta Barrea.
É il risultato di una collaborazione tra ente parco e Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo, finanziato nell’ambito di un progetto sugli archivi del Novecento.
«Il nostro è il parco più internazionale d’Europa – ha commentato in conferenza stampa a Pescara il commissario del Pnalm, Giuseppe Rossi – ma non è conosciuto come istituzione nata dal basso, attraverso la partecipazione diretta degli abitanti. Questo archivio è per il parco valore culturale ed economico, ci sono anche materiali antecedenti il 1923 e risalenti al periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia. Certi documenti sono testimoni involontari della storia – ha detto Maria Teresa Spinozzi, responsabile della Soprintendenza – qui ci sono documenti che raccontano il parco dal punto di vista amministrativo, scientifico, sociologico. Erano abbandonati in uno scantinato a Pescasseroli, il parco ha trasferito mille faldoni a Villetta Barrea e l’archivista Nunzia Notarantonio li ha schedati».
L’ente ha individuato un antico palazzo nobiliare di Villetta Barrea come futura sede dell’archivio. «Sono moltissime le richieste che ci arrivano ogni anno per fare tirocini nel parco o preparare tesi di laurea sull’area protetta – spiega il direttore del parco, Dario Febbo – in questo archivio ora c’è la storia dell’ambientalismo italiano».