Schirò: «Un centro storico ancora sofferente»

25 gennaio 2014 | 11:19
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Schirò: «Un centro storico ancora sofferente»

«Malgrado gli oltre quattro anni trascorsi dal terremoto del 6 aprile 2009 deve con amarezza constatarsi che il centro storico della città, cuore pulsante della sua vita culturale, della sua arte e della sua socialità, é ancora devastato e non è stato restituito ai cittadini, che sono segnati e provati da sfiducia e incertezza sul loro futuro».

E’ la denuncia contenuta nella relazione sull’amministrazione della giustizia in Abruzzo presentata dal presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Stefano Schirò in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, all’Aquila.

Il magistrato ha ricordato che lo scorso anno aveva auspicato una fattiva collaborazione tra le istituzioni per la rinascita della città e del circondario, in cui «anche l’Amministrazione della Giustizia intendeva fare la sua parte soffrendo essa stessa l’incertezza, la precarietà e lo smarrimento in cui versa la città, ma a distanza di un anno stando agli eventi che hanno caratterizzato la vita pubblica della città nei mesi passati e anche di recente, dobbiamo purtroppo rispondere che questo clima di collaborazione e di regolare operosità non si è realizzato».

L’impegno del Tribunale dell’Aquila per aver celebrato «in tempi brevi» i processi più importanti per i reati connessi al terremoto del 2009 è stato sottolineato nella sua relazione dal preside della Corte d’Appello del capoluogo, Stefano Schirò.

Schirò ha fatto riferimento ai processi per il crollo della Casa dello Studente (otto le vittime, quattro le condanne, quattro le assoluzioni e due non luogo a procedere in primo grado nel febbraio dello scorso anno); ai componenti della Commissione Grandi Rischi nel marzo 2009 (sette condanne nell’ottobre 2012); per il crollo della Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila (due condanne e cinque assoluzione nel luglio dello scorso anno); per i crolli degli edifici privati di via Francesco Rossi e via Sturzo (quasi 50 nel complesso le vittime, due le condanne).

«Alcuni di questi processi – ha detto il presidente della Corte d’Appello – particolarmente gravosi e tutti conclusi con sentenze di condanna».

Per la giustizia civile c’é una crescita del 12% delle sopravvenienze nei tribunali del distretto, mentre hanno un andamento oscillante le definizioni con una contenuta diminuzione nelle Corti d’Appello (-2%) ma con un sensibile aumento, del 12%, nei Tribunali.

«Va comunque segnalato – secondo il Presidente della Corte d’Appello dell’Aquila Stefano Schirò – sia in Corte d’Appello che nell’insieme dei tribunali, l’obiettivo dell’inversione del rapporto tra numero di sentenze civili emesse e nuove iscrizioni, con conseguente abbattimento della pendenze».

Complessivamente, emerge dai dati, queste ultime sono diminuite dal 3% nella Corte d’Appello e del 18% nei Tribunali. Il presidente Schirò, nel sottolineare che i risultati sono frutto di impegno di lavoro sempre maggiore di magistrati e del personale di cancelleria, oltre che la conseguenza di adozione di progetti di riorganizzazione complessiva, ha denunciato in più passaggi del suo discorso carenze di organico.

Crescono le infiltrazioni mafiose, alla luce dell’aumento dei reati di associazione di tipo mafioso «e comunque di criminalità organizzata», con i procedimenti della Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila legati alla ricostruzione post sisma e al fenomeno della tratta internazionale di extracomunitari, soprattutto nel Teramano.

Emerge dalla relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto abruzzese presentato dal presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Stefano Schirò. «Va confermato che l’Abruzzo – ha spiegato Schirò – è una regione gravemente colpita dal fenomeno della tratta e dello sfruttamento della condizione femminile e che, in particolare, diverse associazioni criminali sono dedite alla tratta internazionale. E’ nota poi la presenza di famiglie rom stanziali, in precedenza dedite alla mera attività di spaccio di droga e negli ultimi anni organizzate in stabili collegamenti con gruppi criminali di altri distretti (campani e pugliesi), e stranieri (albanesi e romeni), che partecipano attivamente ai grandi traffici di stupefacenti».

In aumento anche i reati sull’indebita percezione di contributi e finanziamenti concessi dallo Stato, da altri Enti Pubblici e dalla Ue, nonché dei delitti contro la libertà sessuale, di stalking e maltrattamenti familiari. Costante il dato sugli altri reati di allarme sociale, come lo spaccio di stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione. Rilevante poi, secondo la relazione, permane il numero di omicidi colposi, sostanzialmente stabile, invece, il numero di reati contro la pubblica amministrazione.

«Qualcuno ci ha provato a sostituire la legalità con l’opportunità, la discrezionalità, i risultati concreti conseguiti a qualunque costo. Gli effetti li abbiamo visti e li stiamo vedendo proprio qui all’Aquila». E’ il passaggio della relazione sull’amministrazione della giustizia del presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Stefano Schirò, in cui il magistrato fa presumibilmente riferimento alle inchieste sulla ricostruzione della procura aquilana, ultima delle quali quella che ha coinvolto per la prima volta il Comune capoluogo in relazione ad alcuni appalti.

«All’Aquila i danni causati da metodi apparentemente rapidi ed efficaci, ma non sempre legali, sono sotto gli occhi di tutti – ha continuato Schirò che nella relazione ha anche sottolineato, come – certamente deve essere assoluto, pieno e integrale il rispetto del principio costituzionale di presunzione di innocenza fino a sentenza di condanna passata in giudicato».

«Non si devono confondere le indagini e gli strumenti processuali, di natura istruttoria e cautelare, necessari a impedire la prosecuzione di eventuali reati e ad accertare i fatti – ha detto in un altro passaggio – con processi e sentenze definitive».

«Totale deve essere però il rispetto della magistratura verso l’autonomia della politica e del legittimo operato e delle legittime scelte delle sue istituzioni – è stato un altro passaggio della relazione del presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, che dice – Nessun giudizio anticipato, né di condanna giuridica né di censura politica e sociale deve essere emesso prima che siano chiaramente accertati i fatti e non compete certo alla magistratura esprimere valutazioni politiche».

Alla cerimonia non sono intervenuti i presidenti di Esecutivo e Consiglio d’Abruzzo, Gianni Chiodi e Nazario Pagano. Per il consiglio regionale era presente solo Gino Milano, capogruppo del Centro Democratico, dipendente dell’amministrazione della giustizia. Presenti il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanni Legnini, i senatori Stefania Pezzopane (Pd) e Antonio Razzi (Fi), e l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta.