
Signore, è stato duro il ritorno sulla scena politica comunale. Povero Don Chisciotte! Con il ronzino azzoppato. La lancia spezzata. Gli abiti sbrindellati. Il morale sotto ai piedi. Altro che ritorno. È stata una ritirata vera e propria. Le fonti ufficiali moltiplicatrici del partito hanno riferito che “eran tremila”, ma non erano né giovani e neppure forti, perché il grido “Massimo torna tra noi” non lo hanno sentito neppure le due belle ragazze che reggevano la conca della fontana luminosa.
Sono arrivati anche i Re Magi dal mare, D’Alfonso, Melilla e Paolucci, per rimettere Don Chisciotte in sella, ma il ronzino non ce l’ha fatta. Si è rifiutato di scodinzolare e di portare sulla groppa un cavaliere che non ha più interlocutori. Non li ha sconfitti. Non li trova più, perché non vogliono parlare con chi non conclude, non riconosce i propri limiti e scarica gli effetti degli errori sui compagni di avventura. Anche il ronzino è stato accusato di averlo condotto per vie traverse. All’improvviso, però, è tornato tutto tranquillo. Non si sente volare una mosca per L’Aquila. Mi sapreste dire perché?
[i]Signora mia, è talmente chiaro il concetto che non avrebbe bisogno di spiegazione alcuna. Cominciamo col dire che qualcuno ha rifatto i conti e si è accorto che non erano tremila. La realtà dei fatti ha fatto abbassare i toni degli entusiasmi. L’arrivo dei Re Magi è stato salutato da pochissimi come sostegno per il grande ritorno. In molti, invece,hanno fatto una semplice riflessione: ma dove sono stati fino ad oggi questi signori? Hanno speso una parola per risolvere i problemi della città? Il Segretario regionale conosce la situazione dell’Aquila e dei Comuni del cratere? Cosa ti dovrei rispondere? Una sola cosa posso dirti: sono venuti non per sostenere il ritorno, ma solamente per sondare il terreno per capire se si possono mietere voti alle prossime elezioni regionali. Poi, sulla via del ritorno, illuminati dalla coda della cometa, hanno partorito la grande idea di allocare accanto al massimo sindaco un illustre uomo della giustizia e un turista recentemente sceso dal transatlantico governativo per ridurre al silenzio il povero Don Chisciotte.[/i]
Signore mio, ricordo di aver letto da qualche parte una frase di Tacito che, guarda caso, calza a pennello con lo sceneggiato delle dimissioni, con la manifestazione delle solidarietà, con la partecipazione dei titolati per cercare di dare forza al ritorno sui propri passi: “Veritas visu et mora, falsa festinatione et incertis valescunt”, se non vado errata dovrebbe significare “Occhio e tempo aiutano la verità, fretta e dubbiezza aiutano il falso”.
[i]Mia cara, come vedi non c’è bisogno di ricorrere ad un complicato giro di parole. Con una semplice citazione latina si da un senso completo al comportamento degli uomini. Non pensare, però, che Trifuoggi sia stato collocato accanto a Don Chisciotte soltanto per ridurlo al silenzio. La grande manovra serve per presentare al popolo l’insigne magistrato che si accinge a scalare le scalinate dell’Emiciclo del Consiglio o quelle del Palazzo di vetro della Giunta regionale. Guarda un po’ che concomitanza, scendono agli inferi i consiglieri uscenti, salgono al Paradiso i nuovi aspiranti Trifuoggi, Pezzopane, D’Alfonso,tre moschettieri di provata fede di sinistra. Ciò non toglie, lo abbiamo visto nell’incontro con i Sindaci del cratere, il vice massimo ha posto in esilio Don Chisciotte così come aveva sancito Cicerone: “Exilium ibi esse putat, ubi virtuti non sit locus: mortem naturae finem esse, non poenam”, che nella nostra lingua significa “Esilio è là dove non v’è luogo alla virtù: morte della natura è fine, non pena”.[/i]
Signore, se la memoria mi assiste, la stessa sorte toccò a Falconio quando fu eletto presidente della regione. Gli furono messi alle costole alcuni mastini del partito di sinistra che non facevano neppure muovere, altro che parlare, lo accompagnavano da casa all’ufficio e viceversa proprio come si fa con i bambini che vanno all’asilo. La fine del mandato elettorale costituì per Antonio Falconio una vera e propria liberazione da una tremenda prigionia politica. Ma com’è che tutti sanno tutto. Prima in maniera eclatante, poi sommessamente, mentre si ampliano alcuni aspetti e si trascurano particolari importanti?
[i]Carissima, “Adeo maxima qua eque ambigua sunt, dum alii quoquo modo audita pro compertis habent, alii vera in contrarium vertunt, et gliscit utrunque posteri tate”. Sai che cosa voleva dire l’amico Tacito? Te lo traduco subito: “Mal si sanno le cose grandissime: tenendo alcuni ciò che odono per sicurissimo, altri travolgono la verità, e l’uno e l’altro, chi dopo viene accresce”.[/i]
Signore, più o meno ciò che è avvenuto e avviene nell’ambito della casa di Don Chisciotte. Alcune notizie vengono annunciate con il megafono in maniera che il popolo le acquisisca per certissime. Altri travolgono la verità, vede un po’ quello che avviene sulla ricostruzione, sulle liti, sugli errori che, guarda caso, sono attribuibili solo agli altri, mai a chi materialmente li ha commessi. In ultimo, nel tramandare i dati, dall’uno all’altro, questi crescono fino a diventare tremila. Però, Signore, non mi dite che le lacrime di commozione di Don Chisciotte non erano vere quando ha sentito l’incitamento della folla a restare per riprendere le redini del ronzino.
[i]Mia cara signora, a te che sei stata sempre brava in latino mi piace ricordare un bel concetto di Siro, poi chiudo il discorso perché ormai Don Chisciotte è stato fatto prigioniera dagli organi regionali del suo partito. Non ha più voce in capitolo, non lo fanno né parlare, né apparire nelle riunioni ufficiali per paura che si metta a litigare con il suo ronzino e con il suo nuovo vice, come ha fatto con Riga, che ha minacciato di rivelare i contenuti del grande mistero sismico. Bene, concludo con Siro che si esprimeva così: “Paratae lacrimae insidias non fletum indicant” che, a casa mia, in Paradiso per chi non lo sapesse, significa: “Le lagrime artificiose son segno d’insidia e non di doloroso pianto”.[/i]
Signore, se così stanno le cose, richiamate immediatamente la mia anima accanto a voi e fatemi godere la pace eterna. E così sia.