
di Antonella Calcagni
Una delega che scotta, quella al “Contenzioso”, per l’ex magistrato e vice sindaco Nicola Trifuoggi, visto che L’Aquila è il comune più commissariato d’Italia dal Tar.
Si apre un nuovo fronte giudiziario mangiasoldi per il Comune dell’Aquila, dopo quello delle aree bianche che conta 141 commissariamenti, 341 sentenze e 200 ordinanze finora; si tratta dei commissariamenti effettuati, sempre dal Tribunale amministrativo, per il mancato rilascio del buono contributo, entro i termini di 60 giorni per le periferie e 90 per i centri storici, per la riparazione delle abitazioni danneggiate dal sisma. Il mancato rispetto dei termini imposti dalla normativa di settore ha comportato, sino ad oggi, circa 140 sentenze di condanna e 50 ordinanze di commissariamento disposte dal Tar a danno del Comune di L’Aquila.
Come noto, l’istituzione del Ufficio Speciale per la ricostruzione ha determinato un nuovo assetto in ordine alle modalità di rilascio del buono contributo. A tale neonato Ufficio è stata affidata la sola responsabilità della fase istruttoria endoprocedimentale e preparatoria del provvedimento, prima di competenza della filiera Fintecna, Reluis e Cineas. Ad esso, dunque, non compete la fase decisoria che le nuove norme organizzatorie hanno lasciato in capo al Comune.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Comune dell’Aquila è dunque diventato il più commissariato d’Italia, sia per gli aspetti urbanistici, che per quelli riguardanti la ricostruzione.
Il cronoprogramma sta diventando carta straccia non solo a causa dei commissariamenti, ma anche a causa dei ritardi nella erogazione dei fondi da parte del governo. Non è chiaro se il sindaco intenda calibrarlo in base alle reali risorse disponibili. Eppure basterebbe poco per evitare tutto ciò.
Le responsabilità, sia chiaro, sono estese e riguardano tutti. Per quanto riguarda le “zone bianche” le principali responsabilità ce l’ha ovviamente il Comune, che sino ad oggi non ha provveduto a rinormarle. Per quanto riguarda i commissariamenti legati alla ricostruzione, invece, ci si chiede per quale ragione i numerosi soggetti che si sono di volta in volta avvicendati nella staffetta delle responsabilità, non abbiano mai pensato a metter freno ad una situazione evidentemente errata pur essendo la normativa di emanazione governativa. Oltre ai fondi il sindaco dovrebbe chiedere con maggiore forza al governo di mettere ordine nel coacervo di norme e procedure.
In realtà qualcosa è cambiato, visto che durante il periodo di dimissioni di Cialente, la giunta ha approvato una delibera che impone all’ente il ricorso al Consiglio di Stato per tutti i nuovi ricorsi sulla ricostruzione. Meglio tardi che mai. Certo è tuttavia che il Consiglio di Stato non fu tenero quando fu proposto appello sulle aree bianche. C’è da chiedersi se sia il caso di perseverare.