
di Fulgo Graziosi
Caro De Santis,
tra i “soloni” della Giunta comunale, forse, sei stato l’unico capace di mettere a nudo le caotiche gestioni dei vari tributi a cui assoggettare gli occupanti del progetto C.a.s.e. e c’è mancato veramente poco che i tuoi “commilitoni” non ti buttassero alle ortiche. Poi, si sono accorti in tempo che avrebbero fatto autogol e si sono ammutoliti. Speriamo che tu possa riuscire a rimettere in ordine i conti in maniera da non gravare i bilanci dei terremotati con ingiuste e non dovute gabelle.
A proposito di gabelle. Lo scorso anno, sempre da queste colonne, abbiamo riportato le lamentele di un contribuente al quale fu richiesto il pagamento dell’ICI riferito all’esercizio finanziario 2001. Diritto caduto abbondantemente in prescrizione. Comunque il cittadino fu costretto a ricorrere alla Commissione Tributaria, che accolse il ricorso del contribuente, ma compensò le spese e non è giusto. Le spese le dovrebbe sopportare chi ha sbagliato. Nel caso specifico il Comune. Abbiamo anche riferito che, dopo qualche mese, allo stesso cittadino venne richiesto, prima della scadenza del quinquennio, il pagamento di una rata dell’ICI dell’esercizio 2007. Pazientemente e fortunatamente il contribuente aveva le carte in ordine. Trovò la ricevuta del pagamento contestato, si recò presso la sede municipale indicata nella lettera e mostrò la richiesta di pagamento al cortese impiegato che, con un certo rammarico, disse all’interessato che avrebbe dovuto provvedere al pagamento della rata mancante. L’interessato, facendo finta di niente, chiese quale fosse la maniera più sicura e veloce per regolarizzare la controversia. L’impiegato rispose che il versamento presso la Tesoreria del Comune presso la Cassa di Risparmio avrebbe fornito le migliori garanzie di successo. A questo punto il cortesissimo giovane si alzò dalla poltrona in cerca di un talloncino da consegnare all’utente, sul quale era riportato il codice IBAN di riferimento da utilizzare. Prima ancora che l’impiegato potesse raggiungere lo scaffale, l’utente chiese al giovane di verificare se fosse lo stesso riportato su una ricevuta tirata fuori dalla cartella. Il ragazzo fece scivolare lo sguardo sul codice e disse che era quello giusto. Poi, allungò lo sguardo sulla data e sulla causale indicata sulla ricevuta. Fu evidente l’imbarazzo dell’impiegato che, con occhi increduli, disse al contribuente che quella era proprio la ricevuta del versamento contestato. Trasse un sospiro di sollievo quando vide il volto del cittadino illuminato da un grande sorriso. Allora si accorse che questo, garbatamente, lo aveva portato gradualmente all’accertamento dell’errore, senza dare in escandescenze e in proteste che non servono a nulla. Fu redatto il verbale e la partita fu chiusa. In quella circostanza il contribuente accertò la carenza di efficienza, efficacia ed economicità della macchina burocratica comunale. Il versamento che non era stato calato nella scheda era proprio quello bancario, mentre era stato registrato quello effettuato presso le poste. Nella stessa circostanza si venne a scoprire che nell’area dirigenziale esisteva uno scatolone pieno di quelle ricevute che nessuno aveva potuto mai visionare.
Puntualmente, anche quest’anno, alla vigilia di Natale, pochi giorni prima della scadenza del quinquennio per la prescrizione, allo stesso cittadino è stato recapitato l’atto giudiziario “avviso di accertamento in rettifica per l’anno di competenza 2008”. Una notifica che, per ritirarla, ha richiesto la presenza del titolare e l’esibizione di un documento per l’individuazione personale. È mancata la sola presenza di un testimone probante. Armato di santa pazienza, il cittadino ha aperto la busta contente un modulo continuo della lunghezza di bel 123 centimetri, corredato di due tabelle zeppe di numeri e il modulo di un bollettino postale non compilato. Una serie di richiami a norme e regolamenti che non servono a nulla, se non a fare scena, per cercare di esercitare una pressione psicologica sull’interessato, al solo fine di convincerlo a versare immediatamente quanto richiesto. Anche questa volta l’ordinato cittadino ha ritrovato le ricevute dei versamenti effettuati e si è recato diverse volte presso la sede municipale per un colloquio con il dirigente del settore. Non è stato possibile incontrarlo, neppure di sfuggita. Era sempre impegnato per compiti istituzionali. Non è possibile. Almeno una volta, per puro caso, dovrebbe essere possibile incontrare questo signore. Dopo vari tentativi ha desistito dall’idea del colloquio con il dirigente e con lui un’altra trentina di contribuenti. Si è rivolto a un gruppetto di civilissimi giovani sistemati tutti in una stanza e, in cinque minuti, ha dipanato la matassa. Questa volta il versamento effettuato in banca con il modulo F24 era stato registrato. Mancava, invece, quello effettuato con bollettino postale. La procedura di chiusura, almeno per questa fase, è stata molto più rapida dello scorso anno. È stato sufficiente compilare una istanza di autotutela prestampata, allegando la copia della ricevuta del versamento effettuato a suo tempo.
Dopo questo racconto, caro Assessore, ci sarebbero da fare una serie di riflessioni. La più importante riguarda tutti quei cittadini che, avendo avuto la casa distrutta o resa inagibile dal terremoto, non sono in grado di trovare la necessaria documentazione. Sarebbero condannati al pagamento richiesto senza alcuna possibilità di dimostrare i propri adempimenti.
Ci è stato riferito che accanto al nostro lettore c’era un signore al quale era stato sequestrato un libretto di risparmio per il pagamento della tassa, tra l’altro, non dovuta. Abbiamo avuto modo di accertare che i predetti versamenti “contestati” sono stati realmente incassati a suo tempo dal Comune. Se il cittadino dovesse pagare di nuovo la tassa, la ragioneria dell’Ente dovrebbe rilevare che sono stati effettuati da quel contribuente due versamenti identici, per la stessa ragione, anche se in tempi diversi. Il Comune non ha mai restituito nulla a nessuno in ordine ai tributi incassati due volte. Il dirigente del settore, invece, ha percepito il premio di produttività e, forse, anche qualche promozione in più, per aver fatto recuperare tasse non dovute dai contribuenti.
È arrivato il momento di mettere ordine al settore e, conoscendo la tua caparbietà e costanza, siamo certi che impiegherai ogni sforzo per rendere giustizia ai cittadini, restituendo le sostanze sottratte alle famiglie aquilane. Se, poi, potessi recuperare anche i premi elargiti ingiustamente ai dirigenti, la collettività, forse, potrebbe restituire una parte di quella fiducia che le pubbliche istituzioni hanno perduto. Grazie e buon lavoro.