Neve: cronaca di un viaggio della ‘speranza’

28 gennaio 2014 | 11:15
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Neve: cronaca di un viaggio della ‘speranza’

di Gioia Chiostri

La neve non spaventa i pendolari. Solitamente è una condizione meteorologica che aggrada gli animi, perché, in fondo, diverte. C’è una sorta di euforia quando si prende l’autobus con dieci centimetri di neve per terra. Ma ieri, quello che è stato definito il ‘viaggio della speranza’ da una ragazza capitata in un eterogeneo gruppo di pendolari, ha visto protagonista la neve in tutto il suo odioso splendore.

{{*ExtraImg_184450_ArtImgRight_300x223_}}Undici gli utenti dell’Arpa che hanno deciso di partire da Avezzano alle ore 15 e 40 per tentare di arrivare nel capoluogo abruzzese alle ore 17 meno un quarto in punto. Una speranza che si è rivelata vana.

Alla guida dell’autobus c’era l’autista Giovanni Mastropietro, che, inesorabilmente, chiamava a più riprese i suoi colleghi partiti in orari precedenti per avere informazioni utili. Chi era bloccato in autostrada, chi aveva dovuto cambiare rotta entrando all’Aquila Est invece che all’Aquila Ovest, chi era rimasto fermo all’Amiternum. Disagi su disagi. Eppure, nell’autobus, si rideva.

{{*ExtraImg_184451_ArtImgRight_300x402_}}Quella che è parsa come una gita scolastica a tutti gli effetti, ha visto la ‘messa in onda’ di karaoke (‘Gli uomini non cambiano’ di Mia Martini cantata a squarcia gola, per fare un esempio), di discussioni su come fare a ripartire la sera per chi non disponeva di un appoggio a L’Aquila, di foto scattate e messe istantaneamente su Facebook in modo da documentare il viaggio e scoraggiare i coraggiosi pendolari che avessero avuto l’intenzione di imbarcarsi sull’Arpa della corsa successiva.

Il viaggio, come ogni scampagnata che si rispetti, ha avuto anche un imprevisto: nel tratto conosciuto come Valle del Salto l’autobus è rimasto praticamente imbottigliato in un traffico fatto di macchine e neve. Alle ore 16 e 12 minuti, la corsa si ferma. Eppure fra i pendolari, nessuno ha dato segno di cedimento ‘psicologico’. Si continuava a telefonare ai parenti dicendo che ‘forse stasera si sarebbe rimasti a dormire sul mezzo, ma tanto ci si sarebbe fermati in un autogrill per comprare qualcosa da mangiare’. Chi voleva offrire un caffè a tutti, chi gridava agli autisti sparsi per l’autostrada dicendo di mettere le quattro frecce, chi ancora parlava di una città aquilana completamente in tilt.

{{*ExtraImg_184452_ArtImgRight_300x223_}}E laddove c’è una combriccola di ‘resuscitati’ liceali, c’è anche chi racconta le ‘favole’ del passato per intrattenere i presenti. Pierluigi Galeota, pendolare modello, ha parlato di quando, qualche anno fa, successe la stessa cosa e «rimasero fermi sull’autostrada per 8 ore e le autostrade vennero chiuse per due giorni; una vera odissea».

{{*ExtraImg_184453_ArtImgRight_300x223_}}Alla fine, però, a L’Aquila si è giunti. Alle ore 17 e 40 l’Amiternum ha dato segni di presenza fra la foschia. E fra chi diceva di scendere a mangiare una bistecca e chi chiamava le amiche per farsi venire a prendere al Terminal, dato che la valigia sulla neve non ‘cammina’, l’autobus ha raggiunto la meta agognata. Grazie alle prodezze dell’autista che, durante il tragitto, commentava i camion fermi sul ciglio dell’autostrada dicendo ‘ma guarda questo che fa, tanto non ce la fa a ripartire’, i pendolari hanno potuto portare a termine il loro rito quotidiano: passare più di un’ora seduti su una stramaledetta corriera.

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