
di Valter Marcone
I tuoi capelli raccolgono
foglie e terra bagnata
e ora dal giorno alla notte
passa un soffio
solo un soffio come un batter
di ciglia, come un respiro.
Ed è tutto mutato.
Io non so raccontare bene
come questi giorni
ora passano velocemente
lasciando vuoto il cervello.
Il vuoto della tua assenza.
Ho lasciato che il cuore
immaginasse il tuo volto
ancora una volta, una volta
sola cercando poi
nelle strade i tuoi passi dispersi
l’ombra, gli sguardi caduti
dalle tue ciglia.
Non ritrovo però le tue carezze
e il vento risfiorando le porte
i davanzali e i tetti
sembra nato proprio per portare
lontano quelle carezze.
Il tuo silenzio ora chiuso
e raffigurato nella morte,
il tuo silenzio pencolante
appunto tra giorno e notte
che passano veloci
è il mio respiro trattenuto
dalle lacrime
nella terra concreta dell’attesa.
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