
di Fulgo Graziosi
Ti ho scritto più volte e non hai mai letto. Ti scoppiano gli scandali sotto gli occhi e li chiudi per non vedere.
Correva l’anno 2012 e un lunedì di ottobre, precisamente il 15, pensai di scriverti per cercare di richiamare la tua attenzione sulle aberranti decisioni che andava assumendo il famoso “professore”, da te tanto caldeggiato e al quale avevi fatto omaggio della nomina a senatore a vita per poterlo incaricare, dopo pochi giorni, della formazione del nuovo governo. Tutto ciò nel nome di una evanescente continuità politica per evitare altre tristi conseguenze economiche alla nostra traballante economia.
Gli italiani hanno capito alcune cose. Monti ha fatto ben poco per l’economia nazionale. Anzi, l’unico risultato che ha conseguito è quello di aver messo ancora una volta le mani nelle tasche del ceto medio, riducendolo alla povertà. Ha regalato soldi alle banche che non hanno avuto la sensibilità e il dovere di metterli in circolazione. Hanno acquistato i Buoni dello Stato. Ha bloccato l’attività di tutti gli Enti statali e locali, impedendo investimenti pubblici e il pagamento delle competenze spettanti ai fornitori e appaltatori di opere già realizzate o in corso di realizzazione.
Siamo praticamente paralizzati, meglio ancora ingessati, nell’attesa che qualche alluvione, ciclone o terremoto ci spazzi via decisamente, facendoci cancellare anche dalla carta geografica.
Uno scopo, però, lo hai raggiunto proprio attraverso Monti. Hai evitato le elezioni politiche, perché se si fossero svolte, come le circostanze richiedevano, il tuo partito e qualche altro che con esso oggi condivide le scelte, sarebbero stati spazzati via dalla furia degli elettori.
Non è un bel risultato. Basta guardarsi attorno.
Scandali, soprusi, sopraffazioni da tutte le parti. Di tutte le cose che ti avevo raccomandato, ne stai portando avanti con tenacia solamente una: “la riforma della legge elettorale”. È vero che essa è importante per assicurare un amministrazione stabile che possa essere in grado di assicurare lavoro e continuità agli italiani. Permettimi di affermare, però, che non è quella meritevole della massima priorità. Gli italiani hanno necessità di lavoro, di pulizia, di trasparenza, di legalità, di ritrovare fiducia nelle istituzioni. Poi, con calma e con animo sereno potremo dedicarci alle riforme strutturali e costituzionali, senza perdere di vista il buon senso e la realtà dei fatti.
Tu, che dovresti essere l’estremo difensore dei diritti dei cittadini, prova a spiegare ad essi perché mai il finanziamento, o il rimborso, ai partiti deve essere prolungato fino al 2017, mentre le Agenzie delle entrate pretendono il pagamento delle tasse in contanti e a pronta cassa, altrimenti procedono al pignoramento dei beni mobili e immobili del contribuente che in quel momento ha delle difficoltà finanziarie. Già, le tasse servono per finanziare i partiti! Prova a spiegare agli italiani perché mai non possono esercitare due attività, mentre invece i nostri parlamentari godono di tanti benefici, ivi compreso la cumulabilità delle pensioni acquisite dall’impiego di provenienza, dall’attività di sindaco o consigliere comunale, di consigliere provinciale e regionale, dall’attività parlamentare nazionale ed europea. È questo il Paese nel quale si dovrebbe avere la certezza del diritto? È questo il Paese dove, nelle aule dei tribunali campeggia la scritta, ma solo la scritta, “la legge è uguale per tutti”? Provaci pure e poi fammi sapere i risultati. Te lo dico oggi, in tempi non sospetti, sarebbero disastrosi.
Siamo bombardati quotidianamente dagli scandali, inciuci, commistioni di ogni genere, abusi, soprusi, concussioni, falsi in atti pubblici, latrocini, che si commettono con superficialità e spavalderia all’interno della istituzioni regionali, senza che nessuno alzi l’indice accusatore verso i dissipatori di cospicue sostanze pubbliche. Anzi, c’è qualcuno, da te protetto, che si ostina a dire che sono proprio le regioni da tenere in considerazione e da consolidare nei poteri perché capaci di spendere. Amministrazioni regionali che sono state in grado di abbattere le spese di gestione attraverso la riduzione della eccessiva burocrazia, attraverso la procedura dei pagamenti mediante l’impiego di Bancomat e Carte di Credito consegnate allegramente a Presidenti, Assessori e consiglieri di ogni genere appartenenti a tutto l’arco costituzionale.
Consiglia al Presidente del Consiglio, con tutta l’urgenza che il caso richiede, di mettere seriamente le mani sulle regioni, se si vuole evitare di condurre il Paese all’inevitabile e disastroso dissesto finanziario e per evitare di ridurre in mutande gli italiani che lavorano. Quelli che non lavorano hanno già trasferito le proprie sostanze nei Paesi emergenti, dove possono continuare a lucrare sulle spalle dei lavoratori.
Prima di arrivare alle riforme di comodo, raccomanda ai tuoi “pupilli” che, prima di arrivare al titolo V, non devono ignorare i primi articoli della Costituzione. All’articolo 1 dovrebbero scrivere: “L’Italia è un paese fondato sulla disoccupazione”. L’articolo 2, più o meno, dovrebbe essere di questo tenore: “L’Italia è un Paese dove non èsiste più da tempo la certezza del diritto”.
Prima di mettere le mani sulle Province, sul cui operato è stata scritta gran parte della storia d’Italia, di quella vera, sana, pulita, raccomanda ai tuoi “allievi” di riportare sui binari le Regioni, affossatrici dell’economia locale e nazionale, lasciando alle stesse solamente i compiti di programmazione e controllo, così come avrebbe voluto il legislatore. La parte esecutiva lasciala fare alle Province e ai Comuni che conoscono il territorio metro per metro. Stringi i freni e fai mettere severi controlli sull’attività delle Regioni. Allora sì che potrai dire di aver fatto risparmiare al Paese consistenti tesori, eliminando nel contempo le lungaggini burocratiche, attraverso le quali mediocri figure costruiscono poteri assoluti, fino a disporre della completa sudditanza della gente in cerca di lavoro sfociante nel deplorevole obbligo delle prestazioni sessuali.
Se è questo il Paese che gli attuali governanti stanno costruendo e consolidando, se lo tengano pure. Noi non ci sentiamo di appartenere a quelle categorie e non ci vogliamo confondere con esse. Vogliamo, invece, che ci venga restituita la nostra dignità, l’onore e la personalità conquistate con il sacrificio e il sudore di una intera vita.
Caro Presidente, rifletti e medita, se ti è possibile, su quanto ti ho riferito brevemente e cerca di fare in modo che il peso della gravosa responsabilità legata al fallimento totale del Paese non cada esclusivamente sulle tue spalle e sulla tua coscienza.