Slavina Gran Sasso, si analizza la dinamica

30 gennaio 2014 | 10:03
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Slavina Gran Sasso, si analizza la dinamica

E’ stato ascoltato dalla Polizia, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura aquilana, l’ingegnere trentenne Paolo Celli, che stava facendo [i]snowboard[/i] fuori pista a Campo Imperatore (L’Aquila) insieme al fratello Mario, poi travolto da una slavina e ora ricoverato in condizioni disperate all’ospedale di Teramo.

Il giovane che, rimasto illeso, ha raggiunto per primo il fratello, ha riferito, come aveva fatto già il giorno dell’incidente, di aver visto la valanga travolgere Mario. Stava infatti sciando dietro di lui e, a suo dire, sarebbe stato il fratello ad attivare il fronte della valanga. Il fatto che Paolo seguisse Mario ha consentito un soccorso molto celere.

Intanto, la squadra mobile diretta dal dirigente Maurilio Grasso prosegue le indagini per accertare se nella vicenda vi siano responsabilità. Sul fronte delle sanzioni sui fuori pista è emerso che l’ordinanza che vietava questa pratica, emanata dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, lo scorso anno, non era stata rinnovata. Lo ha sottolineato in conferenza stampa l’assistente capo Alberto Giuliani, ieri in servizio di vigilanza e soccorso sulle piste da sci a Campo Imperatore.

Nell’evidenziare che «fortunatamente gli sciatori avevano con sé un apparecchio per la ricerca delle persone investite dalle valanghe, che ha consentito di individuare rapidamente il ragazzo», il poliziotto ha spiegato: «le ordinanze dello scorso anno del sindaco dell’Aquila vietano di percorrere i fuoripista su tutto il territorio montano del Comune in presenza di pericolo 3 del bollettino Meteomont (pericolo marcato) ed entro le 72 ore dall’ultima nevicata; in ogni caso è importante attrezzarsi con apparati che permettano la geolocalizzazione in caso di necessità».

FERITO IN GRAVISSIME CONDIZIONI – Intanto, rimane appesa a un filo la vita di Mario Celli. Il giovane è ricoverato nel reparto di rianimazione cardiochirurgica dell’ospedale ‘Mazzini’ di Teramo e al momento, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa [i]Agi[/i], sarebbe «tenuto in vita dai macchinari» e dall’ultimo encefalogramma, fatto stamani, sarebbero «stati registrati flebili segni di attività». Sempre secondo quanto diffuso dall’Agi, «se la situazione non dovesse precipitare l’esame sarà ripetuto domani».

Il medico era finito sotto una spessa coltre di neve e il primo a ritrovarlo era stato il fratello Paolo, grazie all’Arva – l’apparecchio per la ricerca di persone travolte da valanga – di cui entrambi erano muniti. Inizialmente si pensava che l’uomo fosse deceduto, invece era riuscito a scampare a morte certa dopo più di un’ora di massaggio cardiaco grazie a due medici, Gianluca Facchetti del “San salvatore” e del Cnsas e Nadia Garbuglia, del 118. Poi la corsa all’ospedale dove Celli è stato attaccato ad uno speciale macchinario chiamato Ecmo e utilizzato per l’ossigenazione extracorporea, che permette la tecnica di supporto cardiopolmonare, che si è dimostrata efficace nel ridurre la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave. L’ipotermia aveva raggiunto 26 gradi, ma lentamente il cuore aveva ripreso a battere e la temperatura tornata normale. Nella notte del ricovero, poi, le su condizioni si erano seriamente aggravate.

Ad occuparsi del caso è il pm David Mancini che per ora ha aperto un fascicolo contro ignoti. Bisognerà accertare cosa possa aver provocato la slavina: il passaggio degli snowboardisti o un distacco spontaneo. I due fratelli sono figli di Silvano Celli, radiologo in pensione.

Secondo quanto riferito dall’Agi, a Campo Imperatore c’erano diversi cartelli che informavano del divieto di fuoripista e del pericolo valanghe, ma nessuna rete di recinzione per evitare il passaggio di “audaci” sciatori.