
Sono stati rinvenuti altri piccoli frammenti della reliquia del Beato papa Giovanni Paolo II, rubata la scorsa settimana all’interno della chiesetta di San Pietro della Jenca, il santuario, unico al mondo, eretto in ricordo delle tante visite private del pontefice.
Il personale della squadra mobile, inoltre, nel tardo pomeriggio di oggi ha recuperato, a casa di uno dei tre giovani denunciati a piede libero per il furto del prezioso oggetto di culto, anche i filamenti di seta dorata che sostenevano, attraverso una cucitura, la reliquia nella teca.
Gli ultimi frammenti rinvenuti si aggiungono alla restante parte della reliquia, già recuperata e riconosciuta dal vescovo ausiliare dell’Aquila, monsignor Giovanni D’Ercole. La Questura dell’Aquila, attraverso una nota, ha precisato che «a questo punto, le indagini della squadra mobile finalizzate al ritrovamento possono considerarsi concluse».
Grande il dispiegamento di forze per le ricerche del prezioso frammento di tessuto con il sangue di Giovanni Paolo II. Alle operazioni hanno partecipato anche il personale della polizia scientifica e l’Unità Analisi Crimini Violenti specializzata nel ritrovamento di tracce (Ert). Fondamentale il ruolo del cane molecolare ‘Orso’, addestrato per la ricerca di tracce ematiche.
Tutti i frammenti sono stati controllati con la Curia aquilana, a cui sono stati riconsegnati per essere integrati alla reliquia già assemblata dal vescovo ausiliare dell’Aquila, Giovanni D’Ercole, il quale ha sottolineato che la reliquia è ricostruibile nella quasi totalità.
All’Aquila, da Roma, è arrivato personale della polizia scientifica dell’unità Analisi Crimini violenti, in particolare esperti in ritrovamento tracce, che hanno utilizzato il cane molecolare e luci forensi di varie lunghezze d’onda.
LA DINAMICA DEL FURTO – In merito al furto, il capo della squadra mobile dell’Aquila Maurilio Grasso
ha precisato che la reliquia «è stata rotta nel garage di uno dei giovani denunciati e il pezzettino di stoffa è stato lanciato via, non capendo di che cosa si trattasse. Uno dei ragazzi lavora come elettricista e, durante lavori nella zona della chiesetta, ha notato il reliquiario e, credendo che fosse di gran valore, ha pensato di ricettarlo. Perciò ha organizzato questo furto con i due compagni di sventura, collegando una luce e il frullino al palo dell’Enel per poter operare. In qualche minuto in due hanno preso tutto e sono fuggiti per i campi, incontrandosi con il terzo complice, che faceva da palo, ad Assergi».
Il capitano dei Carabinieri Roberto Ragucci, comandante del Reparto operativo nucleo informativo, ha spiegato che «il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, dall’inizio dell’indagine, non ha trascurato nessuna pista: nell’immediatezza dei fatti ha organizzato un battuta con oltre 50 carabinieri nei pressi del santuario, proprio nella convinzione che i ladri avrebbero potuto disfarsi della refurtiva lì intorno». Ragucci ha ringraziato la stampa «per l’attenzione verso le indagini, che ha ulteriormente aiutato il pressing investigativo in corso».
LA RICOMPOSIZIONE DELLA RELIQUIA – La reliquia di papa Giovanni Paolo II potrebbe essere ricomposta definitivamente – in particolare il tessuto intriso di sangue del pontefice – dalla Polizia Scientifica. Il questore dell’Aquila, Vittorio Rizzi, ha offerto questa possibilità all’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, che ora dovrà dare una risposta.
La reliquia, ricomposta una prima volta stamani dal vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, comunque non verrà restaurata e non sarà ricollocata nel santuario alle falde del Gran Sasso, zona cara al beato. Secondo quanto appreso da fonti della curia, sarà presa in consegna dall’arcivescovo Petrocchi.
L’intenzione della chiesa aquilana sarebbe quella di chiedere una nuova reliquia alla Postulazione della causa di canonizzazione del pontefice che sarà proclamato Santo ad aprile. Nel santuario la reliquia restaurata o quella nuova torneranno, però, solo dopo l’installazione di sistemi di sicurezza: il luogo sacro è ora incustodito. «Ci auguriamo che ci venga donata una nuova reliquia – dicono alla curia – perché i pellegrini non vedano frammenti, ma un’immagine nuova».