
Confindustria L’Aquila torna sull’argomento aeroporto e parla di «convinzione certa che su un bacino di utenza così limitato e con le avverse condizioni morfologiche e climatiche del territorio (basti pensare che ad oggi le autorizzazioni sono solo per atterraggi a vista), ci ritroveremo a dover commentare l’ennesima ‘cattedrale nel deserto’ in questa città. E non possiamo permettercelo».
«Confindustria – afferma il presidente Fabio Spinosa Pingue – non crede ci sia bisogno di provocazioni, soprattutto da parte del massimo rappresentante delle istituzioni cittadine, in una città tanto martoriata e, tanto più, non intende alimentare polemiche su un argomento di secondo piano, se non insignificante, come quello dell’aeroporto che rischia di trasformare, questo si, l’opera ciclopica a cui è chiamata questa comunità in uno dei tanti ‘pour parler’ italiani gettando ulteriore gratuito discredito sul territorio. Peraltro, nei paesi normali e civili, di solito le consultazioni con le categorie degli operatori economici, per non parlare di quelle referendarie, si fanno prima di avviare progetti, di fare pseudo inaugurazioni e spendere soldi pubblici. Intendiamo, da parte nostra, chiarire al sindaco che la posizione riportata dal delegato alla ricostruzione, l’ingegner Ezio Rainaldi, è quanto da me espresso nei diversi Comitati di Presidenza e dal gruppo dirigente di Confindustria L’Aquila e, pertanto, non vi sono posizioni personali e/o strumentali, ma è una critica fondata non su generici timori e preoccupazioni bensì sulla certezza».
«Noi – aggiunge Spinosa Pingue – pensiamo che le priorità dell’Abruzzo aquilano siano altre, e non certamente l’aeroporto, per il quale siamo già una comunità fortunata potendo scegliere tra ben tre diverse soluzioni ad una distanza di appena un’ora e trenta».
«Viste le provocazioni e le insistenze dell’amministrazione – conclude il presidente di Confindustria – non vorremmo dar ragione a coloro che dicono che si chiama aeroporto ma invece si legge area fiera, area polivalente, e/o centro commerciale, o, peggio, a coloro che sostengono che artatamente viene utilizzato per nascondere argomenti molto seri come quello della ricostruzione».