
La Procura di Avezzano ha iscritto sette ragazzi, di cui due maggiorenni, per il reato di atti sessuali su minori, su una 14enne originaria della Marsica.
L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Maurizio Maria Cerrato e Guido Cocco, vuole fare luce su i rapporti sessuali della ragazzina con i sette ragazzi, tutti indagati e domiciliati nella Marsica.
L’ipotesi di reato al momento è atti sessuali su un minore. Tuttavia indagini ulteriori sono volte ad accertare l’esistenza di foto o filmati – la cui esistenza è stata confermata – e una loro successiva pubblicazione sui social network, cosa che per i maggiorenni potrebbe far scattare anche l’ipotesi di pedopornografia: gli inquirenti hanno perquisito alcune abitazioni degli indagati nei comuni di Balsorano, Civitella val Roveto, Capistrello e Morino, tutti in provincia dell’Aquila, alla ricerca nei computer e nei telefonini degli indagati di prove ulteriori.
Le indagini sono rivolte a verificare il compimento di presunti abusi sessuali su una quattordicenne marsicana. Non si tratta di baby squillo ma di una ragazza proveniente, a quanto risulta, da un contesto familiare degradato.
La vicenda è venuta a galla durante uno dei colloqui che la minore aveva avuto con i servizi sociali, che hanno poi interessato la polizia.
Dei cinque maggiorenni, tutti residenti nella Valle Roveto, due sono stranieri. Non si sarebbe trattato di violenze poiché la ragazzina sarebbe stata consenziente.
Ma alcune fasi dei rapporti sessuali sarebbero state “postate” su Facebook. Al momento gli indagati rispondono comunque di atti sessuali su un minorenne e divulgazione di materiale pedopornografico.
«Una vicenda squallida e penosa, ma che non va ingigantita», così definiscono gli inquirenti la storia della ragazzina e dei sette indagati per atti sessuali su minori.
Il tutto nasce dalla denuncia della madre della 14enne ad una assistente sociale e la vicenda viene descritta come frutto anche di una degradata situazione sociale della famiglia.
Tra gli indagati ci sono due poco più che maggiorenni di origine albanese da tempo trapiantati in Italia. Film e foto, ancora da rintracciare, sarebbero frutto di una bravata nata per gioco, spiegano gli investigatori, mentre vittima e indagati non sono compagni di scuola nè residenti negli stessi comuni, ma frequentatori degli istituti scolastici di Avezzano.
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