
di Gioia Chiostri
L’amore ai tempi della rete è una condizione della voglia di sentimentalismo femminile nata con l’avvento del grande avvocato delle cause perse, anche noto con il nome di Facebook. Le donne, stufe, di attendere che il vicino bello e imbronciato si faccia avanti e bussi alla propria porta di casa, hanno deciso di espatriare. E non in Argentina, dove comunque il bacino di ‘fusti appetibili’ è più che corposo, ma in rete. Laddove, insomma, il prototipo di uomo che si incontra è il cosiddetto ‘ectoplasma’. Ossia: l’uomo fantasma, fuggitivo, indeciso, o, come lo si chiama con un hashtag particolare, il #parolealvento. Ammettere di essere cotte di un ectoplasma è come dire a sé stesse: ‘[i]ciao, mi chiamo Giorgia e sono 5 giorni che non uso Facebook[/i]’. Significa, in parole povere, dichiarare di essere ‘schiave’ di una sorta di principe azzurro di cui vediamo solo il cappello piumato e il mantello, ma non il volto. Al suo posto c’è una plastica facciale che ripropone il viso del proprio attore preferito.
L’uomo, o presunto tale, di cui si ci innamora in rete è un fuggiasco di professione. Ed è proprio perché, in fin dei conti, è meglio un San Valentino vecchio stampo, con contorno di cioccolata di bassa qualità e fiori di campo inclusi, che si è voluto descriverlo con il preciso intento di evitarlo. Anche perché, nelle nozze virtuali, tutto è concesso: si dice di stare in camera ad ascoltare Elton John quando invece, magari, si è in bagno a farsi la ceretta. Ma questo, per l’amore in rete, non è mentire: è abbellire la propria esistenza agli occhi altrui. Un po’ come postare le foto di quando si è appena sveglie dopo averle photoshoppate. In rete, è lecito. Come è lecito credere che il ‘lui’ in questione sia campione assoluto di Nippon Kempo, quando nemmeno sa cos’è. Ma è proprio per questo che bisogna stare in guardia. Mette sull’attenti anche un colosso come Christopher Carpenter del dipartimento di comunicazione della Western Illinois University, che ha giudicato Facebook come il veicolo prediletto per i narcisi.
Punto uno: l’ectoplasma non si incontra mai, con lui si chatta e basta. Questo perché il fuggitivo preferisce starsene a casa, di fronte al pc, e commentare post su post, su Facebook. Lui, praticamente, vive on line. Ha moltissimi amici on line e moltissimi flirt on line. Quindi, punto due: non siete le uniche. Vi avrà abbordato sul social network con un astuto [i]poke[/i] – ovvero un gesto che richiama l’attenzione della persona scelta come potrebbe essere il trillo usato Msn – chiedendovi poi l’amicizia. Comincerete a chattare in un giorno di pioggia, in cui l’unica piazza disponibile sarà appunto Facebook. Lui dirà qualche frase ironica e intrigante al tempo stesso, del tipo ‘[i]bella la tua foto profilo[/i]’ o ‘abbiamo postato lo stesso stato, it’s true love’, o, ancora ‘[i]Quel link mi ha fatto pensare alla nostra storia, adesso ti taggo[/i]’. Il corteggiamento dell’ectoplasma ha a che fare con le tecniche più astute di manipolazione virtuale. Martella il vostro cervello, pubblicando regolari stati su Facebook volutamente ambigui e fascinosi di cui voi pensate di essere le uniche destinatarie. E come voi, altre cento.
Questo tipo d’uomo passa metà della giornata a chattare con ragazze che avrà visto una volta sola in foto. Discute di libri, di film, del senso della vita. Una sorta di programma Tv varietà, dove si incastonano uno dopo l’altro i vostri spettacoli preferiti. Parla di progetti che prima o poi farà, di luoghi che prima o poi visiterà, di strade che prima o poi percorrerà. Insomma: senso di realtà, pari a 0.
E lancia segnali ‘ambigui’. Ecco, una sua caratteristica è proprio l’ambiguità: voi non sapete se gli interessate, se lo fa per scherzo, se è fidanzato, se è sposato, se è vedovo. Non a caso il suo stato sentimentale è tenuto appositamente nascosto. Il repertorio dei suoi discorsi è ripetitivo e adattabile a qualsiasi donna: ‘[i]il mondo fa schifo[/i]’. ‘[i]Oggi suono con la mia band[/i]’. ‘[i]Oggi mi va di parlare solo con te[/i]’. ‘[i]Il resto del mondo lo sbatto fuori dalla mia stanza[/i]’. ‘[i]Nessuno mi capisce[/i]’.
Ed è proprio quando il ‘lui’ in questione scandisce queste precise sillabe, che il cuore femminile batte un colpo.
‘[i]Nessuno mi capisce[/i]’. E nella testa della donna si insinua la sensazione/consapevolezza/ sicurezza che si è ‘[i]le uniche in grado di ridare un poco di felicità a quell’uomo solo al mondo, che vive su Facebook[/i]’.
Piace perché è evanescente, c’è e non c’è, sibila e sobilla. Di professione farà lo scrittore, il musicista, o peggio, il cantante. I tipi così hanno solo hobby passati come ragioni di vita. Quest’uomo qua è un doppiogiochista d’eccellenza. Tant’è che, quando avrete bypassato la parte dell’amichetta di chat e vorreste avere da lui un appuntamento reale (quindi un’incontro – scontro visivo) ecco che accade l’irreparabile. Si ritrae, non risponde più ai vostri messaggi. O peggio: ‘[i]non li visualizza nemmeno[/i]’.
E’ a questo punto che comincia il count down dei tre stadi del brusco risveglio. 1)Lo riempite di messaggi spiritosi del tipo: ‘[i]ma sei morto o cosa?[/i]’. ‘[i]Ehi, guarda che chiamo chi l’ha visto![/i]’. 2) passate alla preoccupazione: ‘[i]Tutto bene?[/i]’, ‘[i]Ma ti è successo qualcosa?[/i]’, ‘[i]Io sono qui, se vuoi parlare[/i]’. E intanto, dall’ectoplasma, il silenzio più assoluto. Finché non si arriva al terzo stadio: le minacce. ‘[i]Ma perché ti comporti così?[/i]’, ‘[i]Ma ti sembra il modo?[/i]’, ‘[i]Basta. Non ci sto a farmi trattare così. Rispondi subito[/i]’. Tutto questo rigorosamente su Facebook. Ragazze, inutile allarmarsi: si comporta come è giusto che sia: fa il fantasma.
Morale della favola. Dopo una valanga di insulti stile country girl, frasi ironiche sul suo comportamento immaturo, sulla sua testa fra le nuvole e sul suo stile di vita all’acqua di rose, egli, stanco della preda, manderà un messaggio risolutivo via Facebook, scrivendo: ‘[i]il problema non sei tu, sono io. Preferisco staccare la spina[/i]’. E mentre dentro di voi vorreste attaccare tutt’altra presa, quella della sedia elettrica, riflettete. La vostra dignità vale molto più di un semplice sussulto di reni. Un bel giorno, nel mezzo dei vostri castelli fatti di ‘mi piace’ e ‘condividi’, scoprirete che l’ectoplasma vi ha bloccato su Facebook. Ed è proprio allora che, in una società perennemente in rete, capirete che l’amore non è più l’apostrofo rosa tra le parole t’amo, ma il punto di domanda alla fine di ‘[i]sei connesso?[/i]’.