‘Regione’ in tour con D’Alfonso

14 febbraio 2014 | 12:47
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‘Regione’ in tour con D’Alfonso

«Non mi sentire mai dire qualcosa sulla qualità degli alberghi». Lo ha detto Luciano D’Alfonso, a Pescara, a proposito dell’inchiesta “rimborsopoli”, nel corso della conferenza stampa per l’ufficializzazione della sua candidatura alle primarie per la scelta del candidato presidente alla Regione Abruzzo.

«Penso che – ha aggiunto – alla classe dirigente possa capitare di essere sottoposta a rilettura. Non ce l’ha ordinato il medico di fare gli amministratori».

D’Alfonso ha poi espresso solidarietà nei confronti «di chi sta vivendo quel pezzo di dolore che io ho vissuto in maniera più drammatica e coinvolgente. Consiglio a tutti loro di dedicarsi allo studio e leggersi le carte. Faccio una sola contestazione alla classe dirigente in scadenza: negli ultimi dodici messi avrebbero potuto concludere evitando di allungare la legislatura. Che senso aveva prolungare quando si era persa la spinta propulsiva».

«Il primo provvedimento che adotteremo sarà una legge obiettivo contenente dieci finalità. La prima di queste sarà aiutare L’Aquila ad uscire dalla sua invalidità».

Continua: «Avrei voluto – ha proseguito – essere presidente della giunta nel 2009, dopo il terremoto. Il 2009 e il 2010 sarebbero stati anni formidabili, avremmo potuto chiedere all’Europa di tutto e ce l’avrebbero dato, ma non siamo stati in grado di concepire il valore del da farsi. Questo è successo non perché ci siano malefici in giro, io credo invece che ci siano delle improvvisazioni».

Il candidato alle primarie del centrosinistra, citando l’esempio positivo di Marche e Umbria, ha detto che «la Regione metterà la potenza del suo ruolo per rimediare al tempo che e’ scaduto».

«Noi vogliamo inaugurare un’altra stagione che realizzi una ‘Regione ovunque’, alleata con chiunque ha un progetto di vita: persona, impresa o territorio. Sarà una Regione che si farà toccare con mano, più facile, più veloce, più comoda, più premurosa e più bella».

«Finalmente – dice – si insedierà il regionalismo, cosa che l’Abruzzo non ha mai conosciuto. Cosa ha sbagliato fino ad ora l’Abruzzo? Il minimalismo, un atteggiamento istituzionale minimalista sia sulle questioni da affrontare sia sulla consapevolezza del proprio ruolo e della propria potenza. Ci vuole – ha proseguito l’aspirante presidente – la ‘techne’ realizzativa, l’esperienza, non bisogna essere casuali. C’è bisogno di disporre di un consenso adeguato, di una legittimazione adeguata che ti dia anche la forza di fare ciò che serve».

«L’Abruzzo – ha assicurato – sarà una Regione alleata, alleata con le Marche e con il Molise sulla costa adriatica, alleata con l’Umbria e il Lazio rispetto alla linea straordinaria dell’Appennino. Per quanto riguarda il lavoro agiremo in più direzioni: renderemo l’Abruzzo la regione più facile d’Europa sul piano dell’attrattiva dell’investimento, lavoreremo anche sulla risorsa umana occupabile e legheremo scuola, università e imprese».

Sul fronte della sanità ha detto che «il sistema va riorganizzato,[i] in progres[/i], sulla base dei dati».

Per quanto riguarda la mancanza di un avversario alle primarie D’Alfonso, ha osservato: «non spetta a me trovarlo. Per adesso prendo come competitore l’ammasso dei problemi dell’Abruzzo».

Subito dopo la conferenza D’Alfonso è uscito fuori dall’Aurum ed è salito sul camion a tre assi, denominato “Regione” , attrezzato per incontrare i cittadini, in tutto l’Abruzzo.

In 23 giorni “Regione” raggiungerà 200 comuni, le città distretto, i sistemi urbani di confine e le aree di maggiore pregio e bisogno, 6 distretti industriali, 3 università, ospedali e strutture del terzo settore, oratori e centri giovanili.

«Non sceglierò nessun assessore – ha aggiunto – solo per il fatto che mio padre conosce il suo, non sceglierò nessun assessore solo per la dimensione estetica fascinosa, non sceglierò nessuno solo per la ripetitività degli inviti a cena. Ho già in mente qualche persona, ma ve la dirò la prossima volta che ci vediamo perché ci vedremo spesso».

«Tutte le esagerazioni e le gonfiezze che hanno caratterizzato la condizione degli eletti saranno oggetto di un’attenta politica di riforma, prima ancora che se ne occupino Renzi e il governo. Dobbiamo lavorare – ha concluso – in modo che tra eletti ed elettori non ci sia quel distacco da odio e antipatia». Per D’Alfonso «la condizione giuridica di un eletto regionale non dovrebbe superare quella dei sindaci del capoluogo di Regione».