Lorenzo Chiostri: “il tatuaggio è uno status symbol e tutto il resto è noia”

15 febbraio 2014 | 12:13
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Lorenzo Chiostri: “il tatuaggio è uno status symbol e tutto il resto è noia”

di Marzia Ponzi

Amato, odiato, desiderato, denigrato. Sdoganato negli ultimi anni, il tatuaggio continua a essere oggetto di controversie e discussioni. Per alcuni è solo un vezzo, un accessorio di tendenza, per altri rappresenta qualcosa di più importante e profondo, per altri ancora è addirittura un vero e proprio status symbol.

I calciatori ne sono ricoperti così come i motociclisti e gli hippy post-moderni. Altri sono contrari e criticano duramente chi li possiede. Quando si tratta di questo argomento è difficile mettere d’accordo tutti, soprattutto perché il tatuaggio è di per sé un elemento contraddittorio. Ha origini così antiche, tribali per l’esattezza, eppure risulta ultra moderno, spesso trasgressivo o addirittura irriverente. Di fatto è l’oggetto del desiderio di molti, anzi moltissimi, che decidono di farlo e sempre più spesso in adolescenza, ignorando il fatto che le decisioni prese in questa fase di transizione e grandi cambiamenti, possono risultare alla lunga distanza insensati ed erronei. A volte si tratta quindi di decisioni che vengono riviste e non senza conseguenze.

Sempre più spesso il primo piccolo tatuaggio è solo l’inizio di un percorso che poterà ad un cambiamento quasi radicale, fatto di corpi ricoperti fin dove e possibile o addirittura come nel caso del modello canadese Rick Genest, detto «Zombie boy» anche dove la medicina lo sconsiglia vivamente, nel volto e nel cranio. Ma che cos’è ad attirare così tanto di questa pratica pressappoco irreversibile? Per capirlo meglio i microfoni del Capoluogo sono andati ad intervistare in esclusiva uno dei più famosi tatuatori di Roma, Lorenzo Chiostri, colui che ha tatuato «nientepopodimeno» che la mitica frase «tutto il resto è noia» sul braccio del compianto Franco Califano.