C.a.s.e., Map, Cas: troppa carne sul fuoco

16 febbraio 2014 | 15:32
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C.a.s.e., Map, Cas: troppa carne sul fuoco

di Antonella Calcagni

I soldi pubblici vanno maneggiati con cura. Dopo la mazzata della Corte dei conti sui morosi del progetto case, la giunta comunale teme il peggio, il “must” dunque è ora risparmiare.

Da una parte il problema di 400 morosi totali del progetto Case, dall’altra la ricerca di una soluzione tesa ad abbattere ancora drasticamente il ricorso al contributo di autonoma sistemazione post sisma sebbene sia assicurato da una serie di Opcm post sisma.

Insomma, l’amministrazione Cialente è pronta a dire stop al Cas per tutti quei nuclei familiari che hanno realizzato una casetta fai-da-te ai sensi della delibera 58, in prima battuta, per passare poi a coloro che hanno una soluzione abitativa alternativa alla casa principale distrutta.

Della questione si è parlato in giunta venerdì scorso e il sindaco Massimo Cialente si è detto d’accordo. Del resto i conti sono presto fatti: in cinque anni coloro che hanno realizzato a spese proprie una casetta temporanea avrebbero ammortizzato le spese. Ora dunque rien ne va plus.

A “incastrare” questi circa mille aquilani è stato il censimento che imponeva la risposta sulla proprietà di un manufatto provvisorio. Non si sa quanto tempo l’idea discussa in giunta impiegherà per trasformarsi in delibera, una volta passata indenne attraverso i fuochi incrociati della maggioranza.

È chiaro però che nessun assessore ha voglia di essere di nuovo impallinato dalla magistratura contabile. Più duri da scovare saranno invece i 2000 cittadini che hanno realizzato casette abusive che non risultano agli atti.

L’assessore comunale con delega all’assistenza alla Popolazione, Fabio Pelini ha ricordato che da almeno una sta adottando strategie tese a ridurre il Cas: «A partire dai nuclei più onerosi da 1.200 euro a 800 euro di contribuito abbiamo offerto in alternativa gli alloggi del progetto case. Si tratta di colloqui che stanno andando avanti. Attualmente sono in Cas circa 5 mila persone, ovviamente non abbiamo Case per tutti. È giusto dunque che chi ha realizzato una manufatto e percepisce ancora il cas perda il contribuito dopo un lustro».

La determinazione vede assolutamente favorevole, si diceva, il sindaco Cialente tuttavia di poche parole sulla questione e l’assessore con delega al compendio delle New towns, Lelio De Santis: «Così come la Corte dei conti ha strigliato l’amministrazione per i morosi, potrebbe fare altrettanto per il Contributo di autonoma sistemazione».

La contestazione della magistratura contabile a carico del sindaco, degli assessori Pelini e Moroni e della dirigente Del Principe è in totale di 11 milioni e 800 mila euro di cui 9 milioni per utenze non pagate e un milione e mezzo per canoni di compartecipazione non versati.

Si comprende dunque che quello dei canoni in se è solo un aspetto marginale della vicenda. Nove milioni, dunque: una cifra che ritorna di tanto in tanto visto che è l’importo stimato anche per la gestione annua delle new towns.

Sembra tuttavia un importo poco preciso, ipotetico forse in eccesso. Una cosa è certa, anche al netto dei residenti in disagio sociale, il bubbone del Case è lontano dalla soluzione. L’accusa per l’amministrazione è di aver atteso troppo per imporre i canoni e le utenze. «Non potevamo chiedere alcunché agli assegnatari senza aver prima assunto al nostro patrimonio il compendio. Questo è un passaggio fondamentale che in troppi sottovalutano».