Carnevale vietato a scuola

16 febbraio 2014 | 09:53
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Carnevale vietato a scuola

A Carnevale ogni scherzo vale. Ma pare che in questa occasione, lo scherzo abbia preso una piega non proprio allegra per i bimbi del Circolo Didattico Amiternum.

L’istituto, comprendente la scuola per l’infanzia di Pettino e di Vetoio, Cansatessa, Coppito ed Arischia e le scuole primarie “Mariele Ventre” di Pettino e “Buccio da Ranallo” di Coppito, la scuola primaria di Arischia e la scuola primaria Santa Barbara e San Sisto, è il più grande del comune di l’Aquila e la direttrice didattica Carla Marotta ha recentemente stabilito il divieto di festeggiare il martedì grasso valevole per la Scuola dell’Infanzia, quindi comprendente i bambini da 3 a 6 anni.

Le mamme non hanno preso bene la decisione della direttrice e una in particolare si è fatta portavoce non incaricata dello stupore dei genitori riguardo tale decisione presa dai vertici dell’Istituto. Con una lettera pubblica indirizzata alla dottoressa Marotta, alle maestre della Scuola dell’Infanzia Pettino-Vetoio e a tutta la Scuola Primaria Mariele Ventre, la mamma arrabbiata «vuole esprimere tutta la tristezza che suscitano alcune discutibili decisioni prese nell’ambito della programmazione scolastica che hanno decretato la FINE DEL CARNEVALE».

«Vi prego di ascoltare – continua la lettera – la voce di una madre che ha figli piccoli e li vede crescere in una società che li vuole ipocriti e manipolati, perfetti servi del futuro, in una società che non aggrega ma sostiene i pregiudizi. Io sono preoccupata. Il Carnevale, in questo contesto, si colloca come una festa che presenta radici profonde nella storia d’Italia ma soprattutto ha una forza di aggregazione potentissima attraverso il gioco e il divertimento. La maschera “copre” e allo stesso tempo “svela”».

« Chi meglio dei bambini può insegnarci questa magia? Il bambino timido si sente forte, la bimba insicura si sente apprezzata, il bimbo borioso sente di far parte di un gruppo, il bimbo disabile si sente accettato. Fa bene ai bambini spogliarsi dei panni che vestono tutti i giorni ed entrare in un altro personaggio (in realtà fa bene anche agli adulti) specie se ciò avviene nel contesto scolastico, per definizione dotato di serietà e di regole rigide. Mia nonna, maestra negli anni ’50, anni fa mi mostrò delle foto di mascherate carnascialesche nelle sue classi: c’erano arlecchini, colombine, pierrot e perfino zorro! La scuola è aggregazione, è didattica attraverso il gioco, specialmente la Scuola dell’Infanzia».

«Come si possono superare i pregiudizi se non si insegna ad amare l’ironia, il travestimento, il “Mistero Buffo”. Il Carnevale è l’anticamera del Teatro, è cultura della comunicazione e di ciò una scuola per l’Infanzia o Primaria, deve occuparsi. Trovo molto triste il divieto di festeggiare il martedì grasso imposto al Circolo Didattico Amiternum. In Italia abbiamo tradizioni, racconti, poesie, ricette, fiabe e infinito altro materiale per parlare e giocare col Carnevale senza creare una bolgia infernale. Non ho altre parole…è triste e ingiusto».

«Vi prego, signora Dirigente, signore Maestre, vi prego ancora, – conclude la lettera – siete in tempo per ripensarci, non togliete ai nostri figli la voglia di vestire a scuola i panni del proprio supereroe, non togliete loro la possibilità di amare la scuola. Semel in anno».