
di Antonella Calcagni
Sempre più difficile all’Aquila arrivare a fine mese, perfino mettere insieme il pranzo con la cena.
Dopo il sisma la ricchezza si è concentrata nelle mani di pochi, mentre i piccoli commercianti, imprenditori con case di proprietà sono caduti nel baratro dopo aver ricevuto la porta in faccia delle banche. In molti anche per poche migliaia di euro si sono visti pignorare la propria abitazione messa poi in vendita sul sito delle aste giudiziarie. La città dell’Aquila ha un piccolo primato sul territorio provinciale con 69 immobili all’asta di cui 39 appartamenti, 20 garage 8 fabbricati e due corti. Nell’Aquilano il record tocca al comune di Lucoli con 43 immobili in vendita. Per avere un confronto basti sapere che Avezzano ha 43 case all’asta, mentre Sulmona ne ha 32.
Tornando al comune dell’Aquila, il segno della crisi del commercio è dato dal pignoramento con vendita di 16 immobili commerciali: di cui un ufficio, 4 magazzini, due bar del centro storico: in piazza Duomo e in piazza Machilone, 2 ristoranti, un negozio e addirittura un grande fabbricato commerciale lungo la Statale 80. All’asta c’è perfino un complesso commerciale a Bazzano che ha chiuso i battenti per fallimento, 7 immobili rurali (fattorie) e 32 terreni.
Questo è lo specchio della crisi che ha colpito l’Aquilano ottenuto da una semplice ricerca random sulle aste ancora valide. Sono ben 126 i beni in vendita in totale in questo momento nella città dell’Aquila a fronte di 777 articoli all’asta su tutto il territorio provinciale.
Più virtuosi alcuni piccoli comuni come, Anversa degli Abruzzi, Ateleta, Barisciano, San Demetrio, San Pio delle Camere con un solo bene all’asta. C’è poi anche la disperazione legata a tante imprese edili che hanno creduto di trovare l’Eldorado nella ricostruzione aquilana e invece sono cadute nel baratro.
Più volte è stata segnalata dal primo cittadino una pratica inquietante che riguarda alcune imprese che, sull’orlo del fallimento, chiederebbero soldi alle società che intenderebbero subentrare.
A fare rumore è stata anche la messa in vendita dei cantieri della ricostruzione della società Mazzi spa. La big veneta che ha acquisito commesse stimate intorno ai 100 milioni, da circa un anno è in concordato preventivo. A fine gennaio la Mazzi ha pubblicato un avviso presso il tribunale di Verona, apparso sul quotidiano Il Sole 24 Ore, in cui mette all’asta vari lavori tra cui, appunto, quelli riferiti ai “rapporti contrattuali e precontrattuali relativi per opere di ristrutturazione degli edifici siti a L’Aquila e colpiti dal sisma del 6.4.2009, e i cui costi potranno essere finanziati con contributi statali.
L’economia aquilana dunque continua a boccheggiare, dettando anche gesti di disperazione come quello simbolico compiuto tempo fa dal direttore di Confcommercio Celso Cioni che si barricò all’interno della banca d’Italia.