San Demetrio, la leggenda di Re Carnevale

17 febbraio 2014 | 14:32
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San Demetrio, la leggenda di Re Carnevale

di Giuseppina Riocci*

Il 2 marzo 2014 alle ore 15 la Pro Loco di San Demetrio riproporrà la tradizione del funerale di Carnevale. Durante l’evento si terrà anche il Concorso “Viva il Re Carnevale” con ricchi premi per gruppi e singoli. Iscrizioni entro il 28 febbraio. Per informazioni: 3487306806.

LA LEGGENDA DI RE CARNEVALE – Re Carnevale, forte e potente, viveva in un palazzo con le porte sempre aperte, chiunque poteva entrare e saziarsi a volontà. I sudditi approfittarono del suo buon cuore e si presero tanta confidenza, tanto da costringere il povero re a non uscire più dal suo palazzo per non essere insultato. Si ritirò in cucina, nascosto, mangiando e bevendo in continuazione.

Un giorno, un sabato, cominciò a sentirsi male. Grasso come un pallone, il volto paonazzo, il ventre gonfio, capì che stava per morire. Non voleva andarsene solo, abbandonato da tutti. Si ricordò di avere una sorella: Quaresima. La mandò a chiamare, lei accorse, gli promise di assisterlo e farlo vivere altri tre giorni: domenica, lunedì e martedì, in cambio pretese l’eredità del regno.

Re Carnevale accettò, passò gli ultimi tre giorni della sua vita divertendosi il più possibile. Morì la sera del martedì e sul trono salì Quaresima, prese in mano le redini del regno e governò il popolo con leggi dure e severe, ma in fondo benefiche.

Nel calendario liturgico il Carnevale va dall’Epifania al Mercoledì delle Ceneri. Tempo di licenziosità senza limiti, prima della Quaresima, non esisterebbe se non esistesse la Quaresima, etimologicamente “[i]Carnes levare[/i]” (togliere la carne): “[i]carni vale![/i]” (addio carne!), il tempo sacro quaresimale, scacciava il tempo profano.

Esiste anche una diversa origine nordeuropea del termine “carnevale”, da “Carrus Navalis“, simbolica imbarcazione che, con l’avvento della primavera, era usanza per le popolazioni di pescatori agghindare e preparare per un ideale viaggio verso la città degli dei; l’origine di questa tradizione risale addirittura all’antica Grecia.

Nei Sermoni di San Massimo da Torino del V secolo così leggiamo: “[i]. . .muore il disordine . . .viene l’ordine . . . viene ucciso l’empio affinché rinasca il misericordioso . . .[/i]” (Sermone XXXV).

Nell’antico calendario romano di 10 mesi, febbraio era l’ultimo mese dell’anno, pertanto il Carnevale era caratterizzato da riti di purificazione dell’anno vecchio e di propiziazione dell’anno nuovo.

Nel Carnevale medievale confluiscono le Calende di gennaio, in cui c’erano anche sfilate di maschere, e i Saturnalia di dicembre, che vedevano l’abolizione delle gerarchie sociali e delle magistrature civili.

Dalla fusione di tanti riti arcaici, unificati dal “capo d’anno”, deriva il paradosso del mondo rovesciato rispetto alla consuetudine, che si esprime nelle caratteristiche di tale festa: abolizione dei ruoli sociali servo-padrone, povero- ricco; travestimento, maschio-femmina, vecchio- bambino; maschere allusive alla morte e invenzione di carri.

Una riflessione fa emergere che il Carnevale nel mondo attuale si è svuotato dei significati originali, perché “[i]il disordine ha fatto irruzione nell’intero corso dell’esistenza e si è a tal punto generalizzato da far sì che noi viviamo in realtà, si potrebbe dire, in un sinistro carnevale perpetuo[/i]” (René Guénon). “[i]Il Carnevale dunque: la sospensione del diritto, la rivisitazione delle norme e regole sociali nel rito di distruzione simbolica del passato prima che la Quaresima faccia da contrappeso, ricomponga quella società capovolta, bizzarra, burlesca di saltimbanchi e giullari[. . .] il male accumulato tutto l’anno diventa verità per finire poi narcotizzato dal tempo liturgico cristiano. Ma si risveglierà, nelle piazze. Possono star certi.[/i]”.

La fantasia popolare dà forma alle feste più sentite del calendario, nasce, così, la figura di Carnevale, rappresentato con un uomo, oppure con un fantoccio; chiamato Re Carnevale da [i]rex Saturnalium[/i] (re dei Saturnali), si può trovare altresì rappresentato come il “vescovo dei pazzi” nel basso clero medievale, anche lui può ordinare festeggiamenti, balli, cori, cortei e scherzi.

Talvolta si arriva a tali sregolatezze, che deve intervenire la magistratura, Giovanni Pansa riferisce che nel 1787 il Carnevale di Tagliacozzo venne represso dai magistrati del Regno di Napoli. Il Signore del Carnevale divenne il padrone indiscusso, con soldati armati in uniforme speciale al suo seguito, con una coccarda rossa sul cappello, a lui tutto era permesso. Al termine della festa, a Carnevale, [i]capro espiatorio[/i], venne attribuita tutta la responsabilità dei disordini, perciò venne giudicato, condannato a morte e bruciato in piazza: “[i]la condanna è una vera e propria espiazione delle colpe[/i]” (Pansa).

IL TESTAMENTO DI CARNEVALE – Prima dell’atto finale, Carnevale fa testamento in quartine, parodia di atti notarili. Sotto forma di ammonimenti e consigli, rivela le malefatte dei cittadini e degli amministratori.

Il testamento, prima che se ne dia lettura, viene esaminato dall’autorità locale e censurato, se necessario, quindi approvato con dichiarazione firmata in calce, diviene, così, atto pubblico. Esso denuncia tutte le malefatte della comunità, episodi di corruzione, di disonestà, oppure, semplicemente, di comicità, a volte con linguaggio “sfacciato” e buffonesco, irriverente ed allusivo, così coinvolgente nella pubblica rappresentazione che si annulla il diaframma tra attori e spettatori, in un’esperienza di vissuto corale collettivo. (Vittorio Monaco, Capetièmpe, Synapsi Edizioni, 2004) “[i]La recita delle quartine, inizialmente piene di lusinghe e lodi, doveva forse volgere al peggio e procurare qualche problema al tribuno inquisitore. Il feticcio della coscienza civile, per un giorno all’anno, che in piedi, su un podio in piazza, con un napoleonico vestiario, omaggiato e riverito davanti al popolo che lo aveva elevato a simbolo, consegnava in versi il suo testamento: la verità delle verità[. . .] inscenava una confessione pubblica dei peccati che finivano per rafforzare il senso di appartenenza e manifestavano la forza espressiva della cultura popolare”[/i].

Il Re Carnevale, le allegre esequie, il testamento, il falò propiziatorio e tanto altro ancora vi aspettano a San Demetrio ne’ Vestini il 2 marzo 2014, in piazza Garibaldi, dalle 15 in poi. Vi aspettiamo numerosi.

[i]* Pro Loco di San Demetrio né Vestini[/i]