Regionali Abruzzo, stranieri scrivono al futuro governatore

21 febbraio 2014 | 17:24
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Regionali Abruzzo, stranieri scrivono al futuro governatore

I rappresentanti di alcune associazioni di stranieri hanno scritto una lettera aperta indirizzata al «futuro presidente della Regione Abruzzo».

La lettera aperta, di seguito riportata integralmente, è stata firmata da Gamal Bouchaib, consigliere aggiunto Comune L’Aquila; Olena Yalymets, presidente dell’associazione ‘Immigrate Pari opportunità’, Bushaj Gjergji presidente ‘Sociointerculturale immigrati l’Aquila’; Abdula Salihi presidente dell’associazione culturale macedone;

Arianne Hibo vicepresidente dell’associazione Unimondo; Salhi Abderrahman, presidente del Centro islamico L’Aquila; Lefsahi Ahmed, presidente dell’associazione Amici di Fettah e Mariana Muntean presidente dell’associazione socio-culturale rumeni ‘La Speranza’.

LETTERA AL FUTURO PRESIDENTE DELLA REGIONE

«[i]Prima che si accendano gli animi per la campagna elettorale, ho voluto, insieme a tante associazioni, scrivere questa lettera al prossimo presidente della nostra Regione, togliendo così ogni dubbio delle inclinazioni delle nostre idee, che hanno solo l’obiettivo sociale e civile di sperare in un futuro migliore per le nuove generazioni, perchè vogliamo cercare di informare e di offrire strumenti di approfondimento a chi non si accontenta di giudizi sommari o delle parole d’ordine.

In Italia i contribuenti nati all’estero sono quasi 5 milioni (7,55% del totale della popolazione italiana) e contribuiscono con il 12,4% del Pil. La nostra regione conta 85.000 anime straniere che partecipano al prodotto interno lordo in modo considerevole (5,5%), la quarta regione in Italia dopo Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. La legge regionale 46, che sosteneva tutte le politiche d’immigrazione, è stata messa nel dimenticatoio dalla precedente amministrazione, malgrado la redazione del piano triennale, mai messo in moto, con gravi conseguenze sui servizi, perfino minimi, offerti agli stranieri in regione.

La consulta regionale per l’immigrazione (Cri), composta dall’assessore al ramo, consiglieri regionali, rappresentanti di comuni, province, Asl, sindacati e associazioni straniere iscritte all’albo regionale, che dava un contributo serio di indirizzo programmatico alle politiche di integrazione non é mai stata chiamata al compiere il suo ruolo, nemmeno una volta in 4 anni di governo dell’amministrazione degli anni passati.

Il decreto Balduzzi del 2012 e la conferenza stato regioni e province autonome indicavano la via maestra per la sanità ai bambini senza permesso di soggiorno (mai per legge clandestini), attraverso l’assegnazione del pediatra di base di libera scelta per i primi tre anni: un problema sollevato al presidente della Regione, ma mai risolto definitivamente.

La regione Abruzzo ha bisogno di cambiare passo e strategia in materia di immigrazione e lo si può pensare solo attraverso una legge ad hoc e personalità del mondo dell’immigrazione, per dare credibilità e sostegno alla politica in senso stretto, quella che si interessa dell’altro e lo mette in condizione di partecipare attivamente alla vita della comunità, con le proprie idee, perchè ritengo essenziale parlare, ascoltare le esigenze della comunità straniera in Regione per fare una sintesi di una programmazione sensata e partecipativa, senza cadere nella trappola del tutto calato dall’alto.

Per un programma di inclusione degli stranieri nella vita di comunità ci si deve porre in una visione che considera la scuola, la formazione e i processi dell’inclusione lavorativa come l’unico percorso possibile. Bisogna attivare nuovi linguaggi di interazione fra i sistemi, sia a livello macro (politiche, welfare, sistema sociale e istituzionale, piani sociosanitari regionali e territoriali) che a livello micro (la famiglia, la scuola, i servizi alla persona).

Siamo a sua disposizione per avviare dal basso una stagione di buona qualità sociale per tutti i cittadini della regione Abruzzo, partendo ovviamente da coloro che, da soli, fanno fatica a tenere il passo[/i]».