
di Roberta Galeotti
Il Piano di Tutela delle Acque della regione Abruzzo sta terminando la sua corsa, iniziata da oltre quattro anni, girovagando sui tavoli della burocrazia.
Giovedì approderà in II commissione consiliare, [i]Governo del territorio[/i], per raggiungere poi gli scranni regionali dopo un iter estenuante, mentre i dati di monitoraggio delle acque rincorrono i tempi biblici delle scartoffie tipicamente italiane.
Il Piano in corso di approvazione ha monitorato tutti i fiumi della regione Abruzzo e tutti i corpi idrici sotterranei del territorio affinché venga raggiunto lo stato di qualità ‘buono’ su tutti i corpi entro il 2015, come previsto dal D.Lgs 152/06 e la Direttiva 2000/60/CE.
«Il Piano di Tutela delle acque – ha spiegato l’assessore regionale competente Angelo Di Paolo – consentirebbe di avere per la prima volta in Abruzzo un quadro conoscitivo, normativo e di interventi nel settore delle acque assolutamente indispensabile per una gestione sostenibile e concreta dei fiumi abruzzesi, verso il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Direttiva Europea. L’Assessorato ai lavori pubblici ha stanziato 70 milioni di Fondi Fas per l’intervento immediato sui corpi idrici, mentre l’intervento totale stimato e di oltre 200 milioni».
Su 110 corpi idrici superficiali presenti in regione è stato rilevato dai monitoraggi di questi ultimi anni che 33 fiumi sono in una condizione mediamente ‘buona’; 40 hanno uno stato di qualità delle acque ‘sufficiente‘ e quindi richiedono un intervento di miglioramento per arrivare allo stato di “buono”, come previsto dalla normativa citata; 36 hanno uno stato di qualità ambientale “scarso” o “cattivo”.
Questi fiumi richiedono un intervento immediato ed indifferibile e, secondo quanto previsto dal Piano stesso, presentano delle criticità che pongono a rischio il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2015. Per questi fiumi a rischio c’è la possibilità concreta che non si riesca a raggiungere lo status minimo, per cui il Piano prevede la possibilità di deroghe al 2021 e al 2027 che, motivate, eviterebbero i rischi di sanzioni europee per il mancato raggiungimento dell’obiettivo.
Su 28 corpi idrici sotterranei monitorati, 12 risultano di qualità ‘buona’, secondo i criteri della normativa citata; 14 hanno uno stato di qualità ambientale “scadente” e delle pressioni insistenti sugli stessi tali da porli “a rischio” di non raggiungere l’obiettivo di qualità “buono” entro il 2015; sui restanti 2 è in corso un monitoraggio più approfondito che ne consenta la classificazione.
L’ art. 77 del D.Lgs 152/06 individua le situazioni specifiche a seguito delle quali possono essere definiti tempi più lunghi rispetto al 2015 per il raggiungimento dell’obiettivo di qualità “buono”.
«Il Piano non ha, per ora, già definito deroghe – ci ha spiegato il funzionario dell’ufficio regionale Sabrina Di Giuseppe -, che vanno tra l’altro motivate adeguatamente caso per caso, ma ha inteso accendere un campanello di allarme sulle situazioni più a rischio stabilendo che, a seguito della validazione dei nuovi metodi di monitoraggio di cui al DM 260/10 (in corso a livello nazionale, ndr) e delle verifiche dello stato di attuazione degli interventi previsti nel piano stesso, si procederà a stabilire se ci siano effettive necessità di deroga.
Nel caso in cui si renderà necessario stabilire deroghe – ha concluso la Di Giuseppe -, comunque la Regione ha inteso porsi sin da oggi dei “paletti” e degli obiettivi graduali e credibili».
«I nuovi piani di gestione di distretto idrografico previsti dalla normativa – ha chiarito il direttore regionale Pierluigi Caputi – richiedono la definizione e l’aggiornamento dei piani di tutela ambientale, perché si proceda ad una ulteriore fase di analisi e di programmazione.
Le pianificazioni ambientali sono evolutive nel tempo e perfettibili. Ma l’assenza delle stesse può dare origine a incertezze comportamentali molto pericolose. Pertanto auspicherei che il piano venga adottato al più presto, fermo restando che ogni miglioramento potrà essere apportabile nelle fasi successive.
Sono in arrivo 70 milioni dai Fondi Fas 2007-2013, per la depurazione della acque, che saranno una risposta concreta alle problematiche rilevate. Non posso non sottolineare, però, che la situazione in essere dei fiumi abruzzesi dipende dai mancati investimenti di quasi tutte le società di gestione».
Il Piano disciplina, infatti, in maniera organica la materia degli scarichi idrici (dal controllo degli scarichi alla definizione degli investimenti indifferibili e urgenti, dalla definizione di limiti di emissione specifici all’individuazione di sistemi depurativi ottimali), la protezione delle acque dall’inquinamento (individuazione e gestione delle aree di salvaguardia destinate al consumo umano, vincoli e prescrizioni in aree sensibili e vulnerabili da Nitrati,), la tutela quantitativa dei corpi idrici (obblighi di applicazione del Deflusso Minimo Vitale, restrizioni al rilascio di nuove concessioni e derivazioni), il risparmio idrico e il riutilizzo, le necessità di approfondimento delle conoscenze sui corpi idrici e molto altro ancora.