Sede Regione Pescara: «D’Alfonso cosa ne pensa?»

25 febbraio 2014 | 13:59
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Sede Regione Pescara: «D’Alfonso cosa ne pensa?»

«Il candidato [i]in pectore[/i] alle regionali del centrosinistra, Luciano D’Alfonso, spieghi agli aquilani come la pensa sulla notizia circa la non completa sicurezza sismica della sede della Regione in piazza Unione a Pescara». Lo chiedono, in una nota, i consiglieri comunali di opposizione dell’Aquila, Guido Quintino Liris (Forza Italia) e Alessandro Piccinini (gruppo misto).

«L’acquisto e l’adeguamento del fabbricato, costati in tutto quasi 10 milioni di euro della collettività abruzzese – sottolineano i due consiglieri – furono una volontà dell’allora presidente del Consiglio regionale, Marino Roselli, pupillo di D’Alfonso, suo principale ‘sponsor’ elettorale, che difese tale scelta anche contro le perplessità di una parte del Partito democratico aquilano, il sindaco Massimo Cialente e l’attuale senatrice Stefania Pezzopane, che oggi vanno a braccetto con l’ex primo cittadino di Pescara».

«Allora si beccarono la reprimenda di D’Alfonso – sottolineano i consiglieri – che li invitò ‘a mettere da parte i campanilismi’, anche in risposta a chi, nel centrodestra, ed erano in tanti, pensava (e pensa ancora) che la sede pescarese rappresenti solo un inutile doppione di cui non si sentiva la necessità. Cinque anni dopo, con D’Alfonso rigenerato dalle assoluzioni di primo grado nelle inchieste giudiziarie che lo hanno visto protagonista e in piena campagna elettorale, Cialente e la Pezzopane sembrano aver messo da parte le incomprensioni di un tempo e fanno da [i]claque[/i] alle passerelle aquilane dell’aspirante governatore».

«Sarebbe interessante sapere – aggiungono i due consiglieri – se i componenti della ‘triplice’ che guida il centrosinistra aquilano, contando tra essi anche l’ex deputato Giovanni Lolli, promesso ‘sposo’ di D’Alfonso nel ticket per la Regione, continuano a pensare che la sede di piazza Unione sia un ‘oltraggio al capoluogo’, come dissero in occasione del taglio del nastro, oppure la ragion di Stato democratica gli impone il silenzio su questa vicenda dai contorni più che oscuri».

«Allo stesso tempo – concludono Liris e Piccinini – auspichiamo che gli organismi competenti, su tutti la Corte dei conti, chiarisca se l’acquisto della sede di piazza Unione sia un altro capitolo del malgoverno del centrosinistra e delle spese allegre che ne hanno caratterizzato la gestione della Regione».