Preghiera di febbraio

26 febbraio 2014 | 05:47
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Preghiera di febbraio

di Valter Marcone

Su [i]IlCapoluogo[/i] Giuseppina Riocci, presidente della Pro Loco di San Demetrio né Vestini, ha presentato la storia di Re Carnevale, le allegre esequie, il testamento, il falò propiziatorio e tanto altro che sarà raccontato a San Demetrio ne’ Vestini il 2 marzo 2014, in piazza Garibaldi, dalle 15 in poi.

In sostanza è il racconto espresso in tanti riti arcaici, unificati dal “capo d’anno”, da cui deriva il paradosso del mondo rovesciato rispetto alla consuetudine, che si esprime nelle caratteristiche di tale festa: abolizione dei ruoli sociali servo-padrone, povero- ricco; travestimento, maschio-femmina, vecchio- bambino; maschere allusive alla morte e invenzione di carri.

Un Carnevale che gioca sulla piazza la partita tra la sospensione del diritto, la rivisitazione delle norme e regole sociali nel rito di distruzione simbolica del passato e la Quaresima che fa da contrappeso, ricomponendo quella società capovolta, bizzarra, burlesca di saltimbanchi e giullari[. . .] il male accumulato tutto l’anno diventa verità per finire poi narcotizzato dal tempo liturgico cristiano. Anche se Carnevale nel mondo attuale si è svuotato dei significati originali, perché “[i]il disordine ha fatto irruzione nell’intero corso dell’esistenza e si è a tal punto generalizzato da far sì che noi viviamo in realtà, si potrebbe dire, in un sinistro carnevale perpetuo[/i]” (René Guénon).

Partendo da queste idee, “Preghiera di febbraio“ è una poesia che non vuole celebrare il carnevale ma ricordare come scrive Montale “[i]Se la ruota si impiglia nel groviglio/ delle stelle filanti ed il cavallo/ s’impenna tra la calca, se ti nevica/ fra i capelli e le mani un lungo brivido/ d’iridi trascorrenti[/i]” ti dice che il viaggio della vita è cominciato da tanto, salutato dalle ocarine dei ragazzi che una volta all’anno, ti ricordano, loro, che è un bel viaggio, specialmente quando può camminare sulla terra del carnevale .

Preghiera di febbraio

Sognavamo di cancellare con le creme

e i fondotinta le rughe sul viso

di farle di cartapesta a carnevale

ma fu tutto di cartapesta, ahimè,

l’anima, il cuore, il volto,

le ossa e fu di cartapesta

anche il sole, il mare, il cielo.

Un esperimento finito male.

Tanto dicevamo è carnevale

senza sapere se fosse la parola

più appropriata alla voglia di vita

che avevamo.

Un carnevale, credo, che mente

appena un po, per cambiare il mondo

ci vuole ben altro che parole e un alfabeto.

Cacciamo l’alfabeto tra i campi,

le piazze, le case, le fabbriche

rincorriamolo clandestino,

c’è però una debolezza al centro

dell’alfabeto:- f, g, h, i,- sono le lettere

che non hanno niente a che fare

con la a di amore, la b di bontà,

la c di cuore, le forti lettere

delle pagine dei dizionari e delle enciclopedie.

Eppure, eppure f di f-ame, g di g-uerra, i di i-ngiustizia,

nel labirinto disarmonico dei giorni

mese dopo mese, anno dopo anno diventano

note a pastelli, colori sonori del mondo

di quell’altro mondo nel quale carnevale

è un lungo sonoro fa diesis .

Ma con la cartapesta e il vocabolario

non si cambia il mondo. Preghiera

di febbraio al buon Dio, mandaci

una nuova quaresima che di carnevale

conservi una reliquia

perché di questa e nient’altro è la Terra.

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