
Stroncato traffico di droga tra L’ Aquila e la provincia di Napoli.
Dalle prime ore del mattino è in corso nelle province dell’Aquila e di Napoli un’operazione dei carabinieri del Comando provinciale aquilano tesa a stroncare un traffico di cocaina e hashish tra la Campania e il capoluogo abruzzese.
Cinque le persone arrestate delle quali 3 in carcere e 2 agli arresti domiciliari. Sono inoltre in corso 22 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti indagati. Nella sola provincia dell’Aquila sono oltre 70 i carabinieri impiegati nell’operazione.
I provvedimenti sono stati firmati dal giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta del pubblico ministero titolare dell’ inchiesta, Fabio Picuti.
GLI ARRESTATI – L’indagine, che conta in tutto 22 indagati, è stata coordinata dal comandante provinciale dei carabinieri dell’Aquila, il colonnello Guarino Savino, e sviluppata dal locale nucleo operativo radiomobile con la collaborazione dei militari del comando provinciale di Napoli.
Secondo le indagini, a curare il trasferimento della droga fino all’Abruzzo sarebbero stati tre soggetti, tutti di origine campana, ma ben radicati nell’ambiente aquilano: due di loro sono ritenuti gravitanti nell’area del clan camorristico “Vinella-Grassi”, operante a Napoli nel quartiere 167.
In carcere sono finite due persone: R.A. 46enne e M.S. 28enne, uno originario della Campania e l’altro dell’Aquila. Un terzo soggetto è ricercato attivamente. In regime di detenzione domiciliare due aquilani: N.A. 39enne G.G. 43enne.
LE ACCUSE – Su tutti e cinque grava l’accusa di “associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti“. Due dei soggetti arrestati dovranno anche rispondere del reato di “tentata estorsione” perchè accusati di avere minacciato un cliente con debiti insoluti di rendere noto il suo stato di assuntore di stupefacente se non avesse saldato il “dovuto”.
GLI INDAGATI – Risultano invece indagati, in stato di libertà, per “detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente” M.P. 34enne, C.P. 40enne, B.S. 39enne, E.V. 30enne, E.S. 53enne, O.E. 26enne, tutti della provincia di Napoli, ad eccezione dell’ultimo, che è aquilano. Sottoposto ad obbligo di firma un altro aquilano R.D.G. avvocato 43enne del Foro dell’Aquila che, accusato di aver offerto ai militari del denaro per essere “sfilato” dall’indagine, in luogo di una semplice segnalazione alla prefettura, dovrà rispondere del ben più grave reato di “istigazione alla corruzione“. In particolare, avrebbe tentato di offrire ai militari 5 mila euro per ottenere la distruzione del verbale.
Altre 10 persone risultano indagate per “favoreggiamento personale“.
In tutto sono 22 i soggetti a vario titolo sottoposti ad indagini, che nel corso dell’operazione scattata alle prime luci dell’alba sono stati tutti sottoposti, contestualmente alla notifica dei provvedimenti, a perquisizione domiciliare.
Dalle indagini è emerso che il gruppo avrebbe gestito l’intera filiera dell’illecito commercio, a partire dall’acquisto nei centri di Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, fino alla vendita al dettaglio dello stupefacente, del tipo cocaina ed hashish, curandone, il trasporto, la detenzione e la manipolazione.
LE INDAGINI – Una volta giunte a L’Aquila, secondo le indagini, le persone coivolte potevano contare su diverse basi logistiche per custodire lo stupefacente: in primo luogo le proprie abitazione, prese in locazione, ma anche alcuni locali della S.I.A.L. – Servizi Igiene Ambientale L’Aquila S.r.l. (risultata assolutamente estranea ai fatti) e dei quali avevano la materiale disponibilità.
L’organizzazione, secondo le indagini, poteva addirittura contare su un “servizio di manutenzione” dei propri veicoli, che venivano fatti verificare da un presunto complice dell’organizzazione, meccanico di professione, che curava il controllo delle autovetture per accertarsi che non fossero stati installati sistemi di controllo.
Il trio, secondo gli investigatori, poteva inoltre contare su una serie di soggetti locali che acquistavano quantitativi più elevati per cederli a loro volta a clienti fissi, ben conosciuti. Venditori e clienti, secondo l’indagine, si conoscevano bene e il fatto di evitare contatti con soggetti nuovi dava all’organizzazione l’idea di essere tutto sommato ben protetta. Questa convinzione era in parte fondata, basti pensare che dei “clienti” ben dieci risultano indagati con l’accusa di “favoreggiamento personale” perchè sospettati di aver aiutato gli indagati ad eludere le investigazioni dei carabinieri negando ai militari di aver acquistato sostanza stupefacente e riferendo di avere con loro solo meri rapporti di lavoro o di amicizia. Un tentativo certamente vano a fronte delle investigazioni condotte dai carabinieri che, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica, Fabio Picuti, in un periodo che va dall’ottobre 2012 all’agosto 2013, hanno documentato l’attività di cessione di cocaina ed hashish, in maniera scrupolosa, suffragando le proprie intuizioni investigative con una pluralità di fonti di prova, che vanno ben oltre le normali attività tecniche, comprendendo accertamenti ed acquisizioni documentali, servizi di osservazione, controllo e pedinamento (alcuni dei quali corroborati da riprese fotografiche o video), sequestri di droga, controllo ed identificazione dei clienti, perquisizioni personali e veicolari.
Ne è scaturito un quadro investigativo decisamente puntuale, nel quale sono state individuate le principali piazze dello spaccio locale, per lo più luoghi di passaggio, in vari punti della città, ma anche aree commerciali molto frequentate e tali da garantire un sostanziale anonimato nella confusione globale, ma anche bar e locali piuttosto noti, anche in ragione della natura di alcuni clienti.