San Pietro come ‘ground zero’

6 marzo 2014 | 16:34
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San Pietro come ‘ground zero’

di Antonella Calcagni

È diventato una sorta di “ground zeroil quarto di San Pietro, una delle aree del centro storico più danneggiata dal sisma, oggetto in questi giorni di massicce demolizioni.

La zona è tutto un pullulare di operai, un rumore che mette allegria e rompe il silenzio del resto del centro storico. Un paio di aggregati sono stati già abbattuti, il primo che dà su via Roma parzialmente vincolato, già in gran parte buttato giù dal sisma, un altro di cemento armato in via degli Albanesi.

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Si tratta di abbattimenti molto estesi, tant’è che il sindaco Massimo Cialente vuol vederci chiaro, se necessario rivolgendosi anche in Procura.
«Non vorrei che si fosse abbattuto dove non si poteva – ha spiegato -. E’ il caso di fare piena luce sulla vicenda».

Uno dei cittadini interessati dall’abbattimento e presidente del consorzio di via degli Albanesi è Eugenio Carlomagno, ex direttore dell’Accademia per le Belle Arti. «Il nostro aggregato non è vincolato – spiega – abbiamo presentato il progetto alla filiera circa 4 anni fa, ora stiamo demolendo».

Sembra però che non tutti i residenti del consorzio abbiano deciso di ricostruire dov’era, optando per una sostituzione edilizia con abitazione equivalente. Conferma l’assessore alla Ricostruzione Pietro di Stefano spiegando che lo stesso Carlomagno ha optato per la scelta di un’abitazione equivalente, il suo nome dovrebbe figurare in uno dei prossimi elenchi.

«Quando avremo il quadro chiaro di chi resta e chi andrà via – ha spiegato l’assessore alla Ricostruzione – sarà possibile ipotizzare la redazione di un piano di recupero per la zona di San Pietro. Non è possibile stabilire a monte dove attuare i piani di recupero perché tutto dipende dalle scelte dei residenti in relazione alla possibilità di scegliere abitazioni equivalenti, cioè delocalizzate rispetto all’originale. Stesso discorso vale per l’area di Campo di Fossa». Insomma si è capito che questo è il momento più delicato per il futuro del centro storico la cui sopravvivenza sarà determinata dai singoli residenti. È tutto nelle loro mani: potranno farne un deserto oppure far tornare a battere il cuore della città.

Al momento riempie il cuore di gioia, vedere gru e ruspe in azione, sentire la Babele di dialetti soprattutto del Sud. Un centro storico irriconoscibile nei suo vicoli e nei suo palazzi nascosti dalle impalcature che sa sempre regalare emozioni, come le bellissime bifore di palazzo Ardinghelli tornate a splendere illuminate dal sole fresche di restauro.