‘La politica nei territori’, la politica delle cose fatte

7 marzo 2014 | 12:17
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‘La politica nei territori’, la politica delle cose fatte

di Gioia Chiostri

Un libro sulla politica che stringe la mano al territorio. O, come è stato detto, «la politica messa a nudo, nero su bianco, in un volume, finalmente alla portata di tutti cittadini», di coloro cioè che la politica, oggi come oggi, la vedono col cannocchiale. E’ stato presentato ieri ai marsicani, nella sede dell’Arssa di Avezzano, ‘[i]Abruzzo: la politica nei territori. Spunti per un programma di governo regionale[/i]’, il libro–confessione di Giuseppe Di Pangrazio, consigliere d’Abruzzo all’opposizione durante questi cinque anni, che ha deciso, come ha raccontato lui stesso «una sera, con degli amici, di scrivere un resoconto, un libello, che avesse la forza di una dichiarazione di cose fatte e ottenute. Tutto questo perché, a mio avviso – ha continuato – serve chiarezza nella politica. Mai è stata fatta una cosa del genere in Abruzzo. Io ho deciso di scendere a patti con i cittadini e di raccontare loro cosa è avvenuto ai cosiddetti piani alti del governo regionale. Ho deciso di lasciarmi giudicare in base al mio operato, pensando che fosse il modo migliore per far tornare la politica in mezzo alla gente. E quale miglior modo di uno scritto sulle opere fatte e disfatte per l’Abruzzo? Ciò che offro al Governo che ci sarà non sono promesse e buoni propositi, né insulti e slogan, ma atti e dati utili per una valutazione obiettiva, per rendere più agevole il controllo e la creazione di un giudizio. Ho deciso di tracciare un modello di politica che si assuma la responsabilità delle proprie azioni. Il libro, in definitiva, propone spunti per un governo, cuciti con sapienza da una mano piena di calli politici. L’immagine che ho scelto è emblematica: l’uomo vitruviano è conosciuto e da sempre è un simbolo positivo. Ebbene questa scelta rappresenta la mia voglia di poter portare in Abruzzo ciò che c’è stato di buono nelle altre regioni. La nostra provincia, laddove non arriva da sola, deve guardare dove nascono e crescono le migliori prassi ed emularle. La nostra regione non deve essere ricordata per la sua parte scura, ma per la sua parte chiara».

{{*ExtraImg_190359_ArtImgRight_300x192_}}Presenti, oltre ai numerosi cittadini marsicani, Luciano D’Alfonso, candidato alle primarie del Partito Democratico; la senatrice Stefania Pezzopane; l’eurodeputato Pino Arlacchi; i presidenti di Confindustria e Confcommercio L’Aquila Fabio Spinosa Pingue e Roberto Donatelli; il presidente della Camera di Commercio e Cresa Lorenzo Santilli e il delegato del sottosegretario al Mef Legnini.

A tracciare il profilo del libro, il professore Giuseppe Cristofaro, in rappresentanza dell’Università dell’Aquila, docente presso il dipartimento di Scienze umane. Il dibattito è nato dal presupposto di riportare al centro della scena politica il cittadino, in un contatto diretto con gli amministratori locali, essendo questi le voci di rappresentanza più prossime all’amministrato. Ciò che il volume di Di Pangrazio è intenzionato a rendere evidente, è l’estrema importanza della responsabilità che ha l’eletto nei confronti dell’elettore, in quanto, «è proprio questo rapporto che costituisce l’olio stesso del motore democratico».

«Questo libro per me non è assolutamente un opuscolo – così ha esordito il docente Cristofaro – è un vero e proprio testo politico. Il volume chiarisce ciò che è e ciò che è diventata l’attività decisionale del consigliere regionale nella nona legislatura. Qui troviamo una serie di considerazioni che mettono in evidenza il lavoro che il consigliere Di Pangrazio ha svolto nei suoi cinque anni di mandato. Io considero Di Pangrazio un amico, ma ancor di più lo considero una persona che si è dedicata a tempo pieno all’impegno politico e ciò è dimostrato da queste pagine. Nel volume ci sono fatti reali, concreti, c’è una documentazione che, passo passo, evidenza tutto ciò che è stato fatto. Di Pangrazio, da consigliere comunale di Avezzano qual è stato, è divenuto consigliere regionale e sicuramente nel lasso di tempo intercorso fra le due cariche ne ha fatta di esperienza sul campo. La presentazione di questo testo, oggi nasce però da un pretesto, cioè poter analizzare la situazione sociale, culturale, politica e amministrativa del nostro territorio attraverso personaggi illustri, che rivestono tutt’ora un ruolo specifico nel panorama politico, abruzzese e non».

{{*ExtraImg_190360_ArtImgRight_300x192_}}Il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, prendendo la parola, ha puntato l’attenzione sulla necessità, per chi ricopre cariche istituzionale, di essere sempre presente sul territorio. «Il libro – ha detto – denota un legame forte, un senso di appartenenza al nostro territorio. Noi – ha aggiunto – facciamo riunioni periodiche con i sindaci e le chiamiamo adunanze. Adunanze territoriali utili per segnalare problemi e ricette alla Regione. Quest’ultima, ora più che mai, deve svolgere un ruolo importantissimo, in quanto, a breve, vi sarà la riforma del Senato, che diventerà Camera dei comuni o camera delle autonomie, dove, secondo il disegno politico, saranno attivi i rappresentanti locali dei cittadini; ossia nello scranno più alto si andrà a creare un’importante sinergia fra territorio e poteri legislativi. La scommessa è quella del fare, sempre e comunque, e questo deve guidarci sempre».

{{*ExtraImg_190361_ArtImgRight_300x192_}}Stefania Pezzopane ha rimarcato il bisogno di riportare nella politica la concretezza delle cose. «135 pagine sono tantissime – ha detto – e ogni pagina è una cosa concreta. Peppe Di Pangrazio ha fatto parte dell’opposizione, quindi nel suo sforzo di concretezza ha dovuto, assieme agli altri, confrontarsi con l’assenza di un governo regionale in tante occasioni. Il lavoro che ha fatto sicuramente ha incalzato il presidente e ha proposto anche numerose alternative delle volte. La Regione, mi duole dirlo, quando è arrivato il terremoto del 6 aprile, allorché io ero presidente della provincia e Peppe consigliere, non c’era. Non c’è mai stata. Non ha agito come avrebbe dovuto. Le cose che siamo riusciti a fare, nonostante l’assenza della Regione, sono testimoniate in questo libro. Quando sono diventata parlamentare, ho avuto la certezza del vuoto della Regione Abruzzo. Il lavoro e la testardaggine nel portare avanti alcune battaglie, anche se sono rimaste battaglie dell’opposizione, hanno ancora più valore, quindi, proprio per l’assenza della Regione. L’Abruzzo è piccolo, i suoi abitanti sono più o meno un quartiere di Roma. Ma la nostra provincia è una grande provincia e ha la specificità tutta marsicana, la quale, pur nella crisi, è quella che esprime un dinamismo fra i più accentuati che va alimentato proprio perché può trascinare le altre zone. Noi siamo una squadra; anzi, noi in Abruzzo, come centro-sinistra, dobbiamo formare una bella e audace squadra. E’ la squadra che ha portato alla proroga ‘di vita’ fino al 2018 per i tribunali abruzzesi. Senza squadra non si va da nessuna parte; dobbiamo avere una classe dirigente capace di fare le ricostruzioni, quelle vere».

{{*ExtraImg_190362_ArtImgRight_300x192_}}L’eurodeputato Arlacchi ha parlato invece dell’importanza della buona politica in Abruzzo come in Europa. «Giuseppe Di Pangrazio è un esempio di buona politica. Non dobbiamo pensare a un Abruzzo che deve essere portato in Europa con il suo bagaglio problematico, perché l’Abruzzo è già Europa. Facendo parte della commissione esteri a livello europeo, mi sto occupando da diverse settimane della situazione dell’Ucraina ed è una situazione in cui l’Europa non sta dando il meglio di sé. Gli americani hanno lasciato che sia l’Europa ad occuparsi di questa zona rossa, attraverso il suo fondo monetario che consta di 11 milioni di euro. Fortunatamente l’Italia e la Germania mantengono delle posizioni caute. Eppure venire qui oggi e osservare che c’è un’Europa a cui vale la pena di appartenere mi rincuora. La buona politica è vicinanza ai cittadini. Ma è anche l’essere una squadra che lavora, che parte dagli amministratori locali e arriva sino al Parlamento europeo tramite i parlamentari. Se mancano i pezzi in questo continuum politico, la squadra salta e salta ciò che è la politica del fare. L’Abruzzo, anzi gli Abruzzi, sono una ricchezza ed è questo che va rafforzato in Europa, attraverso lo stanziamento di fondi europei che sono a tutti gli effetti soldi nostri. Buona politica vuol dire anche questo».

{{*ExtraImg_190363_ArtImgRight_300x190_}}A chiudere la presentazione del libro, il candidato alle primarie Luciano D’Alfonso, che ha ribadito ancora una volta come ci sia necessità di leggere le emergenze nel territorio. «Di Pangrazio ha voluto scrivere questo libro per far vedere cosa ha fatto tutto questo tempo, per ribadire che non ha perso tempo, soprattutto. Tutto il tempo lo ha dedicato alla rappresentanza. Questa non è una Regione che si può permettere il lusso di distogliere l’attenzione, visti i numerosi problemi. La regione cresce se ci sono le idee e un legame con il proprio territorio. Il recupero della partecipazione politica dei cittadini non si basa sulle parolacce, ma coincide con uno sforzo progettuale che deve dipartire [i]in primis[/i] da colui che è eletto». Sviluppo, la parola chiave.

{{*ExtraImg_190364_ArtImgRight_300x192_}}Un assaggio del libro: “[i]Pensare di poter far vivere piccoli centri sulla morte dei suoi vicini è una strategia miope che a lungo tempo va a logorare i campanili, anche quelli più forti: la Marsica, l’Alto Sangro, La Valle Peligna, la Valle del Sagittario, l’Aquilano dovranno lavorare insieme con progettualità se non vorranno vedere peggiorata la situazione nei prossimi anni, è questo il motivo per cui ho lavorato: per fortificare i rapporti fra i sindaci, senza togliere però nulla a tutti gli altri comuni del resto della Regione[/i]”.

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