Non aprite quella Porta… Barete

7 marzo 2014 | 08:00
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Non aprite quella Porta… Barete

di Marcello Spimpolo e Roberta Galeotti

Una lettera dell’avvocato Fausto Corti ha rappresentato e difeso le posizioni degli inquilini del civico 207 nell’assise comunale, protagonisti loro malgrado dell’ordine del giorno discusso nella notte in consiglio e votato intorno alla mezzanotte con 14 voti favorevoli, 4 astenuti e 1 contrario.

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Nella lettera si legge che l’ordine del giorno prevede «l’eliminazione totale del terrapieno di via Roma e la riapertura del passaggio dell’antica porta trecentesca. Ciò sul presupposto che la parte terminale di Via Roma avrebbe perso la sua funzione con la realizzazione della rotatoria di via Vicentini».

L’avvocato Corti sottolinea all’assise civica che «i lavori di abbattimento del palazzo e tutte le pratiche connesse sono costate fin’ora oltre 1.300.000 euro e che i danni risarcitori ai condomini sarebbero altissimi, considerato che il consiglio comunale ha approvato da 3 anni il Piano di Ricostruzione che dava il via alla ricostruzione del palazzo con l’ingresso su via Roma.

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«Danno erariale, modifiche e rescissione dei contratti con le ditte affidatarie dei lavori di ricostruzione, risarcimento agli inquilini per il grave pregiudizio che procrastinerebbe il rientro presso le loro abitazioni e la permanenza nelle sistemazioni provvisorie».

Appare evidente che «la riapertura della porta comporterebbe un tale dispendio per la collettività da imporre un’attenta analisi da parte del Consiglio Comunale, costi che sarebbero stati evitati se solo si fosse previsto l’intervento di recupero archeologico prima dell’approvazione del Piano di Ricostruzione e dell’inizio dei lavori di demolizione del palazzo stesso.

L’esistenza di tali costi obbliga l’amministrazione a quantificare e reperire la somma per la dovuta copertura finanziaria».

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Sull’uniformità di trattamento si concentra l’ultima parte dell’intervento di Corti che sottolinea senza dubbio alcuno «la clamorosa disparità di trattamento», per cui il civico 207 sarebbe l’unico palazzo interessato dallo stop archeologico a dispetto dei molti in fase di ricostruzione che si trovano adiacenti alle mura civiche e che non sono stati interessati da una valutazione archeologica preventiva.

Appare insolito leggere una lettera così forte e categorica contro il recupero di porta Barete firmata da un onorevole rappresentante della sezione aquilana di Italia Nostra nonchè ex presidente, la rinomata associazione nata per la salvaguardia e la conservazione dell’ambiente e del territorio italiano, che in tutta la penisola sponsorizza recuperi e restauri di opere che rappresentano la storia della nostra Italia.

L’Assemblea regionale si è riunita a fine gennaio 2013 per il rinnovo delle cariche e – si legge nella nota diffusa – ha definito i principali temi sui quali si concentrerà l’attività della Sezione Aquilana, in un’ottica di vigilanza e proposta, quali, tra gli altri, il recupero del centro storico di L’Aquila e dei centri storici del “cratere”, la “ricostruzione” sociale e culturale nel dopo terremoto, la promozione di reti museali, il rilancio del sistema di parchi e riserve naturali con L’Aquila capitale dei Parchi, la salvaguardia del paesaggio, nell’ambito della campagna nazionale “paesaggi sensibili”.