
di Valter Marcone
La poesia “E’ quello che è” vuole essere un sincero saluto, per la festa della donna, evitando ogni retorica e ogni falso, lusinghiero e verbale incantamento. In sostanza un saluto alla donna come persona capace di completarne un’altra (nella relazione amorosa), di sottomissione (quando viene fatta oggetto), di sopportazione (quanto subisce violenze fisiche e psicologiche). Capace di indirizzare e definire i destini di individui e famiglie (nel mondo della criminalità organizzata e non solo), di svolgere contemporaneamente ruoli come quelli di madre, figlia, moglie, sorella; fragile baluardo spesso all’interno della famiglia in una società che ha perduto certezze. Un pensiero così reale dunque alle donne, nel giorno dell’otto marzo, giorno per una festa in ricordo di un sacrificio. Per questo mi è parso utile scegliere, nella poesia che segue, le parole e i versi in uno sforzo di comprensione e di valorizzazione delle realtà nelle quali le donne sono impegnate con la loro vita.
E’quello che è
Capita anche a me di dire
qualche volta è quello che è.
E’ quello che è il tuo sguardo
il tuo sorriso, la tua andatura,
la tua voce.
Sono quelle che sono le tue mani
i tuoi occhi, le tue labbra
le tue gambe,
sei quello che sei che altro dire;
che dice non vale la pena
che dice vale la pena
quella pena spesso mutata
come un’increspatura in un’altra cosa
in un altro cuore, in un dolce amore;
sei come le incerte cose
ma sei anche come un inevitabile accordo
col vento e le montagne, i cigli alberati
i fossi erbosi, i cirri arruffati
i respiri distesi, i sogni coinvolgenti
i destini tenui nel mondo.
Solo ora che ti ricordo
e non somigli più a niente che non sia “tu”
solo ora è festa e mentre racconto
le parole che ti appartengono
è poi semplicemente quello che è.
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