
di Maria Chiara Zilli
L’Aquila 2050. La città è ancora incastonata nel suo telaio di montagne e giace sorretta da un esoscheletro di puntelli. Chi ha deciso di rimanere ha colonizzato le periferie, così oggi L’Aquila somiglia ad una ciambella: la vita si sviluppa intorno al buco lasciato dal centro storico. Qualche muro solitario in realtà esiste ancora, ma è roba per turisti, che accorrono in massa nel capoluogo abruzzese per vivere l’esperienza di una seconda Pompei. L’Italia è diventata la città dei crateri lasciati dalla rabbia di terremoti e vulcani. A spazzare via i resti della tragedia ci hanno pensato i cittadini.
Nel centro storico aquilano si moltiplicano i negozi di tragici souvenir. Un frammento di vita crollata vale più dell’intonaco del muro di Berlino. Nessuno dei chioschi del dramma è gestito da aquilani. I cittadini locali si sono azzannati tra loro fino a far scomparire ogni slancio di imprenditorialità. Le categorie professionali si sono dissolte e i professionisti sono andati a cercare fortuna altrove, lasciando campo libero alla nuova immigrazione del turismo della maceria.
Tra le tappe del viaggio guidato nella città perduta c’è anche il cimitero monumentale. Accanto alle vittime dirette del sisma, ci sono quelle indirette. Qualche pomposa rivista scientifica ha riconosciuto che il terremoto non uccide solo negli istanti di scuotimento tellurico, ma anche dopo. Soprattutto dopo. La scoperta ha fatto scalpore, ma non tra gli aquilani. Loro lo sapevano già da un pezzo.
Dallo scalo di Preturo, per anni ingabbiato in una valanga di problemi, ora partono voli verso il centro storico distrutto. In massa accorrono per guardare dall’alto quel che resta del capoluogo abruzzese e l’aeroporto ha trovato una collocazione commerciale così comoda da attirare le invidie di tutti gli scali stellati.
Alle porte del centro storico distrutto sorge ‘Bareteland’, un parco giochi a tema archeologico. Due volte al giorno viene organizzata una caccia al tesoro apprezzata sia dagli adulti che dai bambini: “[i]Trova le antiche mura, restituisci un senso alla città perduta[/i]”. Gli abitanti di via Roma non l’hanno presa bene e ogni tanto si soffermano a guardare i resti delle abitazioni dei loro padri. C’è chi dice che a breve in un parco giochi americano nascerà un’attrazione tutta incentrata sulla nuova Pompei italiana. Si chiamerà Earthquake 2009 e verrà inaugurata in concomitanza con l’uscita sul grande schermo del nuovo kolossal di Hollywood “L’Aquila”. Tra gli addetti ai lavori gira voce che si tratterà di un film costoso e disastroso almeno quanto Titanic.
I superstiti vivono rannicchiati nel ricordo. Scrivono libri e vengono invitati come ospiti nelle trasmissioni televisive della domenica pomeriggio. L’Aquila torna in mente agli italiani solo quando la Penisola viene scossa da un nuovo disastro naturale. Per il resto, è solo turismo e oblio.
[i]Nota: Nell’articolo vengono descritti scenari surreali. Tutte le descrizioni sono frutto di una fantasia ancorata alla speranza che nulla di quanto scritto possa trasformarsi in realtà.[/i]