
di Gioia Chiostri
L’Oscar fa un viaggio in Italia, dopo la ‘bellezza’- scusate il gioco di parole – di 15 anni suonati e gli italiani ingaggiano una ‘guerra virtuale‘. Non si tratta del solito divario Nord-Sud, che ormai è diventato pane quotidiano per i registi che ‘[i]vorrebbero far ridere una platea egocentrica[/i]’. E’ il film di Sorrentino che divide. E questo perché invece di starsene in quella gabbia dorata che è il cinema d’[i]essai[/i], ha scelto di pattuire un compromesso con la Tv generalista, andando in proiezione, in prima serata, per giunta, su canale 5/mediaset.
E guerra fu. Dato che noi siamo una generazione 2.0 e non ci accontentiamo di scambiare due parole davanti ad un buon bicchiere di birra fredda, abbiamo deciso di spararci ‘proiettili virtuali’ su Facebook. Comincia la grande bellezza alle ore 21 e 15 e sul [i]network[/i] nascono dal nulla grandi cineasti, critici di film, attenti osservatori del mondo e dei suoi prodotti.
Come dire: tutti guardavano la Grande Bellezza, tutti avevano qualcosa da commentare – è democrazia che è partecipazione, perciò che ben venga – e tutti avevano visto ‘La dolce vita’. Sì, proprio tutti. Perché si è cominciato a tirare fuori, qua e là sulle bacheche virtuali, il nome di Fellini, quello di Benigni, quello di Maradona (ah, no! Questo lo ha ‘ricacciato’ lo stesso regista il giorno della premiazione, tentando di divincolarsi fra english language e ‘i so e Napuli tiè’).
Tutti sapevano di film, tutti sapevano il ‘[i]messaggio nascosto dietro l’ossimoro grande bellezza[/i]’ e tutti criticavano tutti perché ‘[i]che ne capisci tu di film, se ha preso l’Oscar un motivo ci sarà[/i]’.
E fra chi diceva ‘[i]chissà com’erano brutte le altre pellicole in concorso[/i]’ e chi affermava ‘[i]come recita Servillo nessuno mai[/i]’, la gente di Fb si è scatenata. Commenti come ‘[i]Se questo film ha vinto l’Oscar i miei film mentali ne hanno vinti almeno 6[/i]’, ‘[i]gente che vede #lagrandebellezza solo perché ha vinto l’Oscar, mi fate pena[/i]’; e commenti del tipo ‘[i]Ne ero convinto quando voi vedevate De Sica 2 anni fa, ne sono convinto oggi che continuate a vedere De Sica, figlio oltretutto. Servillo sul Mondo, Servillo su tutto![/i]’, o del tipo ‘[i]La verità è che Mediaset ha fatto un grande torto a Paolo Sorrentino: dare La Grande Bellezza in pasto al popolo di Pupetta, I segreti di Borgo Larici e Il Peccato e la Vergogna[/i]’. Lo status più condiviso su Facebook è (all’insegna dell’originalità…) “[i]Ma dove sta la grande bellezza in questo film?[/i]”. O ancora: ‘[i]…Ma quanto è complesso e capriccioso l’italiano?…non sa nemmeno essere..non dico contento, nemmeno orgoglioso, ma pacificato con un film che, sebbene non sia ‘sto granché’, ha vinto un premio importante…quanto inutile fiato alle trombe[/i]’. Tutti hanno avuto qualcosa da dire.
E mentre l’audience di Mediaset cresceva, la Grande Bellezza s’eclissava. A nessuno forse è piaciuto del tutto. Magari è uno di quei film che o si odia o si ama. Sta di fatto che Facebook si è ripresentato ancora una volta come il grande teatro virtuale. Luogo di scontro, d’incontro, di discussione improvvisata. E fra chi omaggia Sorrentino citando frasi del suo film e mettendole come status personale o la faccia di Servillo come immagine del profilo o come immagine di copertina (il più bel regalo che si possa fare al nuovo volto della Fiat) e chi condivide status del tipo ‘[i]anch’io sto guardando la grande bellezza[/i]’ con l’immagine di uno specchio al di sotto, si perde quel sentimento accumunante che scoppiò con ‘[i]La vita è bella[/i]’. Tempi diversi. Tempi da film in piazza guardati con la famiglia d’estate. Oggi lo [i]streaming[/i] è la misura di tutto.
[i]Sir Sorrentino, Sorry, but you have not passed Facebook’s exam[/i].