«Disabilità è sonno delle idee»

11 marzo 2014 | 16:12
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«Disabilità è sonno delle idee»

di Gioia Chiostri

Una squadra quadrata nella Marsica. Una squadra quadrata con un [i]quid[/i] in più. Un qualcosa che accende l’interesse, che abita in un gruppo di quattro persone, tutte giovani, diventate le teste di un progetto, Cooperativa Trepuntozero, che ha tutto da vendere e nulla da invidiare. Anche perché è la realizzazione non solo di un’impresa, ma di qualcosa di più grande, che vede vivere a stretto contatto la forza motrice del mondo, quella giovanile, e la forza disabile. Il presidente della Cooperativa, Emanuele Zuffranieri, è affetto da tetraplegia. Ha lanciato l’idea dell’azienda, la comanda e la guida. Ha messo cioè in moto l’organo più sensazionale della natura umana: il cervello.

Pierluigi Di Stefano, laureato in Scienze della Comunicazione all’università La Sapienza di Roma e poi specializzato in economia bancaria alla D’Annunzio, racconta la storia dell’impresa per tappe: «La Cooperativa è nata dalla voglia di fare, tre anni fa, da Emanuele e Pierfrancesco Mazzei e cioè il presidente dell’impresa e l’esperto di lacci giuridici. Io mi sono accostato alla Cooperativa più tardi, ma da subito ho sentito con i due ragazzi non solo [i]feeling[/i], ma passione per un’energia nuova, imprenditoriale certo, ma adatta a tutti, disabili e normodotati. Io, come gli altri ragazzi, venivo dal mondo del Volontariato, quindi ho sempre prestato attenzione a questa fetta della nostra realtà. Noi veniamo dal volontariato del terzo settore, quindi quello che ha a che fare con il sociale. Emanuele da sempre ha fatto volontariato, in quanto vivendo di disabilità si è interfacciato con l’associazionismo da subito e la stessa cosa Pierfrancesco Mazzei. Fra loro due è nato un rapporto molto bello e hanno cominciato proprio a vivere in simbiosi. Quando li vidi per la prima volta, mi hanno fatto pensare al film ‘[i]Quasi amici[/i]’ diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano. Mi sono piaciuti subito. E’ scattata fra di noi una sinergia».

La Cooperativa, che ha sede legale e operativa nel Comune di Avezzano, ha come obiettivo principale, tra gli altri, quello di offrire a pubbliche amministrazioni, enti pubblici locali, aziende private e uffici professionali il servizio di esternalizzazione del processo di dematerializzazione, conservazione e archiviazione dei documenti cartacei di ogni tipo. I ragazzi, tre anni fa, si sono seduti a tavolino e hanno dato vita alla Cooperativa che è divenuta presto una grande risorsa per la Marsica.

«Emanuele è presidente della Cooperativa, ha una disabilità motoria che compromette tutto, muove solamente parte del viso; ma ha sviluppato dei sensi dieci volte superiori a quelli che appartengono ai normodotati. Lui ha una acutezza, una lungimiranza superiore alla nostra. Una sbarra di ferro lo tiene diritto con la schiena, quindi, teoricamente, dovrebbe stare allettato. Invece lui va in giro, non si ferma mai, e tutte le energie che ha le convoglia nella Cooperativa. Questa è la nostra forza. Io lo conobbi perché mi risolse un problema informatico. Mi complimentai con lui, e lui mi disse: ‘[i]io ne potrei risolvere tanti altri di problemi[/i]’. Lui mi ha sempre detto di sentirsi un peso per la società, in quanto percepisce un assegno di sussidio dallo Stato, essendo disabile. Lui voleva essere risorsa per la nazione. Disse: ‘[i]ma se non vengono ridotte alcune barriere, io non posso[/i]’».

Aggiunge, di fatti, Emanuele: «Non chiediamo aiuti, sostegni economici e sussidi allo Stato, l’unica cosa

che chiediamo è che vengano abbattute non solo le barriere architettoniche, che minano la vita dei cittadini diversamente abili, ma anche le barriere burocratiche, che rappresentano il peggior ostacolo a quanti oggi decidono di lavorare liberamente per vivere in modo sereno e realmente autonomo».

Decidono allora di fare una Cooperativa sociale, ma è una cooperativa sociale [i]sui generis[/i], in quanto oltre ad avere come [i]mission[/i] il sociale, e quindi l’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, permette ai cittadini, sia normodotati che disabili, di lavorare nei progetti da loro ritenuti più idonei. L’informatica è stato il loro trampolino di lancio. Emanuele è un perito informatico, per giunta. L’idea era quella di fare supporto informatico alle aziende. Esiste, di fatti, una normativa che prevede la digitalizzazione degli archivi cartacei entro il 2015 per la pubblica amministrazione.

{{*ExtraImg_190995_ArtImgRight_300x192_}}«Noi, appena siamo nati, essendo piccoli come azienda, ci siamo fidelizzati ad una società abruzzese che ci offre e spazio e macchinari, oltre a degli archivi fisici molto ampi dove custodire nel migliore dei modi le carte della p.a. Questa azienda ha sede a Mosciano. Camminando, poi, ci siamo resi conto che ciò non ci bastava. Abbiamo infatti risposto ad un bando del Comune di Avezzano, l’estate scorsa. Si cercava una cooperativa sociale che si occupasse dell’organizzazione del background degli eventi estivi avezzanesi, comprendente, quindi, anche il facchinaggio e la sistemazione dell’elettricità. Abbiamo presentato una domanda a busta chiusa e, all’offerta al ribasso, abbiamo vinto. Ci siamo misurati anche con questo nuovo settore, il facchinaggio. Abbiamo allora assunto dei ragazzi, sia normodotati che disabili, li abbiamo formati e loro hanno cominciato a lavorare con noi, non solo per noi». Ad oggi, i ragazzi che lavorano nella Cooperativa sono 9, oltre al presidente, Pierluigi, Pierfrancesco e il commercialista, Ivan Antonini.

«Adesso – continua Pierluigi Di Stefano – abbiamo esteso il nostro raggio d’azione anche al campo delle pompe funebri. I nostri ragazzi, reinventati spalleggiatori, sono iperprotetti a livello lavorativo: hanno una previdenza, una busta paga, un trattamento fiscale, un’assicurazione e soprattutto sono in regola. Questa è una rassicurazione per le agenzie, in tanto marciume di lavoro in nero. Il Comune di Avezzano ci ha sempre sostenuto e credo che continuerà sempre a farlo».

«Mettersi a lavorare in proprio – aggiunge – è un atto di coraggio incredibile. Piuttosto che gravare sullo Stato, il lavoratore in proprio offre un servizio doppio, perché da un lato produce Pil, quindi si rende parte fondamentale del sistema economico italiano, e dall’altro dà lavoro anche ai cittadini, perché potrebbe anche assumere delle persone. Eppure il privato è gravato da un macigno di tasse. Il 60% di ciò che guadagnamo, noi lo ridiamo allo Stato sotto forma di Irap e Irpef. È un disincentivo, quindi, che non mette in moto la produttività che c’è in ognuno di noi. Chi ci ha dato subito fiducia è stata la Rindertimi, un’altra associazione, di cui è presidente Gino Milano, che si occupa di cooperazione internazionale. Ha vent’anni di vita ed è oramai un’istituzione ad Avezzano. Si occupa di prima accoglienza agli immigrati, ma tratta anche progetti plenari. Gino Milano viene comunque dal sottobosco del sociale, fa volontariato nell’accezione più pregna del termine. Lui ha sposato la nostra causa e ci ha dato la possibilità di crescere».

In Italia, vige già la legge 68/99 che prevede l’assunzione da parte di alcune pubbliche amministrazioni di una percentuale di disabili ogni lavoratore normodotato assunto. Quindi, la Cooperativa Trepuntozero, in realtà, non fa nulla di ‘innaturale’ assumendo disabili. Ma questa legge «viene disattesa a volte dalle stesse amministrazioni – precisa il ragazzo – Ora ci siamo formati anche come progettisti europei. Negli anni 70 e 80, era la donna la pecora nera del lavoro. Oggi è il disabile. Questa è la vera barriera (culturale) da abbattere. A breve partiranno anche i corsi di alfabetizzazione informatica, promossi dalla nostra Cooperativa, per over 65 e disabili col patrocinio del Comune di Avezzano. La società, secondo me, fatica a rendersi conto di queste persone; i disabili sono a tutti gli effetti degli emarginati».

Cos’è quindi per questi ragazzi la disabilità? «Io credo – risponde Pierluigi – che ognuno di noi abbia una disabilità. La disabilità è vedere il mondo in modo parziale. Emanuele non potrà forse salire in macchina da solo, ma la sua lungimiranza ci porta più lontano di quattro semplici ruote motrici».

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