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«Aeroporto Abruzzo senza sicurezza»

Una nuova tegola sta per abbattersi sull’Aeroporto Internazionale d’Abruzzo.

Questa volta, il pericolo viene dal Ministero dell’Interno, il quale nell’ambito della razionalizzazione dei propri uffici periferici come imposto dalla spendig review, ha previsto la chiusura dell’Ufficio di Polizia di Frontiera Aerea e Marittima di Pescara.

«Questa decisione - si legge in una nota diffusa dal sindacato a difesa - farebbe dell’aeroporto di Pescara un caso unico nel panorama nazionale e, forse, europeo: l’unico scalo internazionale che verrebbe privato di un specifico Ufficio di Polizia di Frontiera».

«Una domanda sorge d’obbligo - si interrogano dal sindacato - come mai negli altri aeroporti internazionali italiani non è prevista la chiusura dei presidi di Polizia? Forse vi sono normative europee e nazionali che ne impongono la presenza?».

La sicurezza in ambito aeroportuale è disciplinata da una normativa europea e nazionale che rende imprescindibile ed ineludibile la presenza della Polizia di Frontiera. Il Regolamento (CE) numero 300/2008 e il Regolamento (UE) numero 185/2010, dettano norme specifiche sulla sicurezza dell’aviazione civile e vincolano direttamente gli Stati membri.

Questa normativa è integrata da quella nazionale, in particolare dal D.M. 85/99, che, pur prevedendo la possibilità di affidamento a servizi di sicurezza privati di una serie di attività, impone la presenza e supervisione dei poliziotti per l’esercizio di “pubbliche potestà”.

«Il quadro quindi - continuano dal sindacato - è inquietante: di fatto l’aeroporto d’Abruzzo, privato dell’Ufficio di Polizia di Frontiera, si troverebbe a non poter operare legittimamente, poiché gli aeroporti italiani sono sottoposti a controlli di team ispettivi nazionali ed europei volti ad accertarne l’idoneità degli standard di sicurezza, la conseguenza di tale assenza potrebbe essere il declassamento o la chiusura dello scalo».

«Appare possibile una simile situazione per un aeroporto che conta circa 600.000 passeggeri e 5.000 voli annui? Quali sarebbero le ricadute sulla regione nel caso ciò si verificasse? Probabilmente catastrofiche - spiegano dal sindacato - L’Abruzzo, che punta e stanzia finanziamenti per l’attività turistica vista come motore di rilancio della difficile situazione economica attuale, vedrebbe vanificati i suoi sforzi. La stessa ricapitalizzazione della società di gestione aeroportuale SAGA sarebbe un’inutile sacrificio per la Regione Abruzzo. Ancor peggio per gli investimenti nell’opera di dragaggio del porto, in previsione del ripristino dei collegamenti con la Croazia e gli altri stati al di là dell’Adriatico. Anche in questo caso - spiegano dal sindacato - chi deve decidere ha dimenticato il ruolo essenziale della Polizia di Frontiera. Come garantire infatti a Pescara gli elevati livelli di sicurezza dei porti, anche questi imposti da una complessa normativa europea?».

L’Abruzzo rischia di perdere un reparto altamente specializzato, a tutela delle frontiere europee.

«Un tale danno a risparmio zero. La Polizia di Frontiera - conclude il sindacato - è infatti ospitata a titolo gratuito dalla Società SAGA e dalla Capitaneria di Porto. Nessun risparmio nemmeno per le autovetture, i mezzi e la strumentazione tecnica, fornita gratuitamente al Ministero dell’Interno dall’Agenzia Europa per le Frontiere FRONTEX ed inutilizzabile per altri servizi».