
di Gioia Chiostri
C’è una sottorealtà di condotti comunicanti fra di loro, fraterni. Una ragnatela urbana, cittadina e giovane, nascosta fra le pieghe di un reale caotico e ansioso. Per una superficie all’insegna dell’ansia più spaventata, dove la crisi è la malattia del secolo e l’egoismo il suo compagno, c’è un fondo umanitario che non demorde. C’è uno zoccolo duro che resiste. Un raggio di luna nell’oscuro. È la voce del volontariato.
Parte a marzo la raccolta di viveri per le famiglie aquilane indigenti. Anche quest’anno il movimento giovanile Azimut e l’Associazione Culturale Logos, in sinergia, organizzano una raccolta viveri per le famiglie aquilane che hanno a che fare ogni giorno con la difficoltà più cruenta, quella economica. «Raccogliamo viveri – spiegano il presidente di Logos Claudio Vernarelli e Francesco De Santis, coordinatore Azimut – perché sono beni di prima necessità. Le famiglie che si rivolgono alla Caritas hanno bisogno, principalmente, di cibo per cucinare il pranzo o la cena ai propri figli. Questi volontari si trovano davanti situazioni al limite della povertà».
{{*ExtraImg_191422_ArtImgRight_300x207_}}Una curiosità: come è nato il connubio Azimut-Logos? «Azimut è un movimento di volontariato e culturale nato nelle scuole, superiori mentre Logos in ambienti universitari. Essendoci conosciuti ed avendo capito che lavoravamo sulla stessa linea d’onda, abbiamo unito le nostre forze per ottenere un risultato migliore», rispondono i ragazzi, peraltro giovanissimi. «Siamo stati spesso invitati – aggiungono – dal Comune di L’Aquila agli incontri organizzati per le associazioni culturali, giovanili e di volontariato. Quest’anno è la seconda edizione della raccolta viveri. L’anno scorso fu organizzata solo dai ragazzi dell’Azimut nel liceo classico Cotugno ed ebbe un discreto successo, grazie anche alla partecipazione attiva di molti professori e l’aiuto del preside».
Qual è la soddisfazione più grande che attingete dal volontariato? «La soddisfazione più grande, per quanto mi riguarda – dice Francesco De Santis, 17 anni – è avere la consapevolezza di essere d’aiuto. Spesso noi ragazzi ci lamentiamo della società nella quale viviamo, della classe politica che non ci rappresenta, della città martoriata, della crisi, ma ho visto veramente pochi rimboccarsi le maniche e darsi da fare per ricreare quello che il terremoto ci ha sottratto. Baden Powell disse: procuratevi di lasciare questo mondo migliore di come l’avete trovato, ed è quello che dovremmo fare noi giovani. Aiutare chi ne ha bisogno». «Di certo – aggiunge Claudio – siamo consapevoli, e non abbiamo nessuna pretesa, di cambiare il mondo. Siamo studenti, vogliamo essere d’aiuto al prossimo facendo attività sul territorio che variano da quelle culturali a quelle ludiche e di impegno sociale. A volte ci stupiamo di come con poco si possano fare grandi cose, questa è la nostra forza e consapevolezza».
{{*ExtraImg_191424_ArtImgRight_300x199_}}Un monito e un consiglio agli aquilani. «Il consiglio – rispondono i due volontari – che ci sentiamo di dare agli aquilani, soprattutto ai ragazzi come noi, è questo: iniziamo a metterci in gioco noi per primi. Per cambiare la realtà nella quale viviamo non bisogna aspettare l’intervento di nessun altro, dobbiamo iniziare a lavorare con le nostre forze per la nostra città. Solo così potremo rivedere L’Aquila veramente ricostruita. I palazzi si rimettono in piedi, è il tessuto sociale che deve essere ricostruito. E per farlo c’è bisogno dell’impegno di ognuno di noi. Il volontariato è uno dei modi per aiutare la città, dando una mano alle famiglie aquilane in ristrettezze economiche».
E’ radicato, secondo voi, il volontariato a L’Aquila? «Le realtà aquilane che si occupano di volontariato sono veramente tante. La nostra forma d’aiuto non ha nulla in più alle altre, è semplicemente mirata ai giovani e agli studenti. Invitiamo tutti a portarci scatolame a lunga conservazione, olio, pomodoro, biscotti, latte e tonno, giovedì 13, 20 e 27, dalle 15.30 alle 19.00, presso i containers della Parrocchia di San Giovanni Battista».
DOVE LASCIARE GLI ALIMENTI: potete trovare i ragazzi giovedì 13, 20 e 27 presso i containers della Parrocchia (P.le S.Antonio-Pile, AQ) dalle 15.30 alle 19.00.
COSA SI RACCOGLIE: scatolame a lunga conservazione, olio, tonno, pasta, pomodoro, ma anche giocattoli e libri per i più piccoli.
I volontari della Caritas parrocchiale da anni lavorano per garantire sostentamento alle famiglie più povere: dal 2009 sempre più famiglie aquilane si sono rivolte alla Caritas per chiedere aiuto. Banale dire che sia un piccolo gesto quello di mettere cibo sul piatto di chi non lo ha. Eppure non è così. Perché la povertà, nel 2014, ha assorbito gran parte della società in generale. A macchia di leopardo, crescono nuclei familiari senza sostentamento. Il lavoro è stato svuotato del suo senso sicuro: è l’equilibro della vita che oggi arranca. Donare agli altri per togliere a sé stessi è l’ultimo gettito di umanità sulla scia dell’indifferenza, nata su rovi del disastro civile.