
Signore mio, avevate proprio ragione. Il nostro Don Chisciotte, nobile che voglia ritenersi, non ha pace e non ne concede a nessuno. Se non dichiara guerra a qualcuno non riposa. Oggi, però, mi sembra che le posizioni siano leggermente diverse. Dal “galeone” dell’ex vice massimo arrivano certe bordate che fanno tremare non soltanto la poltrona di Don Chisciotte, ma anche il suo ronzino e la nobile casa da cui escono le più grandi idee per la ricostruzione della città, ammesso che di ricostruzione si possa parlare.
Avevo avuto la sensazione che, dopo la bomba dell’inchiesta “do ut des”, il grande polverone sollevato dalla notizia si fosse depositato a terra, coprendo pietosamente le ipocrisie e i falsi atteggiamenti di comprensione e solidarietà verso gli indagati. Invece, proprio questa mattina, un boato assordante ha investito la città. Sancio Panza alza i toni e cerca di mettere in “Riga” Don Chisciotte che, però, non molla sui posti occupati dopo le dimissioni. Con questi chiari di luna, secondo voi, cosa potrebbe avvenire?
[i]Carissima, non succederà un bel niente. Per qualche giorno ancora i toni saranno caldi, poi diverranno tiepidi e, infine, si spegneranno nel freddo della notte. Don Chisciotte scenderà dal ronzino e tratterà alla pari con Sancio Panza, se vuole continuare a restare in sella. Se, poi, volesse essere disarcionato a tutti i costi, basterebbe non cedere sui posti in giunta e nelle commissioni consiliari. Ma, cederà. Non aver timore. Altrimenti cominceranno a levarsi i coperchi e si leveranno vapori e bollori derivanti da tutto ciò che bolle in pentola: lo smaltimento delle macerie, i presunti abusivismi per la costruzione delle casette in legno, la perentoria richiesta dell’assegnazione e della gestione del Progetto CASE, il plani volumetrico per il recupero e valorizzazione di Piazza d’Armi, le famose rotatorie, la demolizione dei fabbricati per il recupero di Porta Barete, le spaventose condizioni finanziarie di tutte le Aziende municipalizzate, il decollo dello scalo aereo a costo zero, i contratti di locazione inesistenti per i locali occupati dalla municipalità, e tanti altri piccoli e grandi problemi che verranno a galla man mano che il brodo della pentola va in ebollizione. Non dimenticare mai quello che diceva il saggio Tacito: “Eversio rei familiaris dignitatem ac famam praeceps dat”, “Spesso nella rovina dei patrimoni, colla roba se ne va la dignità e la fama”.[/i]
Signore carissimo, parole sante. Santissime quelle contenute nella citazione di Tacito, ma essa, purtroppo, non è adeguata perfettamente ai tempi attuali riferiti alla nostra amministrazione. Mancano le materie prime da distruggere. Mancano proprio i patrimoni, già minati in precedenza e praticamente annientati in questo ultimo settennio. Infatti, il centro turistico del Gran Sasso ha ricevuto più volte il viatico. Aspetta solamente che Caronte faccia fare all’Ente l’ultimo viaggio. Le aziende dei trasporti e dei rifiuti solidi urbani navigano a vista verso il dirupo del dissesto economico. Non dispongono neppure delle candele per illuminare il pesante cammino. Si muovono con la sola luce dei cerini fino a quando qualcuno bonariamente riesce a fornirli. Poi, il salto nel vuoto. Tanto paga sempre pantalone. L’aeroporto a costo zero lo lascerei da parte. Lo riserverei esclusivamente alle cicogne, così, almeno, potremmo sperare in un incremento delle nascite, con la speranza di risollevare il saldo negativo dell’anagrafe cittadina. Possibile che questa città non possa svegliarsi dal lungo torpore in cui è caduta ormai da diversi anni? Tutto tace? Nulla si può muovere o attivare?
[i]Signora mia, capisco le tue preoccupazioni. Condivido anche il senso di attaccamento che ancora ti lega alle sorti della tua amata città di nascita. Ma, vedi, gli elementi cardine della vita politica, amministrativa, sociale, sportiva, risiedono esclusivamente nella casa madre di Don Chisciotte. È vero che dispone di un piccolo nucleo di fedelissimi, “spostati tutti estremamente a sinistra” come dice Sancio Panza, ma sono incerti, stanchi dalla nascita, affetti da abulia. È inutile che mi affanni a cercare i termini adeguati per descriverli. Forse, sarebbe meglio che ti trascrivessi un vecchio detto ripreso Dal Migne, trascurando volutamente la versione latina e fornendoti la fedele traduzione: “La noce, l’asino, la campana e il pigro senza batterli non si muovono: l’una è dura, l’altro è lento, la terza tace e il quarto giace: ma tosto che sentono il colpo del ferro o del legno, la noce cade, l’asino s’affretta, la campana suona e il pigro opera”.
Hai capito adesso?[/i]
Signore, grazie dei lumi. Ho capito e anche bene. Ecco perché Sancio Panza sta usando sia la bacchetta di legno che di ferro per far cadere le noci, per sollecitare l’asino, per far suonare la campana che possa tenere svegli i pigri. Scusate, ma c’è qualcosa che non mi convince, perché se Don Chisciotte dovesse restituire il maltolto a Sancio Panza, le noci resterebbero sulla pianta, l’asino rimarrebbe immobile, le campane non suonerebbero e i pigri continuerebbero a dormire. Questo mi concede anche la possibilità di ipotizzare che le famose rotazioni di dirigenti e funzionari non potrebbero essere mai effettuate. Ed ecco che il cerchio si chiude per l’ennesima volta e, così, vissero felici e contenti alle spalle dei contribuenti.
[i]Mia cara signora, mi accorgo, però, che non hai rilevato altri fatti importanti che stanno accadendo nella tua città. Non so bene se Don Chisciotte sia diventato nostalgico, oppure se sia stato folgorato sulla Via Mariana convertendosi al cristianesimo. L’ho sentito portare una serenata al suo “paladino” della ricostruzione. Ha cantato alla perfezione una vecchia canzone napoletana, facendosi scendere il ciuffetto dei capelli sull’occhio destro, perché lui guarda solamente a sinistra, “resta con me, non me lassà”. La melodia, però, non ha sortito successo. Non si sono accese le luci della camera da letto e non si sono neppure aperte le imposte. Allora, ha deciso di cambiare musica e parole e ha intonato decisamente il canto cristiano “Resta con noi Assessore la sera, resta con noi e avremo la ricostruzione”. Ha proseguito il lamento della sirena per tutta la notte. Una risposta di rinuncia alla candidatura regionale non l’ha ottenuta. Forse, il responso giungerà in maniera autonoma e ragionata. L’assessore resterà nella casa di Don Chisciotte, non per le lusinghe del sindaco massimo, ma per la precisa presa d’atto che non si accede alla carriera politica regionale con le demolizioni, le possibili ricostruzioni e con il vizio della polemicuccia ereditato da Don Chisciotte. Sono certo, comunque, che anche il “paladino” della ricostruzione verrà messo in “Riga” da Sancio Panza.[/i]
Signore carissimo, vi prego, richiamatemi pure accanto a voi prima che gli abitanti della casa di Don Chisciotte possano approdare alla regione. Mi dispiacerebbe molto finire al Panteon, in camera doppia, con il rischio di dover pagare anche la fattura del pernottamento. E così sia.