
Domani mattina la Polizia di Stato restituirà alla Curia aquilana i frammenti della reliquia di Papa Wojtyla trafugati dal santuario di San Pietro della Jenca, dedicato al beato Giovanni Paolo II, nella notte tra il 25 e 26 gennaio scorsi. David Mancini, sostituto procuratore della Procura dell’Aquila, ha infatti emesso un decreto di dissequestro per tutto il materiale religioso rinvenuto dalla polizia, disponendone la restituzione agli aventi diritto e quindi alla Curia aquilana.
Domani alle 11 negli uffici della questura e alla presenza di monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliarie della Diocesi di L’Aquila e di don Carmelo Pagano Le Rose, cappellano della polizia, la squadra mobile riconsegnerà quindi i frammenti della reliquia ritrovati dagli stessi agenti il 30 gennaio.
La reliquia, un pezzetto di stoffa intriso del sangue di Papa Wojtyla a seguito dell’attentato subito in piazza San Pietro il 13 maggio 1981, era stata rubata dal santuario da tre giovani che, pensando di avere a che fare con un oggetto di grande valore economico, avevano provato a rivendere tutti i pezzi sottratti. Rendendosi conto che il contenuto della teca non era oro e quindi che non ne avrebbero ricavato un utile vendendolo, si erano disfatti della reliquia, seppellendola insieme al crocefisso nelle campagne adiacenti alla basilica di Collemaggio. L’angioletto dorato è stato invece ritrovato nel corso di una perquisizione condotta a casa di uno dei tre giovani.
Le ricerche eseguite dal personale della questura e, successivamente, dalla polizia scientifica dell’Unità analisi crimini violenti con la partecipazione di “Orso”, il cane molecolare addestrato per la scoperta di tracce ematiche, avevano consentito di ritrovare dei frammenti riconducibili alla reliquia contenente il sangue del defunto pontefice Giovanni Paolo II. Inoltre, sempre il personale della squadra mobile aveva rinvenuto, a casa di uno degli indagati, i filamenti di seta dorata che sostenevano, attraverso una cucitura, la reliquia nella teca.
I giovani sono stati molto collaborativi, indicando subito il punto dove avevano seppellito gli oggetti sacri sottratti e si erano liberati della reliquia a Tempera, nell’area parcheggio di un Map dove uno di loro abitava, dopo aver rotto il vetro che la conteneva.
Le indagini hanno consentito di accertare anche la sequenza dei fatti che hanno portato al furto della reliquia. L’idea di sottrarre il reliquiario sarebbe partita da uno dei giovani che, essendo elettricista, aveva svolto dei lavori nell’area della chiesa e collegandosi con il palo dell’Enel, sarebbe riuscito a fare luce all’interno e a impossessarsi degli oggetti, allontanandosi poi con il complice, mentre il terzo ragazzo li avrebbe aspettati in auto ad Assergi.