
La seduta del Consiglio regionale è stata caratterizzata finora da due sit-in di protesta: uno promosso dal segretario regionale del Mia Casa, con la presenza di un folto gruppo di inquilini di alloggi di edilizia popolare, un altro animato da un gruppo di lavoratori del centro di ricerca Cotir di Vasto, sodalizio pubblico controllato dalla regione Abruzzo che ha la maggioranza del pacchetto di quote, senza stipendio da 15 mesi.
In particolare il segretario regionale del Mia Casa, Pio Rapagnà, ha sottolineato di aver presenziato ancora una volta i lavori del Consiglio regionale per scongiurare l’approvazione da parte dell’Assemblea regionale del progetto di legge che prevede l’autorizzazione alle Ater abruzzesi (Aziende territoriali per l’edilizia residenziale) «a vendere il patrimonio immobiliare per ripianare i debiti».
«Abbiamo ribadito che non ha senso che la regione approvi una legge quando il Governo ha emanato un piano di housing sociale che prevede il riscatto delle case a condizioni sociali vantaggiose – ha spiegato Rapagnà -, qualora lo facesse il provvedimento verrebbe bocciato. La Regione dovrà trovare altre strade e nella riunione della seconda Commissione sembra si sia arrivati alla soluzione che le Ater potranno vendere solo locali commerciali, naturalmente esclusi i garage dove vivono le persone».
Nel denunciare che le Ater hanno già ripianato i debiti con i fondi incassati finalizzati alla manutenzione, Rapagnà ha sottolineato che «questa situazione potrebbe essere una beffa per i tantissimi aquilani che ancora non rientrano nei loro alloggi popolari perché si vedrebbero vendute le loro case non ancora rioccupate».
In riferimento alla protesta del Cotir, i cui dipendenti hanno affisso uno striscione con la scritta «Il lavoro non retribuito debilita l’uomo», al termine di un incontro con il presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, e l’assessore al ramo, Mauro Febbo, è stato chiarito che «saranno pagate alcune mensilità del 2013 con i fondi assegnati nel 2014 e che la situazione tornerà normale solo nel 2015».
«Non c’è stata alcuna rassicurazione né sul presente né sul futuro – tuonano Ada Sinimberghi e Simona Velletri, della Rsu Cgil, ed Elvio Di Paolo della Rsu Cisl -. La nostra situazione rimane molto critica con 15 mensilità arretrate tra quanto deve erogare il centro di ricerca e la cassa integrazione a rotazione. È mancata la programmazione nonostante il nostro lavoro di ricerca applicata riguardi l’agricoltura e l’agroalimentare, due settori di punta che costituiscono il futuro».
Una parte dei fondi destinati al Cotir sono bloccati per il caso, emerso nei mesi scorsi, del dirigente che avrebbe firmato la disponibilità dei fondi senza poi confermarla.