Come si gestisce il rischio terremoto? 5 regole

3 aprile 2014 | 13:38
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Come si gestisce il rischio terremoto? 5 regole

Per prevenire e salvaguardare le imprese e la loro capacità produttiva in momenti di particolare difficoltà sia per effetto di condizioni climatiche avverse sia di calamità naturali come i terremoti, l’Anra (associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni nazionali) ha stilato «alcune regole d’oro».

A spiegarle è Alessandro De Felice, consigliere dell’associazione e vice presidente di Ferma, nonché chief risk officer di Prysmian.

«Intanto – afferma – bisogna identificare le potenziali cause di rischi catastrofali, valutando l’impatto in termini di livello previsto e relativa probabilità, mediante eventuali serie storiche. Normalmente si prendono in considerazione eventi con probabilità di accadimento in base alle serie storiche conosciute degli ultimi 250 o 500 anni; identificare le aree dello stabilimento per cui è opportuno prevedere barriere antisismiche, così da installare protezioni permanenti sulle forniture critiche (gas, energia elettrica, vapore, acqua, ecc.) e sui materiali potenzialmente pericolosi e/o inquinanti; trasferire in magazzino i macchinari e prodotti ad alto valore e/o critici (o almeno prevedere aree di sicurezza); redigere e includere nel piano di emergenza del sito, le azioni necessarie da intraprendere durante un evento castrofico (installare barriere temporanee, chiudere le utenze critiche, ricollocare materiali critici, ecc.); pianificare un piano di recupero post terremoto, includendo società specializzate nel rispristino edifici, macchinari e materiali».

Queste tematiche saranno approfondite anche il prossimo 10 aprile a Milano nel corso dell’assemblea annuale dei soci di Anra, in un convegno dal titolo: «Emergenze e Crisis Management: istruzioni per l’uso – Dall’attività di analisi alle testimonianze dirette», ospitato presso il centro congressi Fondazione Cariplo.

«Sono passati 5 anni dal sisma che ha sconvolto L’Aquila, il 6 aprile 2009 alle 3,32, causando la morte di 309 persone – commenta Paolo Rubini, presidente di Anra. Le ferite inferte a case, monumenti, edifici pubblici e attività produttive sono state profonde e molte sono ancora aperte. Oltre al capoluogo, sono 56 i comuni del cosiddetto ‘cratere’ individuati per la ricostruzione. E secondo l’Ance, oltre 200 i cantieri attivati nel centro storico dell’Aquila e 1.500 quelli nelle zone periferiche, oltre 11.500 gli addetti in campo e 1.400 le imprese impegnate negli interventi edilizi: nei comuni del cratere sono 560 i cantieri nelle periferie e 40 nei centri storici. Numeri questi che ancora una volta fotografano la fragilità del nostro Paese, che periodicamente deve fare i conti da un lato con l’incuria e la scarsa propensione a prevedere rischi e dall’altro con eventi naturali infausti e tragici. Per chi come noi quotidianamente deve gestire i rischi per professione, desta grande sconcerto l’incapacità di tutelare seriamente centri abitati e siti produttivi, in modo tale da essere pronti a reggere l’urto anche di eventi catastrofali imprevedibili come i terremoti».