L’Aquila sogna il futuro delle Mura urbiche

3 aprile 2014 | 19:49
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L’Aquila sogna il futuro delle Mura urbiche

La seconda giornata della quarta edizione del Salone della Ricostruzione – promossa da Ance Abruzzo, insieme a Ance L’Aquila, Ance Chieti, Ance Teramo, Ance Pescara e Carsa – si è aperta con il convegno istituzionale “[i]L’Osservatorio regionale dei contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture[/i]” a cura di Consorzio Isea, Regione Abruzzo e Ceremoco. L’Osservatorio segue tutto il ciclo di vita dell’opera pubblica, curando l’elaborazione dei progetti statistici, le informazioni sulle stazioni appaltanti con tutta la fase di gara dell’opera, le rilevazioni dei bandi e gli esiti delle gare.

Vittorio Di Biase, dirigente del Servizio tecnico regionale dei Lavori pubblici della Regione Abruzzo, ha illustrato la tendenza del rapporto 2012. «Guardando a livello regionale – ha detto – c’è stato un decremento in numero e in importo di opere appaltate. È stato rilevato qualche picco nella provincia dell’Aquila negli anni successivi al terremoto». Nel corso dell’incontro è stato illustrato dal professor Maurizio Volpe il Prezzario regionale delle opere edili, composto di otto settori: edilizia opere civili, sondaggi e prove geotecniche, opere provvisionali, recupero, sicurezza, urbanizzazioni, impianti elettrici e impianti meccanici. Inoltre, è stata analizzata la struttura dei prezzi, dalle analisi al costo finale, assieme ai processi di aggiornamento e di implementazione.

Altro importante appuntamento il convegno “[i]Progetto centro T.E.R.R.A. Documentare la ricostruzione[/i]” a cura dell’USRA, Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila. Si tratta di un progetto per la costituzione di un Centro di documentazione e ricerca orientato su tre obiettivi: educare e informare attraverso la trasparenza; consentire alle istituzioni una gestione e un monitoraggio continuo sulla ricostruzione; studiare e “ricercare” con l’obiettivo di raccogliere dati che possano essere resi disponibili a livello nazionale. I partner sono gli Uffici Speciali per la ricostruzione, l’Università degli Studi dell’Aquila, la Deputazione di Storia Patria negli Abruzzi, il CNR L’Aquila, il Comune dell’Aquila e i Comuni del cratere. «Stiamo cercando di costruire una base di conoscenza per i futuri casi di calamità naturale – ha commentato Paolo Aielli, direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila – Per il momento abbiamo costituito una piattaforma informatica con l’intento di realizzare successivamente anche un luogo fisico dove incontrare i cittadini e rendicontare loro sulle nostre attività».

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I progetti di restauro della Basilica di Santa Maria di Collemaggio e delle Mura Urbiche sono stati invece al centro del convegno delle 15: “[i]Identità urbana e restauro[/i]”, organizzato dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo. Due beni monumentali basilari per ricostruire anche l’identità storica e culturale del territorio su cui l’amministrazione dei beni culturali in Abruzzo sta lavorando con grande impegno. «Per la prima volta è stato presentato al pubblico il progetto di restauro della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, sostenuto dall’Eni, che ha tra i criteri ispiratori quello del rispetto della complessità storica dell’edificio e delle sue fasi costruttive – ha commentato Fabrizio Magani, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo – L’intervento di miglioramento sismico, finalizzato al raggiungimento di adeguati livelli di sicurezza, è parte integrante del più generale progetto per la conservazione del monumento. Per quanto riguarda la Cinta Muraria l’intervento di restauro e valorizzazione parte dal presupposto di riscoprire un monumento quasi dimenticato dalla collettività e al tempo stesso elemento fortemente identitario per la stessa».

La cinta Muraria di L’Aquila, costruita per la gran parte nella seconda metà del XII secolo, delimita l’intero insediamento medievale e costituisce tuttora il più forte e riconoscibile segno di definizione dell’immagine urbana della città. Il progetto fa parte di un programma che, negli intenti, non si dovrebbe esaurire nel consolidamento statico e nel restauro architettonico, ma dovrebbe porre le basi per una serie di opere volte ad attuare un intervento finalizzato a consentire l’inserimento della cinta muraria nel complesso delle relazioni proprie del contesto urbano.

«Dal giorno del sisma sono venuta all’Aquila ogni anno e con funzioni sempre diverse – ha aggiunto il sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Dell’Acqua Buitoni – Inizialmente ho ricavato un sentimento di terribile desolazione soprattutto perché l’Italia non riusciva a essere unita e a dare un sostegno concreto alla popolazione aquilana che ne aveva bisogno. Poi qualcosa si è mosso: la “barca” della ricostruzione è partita e oggi sento un’atmosfera molto diversa rispetto ai primi anni. Il mio pensiero immediato è andato alle persone, ai danni materiali subiti dalle attività produttive e più in generale dalle costruzioni. In questo contesto il recupero dei beni culturali, e ricordo qui l’inaugurazione della Fontana delle 99 Cannelle, svolge un ruolo importante: una comunità si ritrova sempre intorno ai suoi simboli e ai suoi monumenti. Restaurarli e recuperarli, come le Mura Urbiche e la Basilica di Santa Maria di Collemaggio che oggi qui vengono presentate, significa fare qualcosa che va oltre il recupero delle pietre. Significa restituire identità a una comunità. Recuperare il patrimonio artistico significa perciò recuperare innanzitutto l’identità di un territorio per arrivare successivamente a una valorizzazione anche turistica dello stesso. E’ questa la fase a cui dobbiamo prepararci. Vorrei sottolineare l’importanza del contributo dell’Eni: non ce l’avremmo fatta da soli. Speriamo che questo esempio virtuoso venga sempre di più seguito. Abbiamo decine e decine di cantieri aperti che vanno conclusi il più rapidamente possibile. Questo esempio deve servire per aprire altri collegamenti, non solo con il mondo delle finanze pubbliche. La mia vicinanza a tutto il territorio non è un fatto teorico o retorico, ma un impegno preciso per rimediare alle gravi carenze iniziali di cui dovremmo vergognarci come italiani – ha concluso il sottosegretario – Oggi stiamo recuperando, dunque tutte le istituzioni sono impegnate a dare il massimo. E anche il nuovo Governo, se vuole cambiare verso, deve dare un segnale deciso a questo territorio particolarmente ferito».