
di Maria Chiara Zilli
Fiducia e consapevolezza. Sono queste le parole chiave dell’emergenza secondo il capo del dipartimento di Protezione civile Franco Gabrielli, a L’Aquila alla vigilia del quinto anniversario del terremoto che nel 2009 ha travolto il capoluogo abruzzese.
Gabrielli, che in città ha partecipato al convegno sulla comunicazione di crisi e di emergenza Sos24, nell’anno del dramma era prefetto del capoluogo abruzzese, una nomina, come ha ricordato oggi, «arrivata nel pomeriggio del 6 aprile». «La mattina del sisma ero a Roma – ha spiegato – non avevo incarichi. La nomina è arrivata nel pomeriggio. Alle 5.40 del 7 aprile ero a L’Aquila, dove sono rimasto ininterrottamente per 13 mesi, senza prendere neanche un giorno di ferie».
Il bilancio del lavoro svolto nel capoluogo abruzzese? Non posso dire, come forse non può dirlo nessuno, di non aver fatto errori, ha spiegato Gabrielli, «ma nessuno può dire di aver trovato la mia porta chiusa». «Sono stato sempre presente per chi ha avuto bisogno di confronto o di conforto – ha aggiunto – Ho visto la sofferenza, ho ascoltato tante storie».
Secondo Gabrielli, L’Aquila sta ancora faticando a ritrovare la propria identità, ma «ho sentito da un’intervista al sindaco Massimo Cialente che la città sta ripartendo».
{{*ExtraImg_194937_ArtImgRight_300x200_}}«I media in caso di emergenza sono fondamentali», ma bisogna sottolineare la differenza tra «l’informazione e la comunicazione», ha aggiunto Gabrielli. «La comunicazione del rischio – ha spiegato – nasce da un percorso» basato sulla fiducia e non nel momento dell’emergenza. «Il cittadino cerca chi è degno di affidabilità» e spesso si sente «poco nella condizione di affidarsi alle istituzioni», ha rilevato, per questo «è importante instaurare con la popolazione un rapporto di fiducia».
«I sindaci devono essere più efficaci» nel modo di comunicare i «piani di protezione civile», perchè la consapevolezza dei cittadini deve «essere migliorata». «E’ il sindaco che deve comunicare il rischio» ha ricordato Gabrielli, che ha lanciato un appello ai cittadini, invitandoli a bussare alle porte degli amministratori per prendere visione dei piani di protezione civile. Sul tema l’ex prefetto dell’Aquila ha confessato di aver utilizzato anche il metodo del «pubblico ludibrio, pubblicando on line i comuni senza un piano di protezione civile».
Sulla diffusione delle informazioni attraverso Facebook e Twitter, Gabrielli ha ricordato che «non tutti vivono di [i]social network[/i]», come accade nei piccoli comuni, dove la comunicazione va calibrata sulla base delle persone che vi risiedono.
Un altro elemento fondamentale per Gabrielli è tenere in considerazione la «vulnerabilità degli edifici», visto che le vittime del terremoto dell’Aquila «sono morte perchè gli edifici non erano fatti bene, sono crollati».
Poi un focus sulle scuole. Ricordando le piccole vittime del terremoto di San Giuliano, Gabrielli ha sottolineato che il problema scuole non riguarda solo L’Aquila, ma l’intero Paese, dove il «65%» degli edifici scolastici «non sono sicuri». Pertanto, in tutto il paese «bisogna stare attenti ai materiali con cui si fanno le scuole». «Realizziamo comunità sicure» ha concluso Gabrielli, nelle quali i cittadini abbiano a disposizione «strutture sicure».
{{*ExtraImg_194938_ArtImgRight_300x200_}}Infine, un caloroso saluto agli alpini dell’Ana, che hanno accolto il capo della protezione civile di fronte all’auditorium di Renzo Piano con una fanfara. Gabrielli ha stretto la mano a tutti, ricordando di rappresentare «un milione di volontari di protezione civile» e sottolineando l’importanza dell’Adunata degli Alpini che si terrà a L’Aquila nel 2015. Un traguardo che rappresenta anche un riconoscimento al «grande sforzo e alla grande abnegazione» mostrata dagli alpini.