6 aprile, stavi tornando

6 aprile 2014 | 11:41
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6 aprile, stavi tornando

di Giada Panetti

Mi fermai a pensare su una sedia troppo comoda per dei pensieri troppo

scomodi.

Stavi tornando.

Ti sentivo, ti annusavo, ricordavo!

Per qualche secondo toccai quegli anni così incoscienti, anni in cui non ti

chiedi mai che ore sono, anni in cui hai la piena convinzione che quel posto,

quella panchina, quel motorino e quelle mura non cadranno mai.

Sapevo che mancava poco al giorno in cui con una sottile cattiveria saresti

tornato a ricordarmi che ciò che credevo fosse per sempre, era solo l’illusione

di una strada perfetta distrutta nel momento sbagliato.

6aprile 2009 3.32 una data, un giorno, un’ora… minuti indelebili

nell’anima.

Giorno dopo giorno diventai grande amica dell’abitudine, una bestia cattiva

che con agilità entra nell’animo umano…

Così, condannando l’uomo alla

sopravvivenza condiziona inevitabilmente la sua esistenza.

Con gli anni mi sono resa conto di quanto il dolore sia un peso incolmabile

che ci portiamo dentro, di quanto il dolore abbia una certa attinenza con una

bomba composta da tante parti e destinata a scoppiare se non ci diamo la

possibilità di disattivare in tempo il dispositivo. Il dolore è un insieme di

sfaccettature che si manifestano nell’arco della vita come meno te l’aspetti.

Il dolore, spesso si nasconde dietro un atteggiamento apparentemente

superficiale, banale perennemente gioioso quando invece quell’atteggiamento è

solo una difesa, una copertura o meglio l’accettazione di quel trauma che è

diventato ormai parte di te… e inevitabilmente morirà con te. Scrivo questo

perché si avvicina il 6 aprile, giorno che ha cambiato la vita,a chi più chi

meno, ad aquilani e non… e mi piacerebbe che nessuno commentasse la

manifestazione di sofferenza sfogata da cinque anni a questa parte in ognuno di

noi… chi ha vissuto quella notte porta con se il suo dolore e nel rispetto

degli altri è libero di manifestarlo come meglio crede.