
di Gioia Chiostri
Una finestra sulle zone calde del mondo.
Le zone dove la rabbia è più presente della normalità, dove l’anormale vince sul quotidiano. La zona calda del 6 aprile si chiama L’Aquila e lui, il referente che questa sera spiegherà a Fazio, nel programma di Rai 3 ‘Che tempo che fa’, il dramma, la rivalsa, i momenti e gli attimi di vita vissuta, si chiama Roberto Grillo, fotografo originario di L’Aquila, ma espatriato grazie alla forza del suo obiettivo.
«Mi ha contattato la redazione di ‘Che tempo che fa’ – ha spiegato a ilCapoluogo.it Roberto Grillo – e mi ha chiesto di collegarmi in diretta TV dalla zona rossa dell’Aquila questa sera. Lo scopo è sicuramente quello di far vedere L’Aquila com’è adesso, 5 anni dopo il disastro, e di raccontare fotograficamente, se così si può dire, la mia visione della città di oggi.
Io presenterò degli scatti freschi, fatti l’altro ieri, quindi niente sulla sciagura passata. Sono dettagli della città, momenti di vita cittadina. Oggi è il giorno dell’anniversario aquilano per eccellenza e la redazione del programma di Rai 3 ha avuto l’idea di mostrare immagini invece di sommare parole.
Hanno chiesto alla comunità chi potesse essere un fotografo di riferimento e hanno fatto il mio nome».
La finestra di approfondimento su L’Aquila andrà in onda tra le 20 e 40 alle 22 e 30 di stasera.
«Il focus sarà sulle città e la mia visione di essa. Ci saranno proiezioni delle mie foto durante la diretta, foto prettamente riguardanti il centro storico», aggiunge Grillo.
Orgoglioso di questo contatto?
«Ovviamente – risponde Grillo –, anche se non è la prima volta che le mie foto vengono scelte per raccontare la città di L’Aquila e i suoi abitanti, miei concittadini. Sono stato ospite due volte al Tg2 e una volta a Uno Mattina; ma adesso mi confronto con un tipo di trasmissione e un target che fa 5 milioni di contatti al giorno e che, al contempo, ha un uditorio molto elevato culturalmente.
La responsabilità delle cose che si andranno a dire e affermare è senza dubbio maggiore. Non è un programma, questo ci tengo a dirlo, che va a caccia del nulla che fa spettacolo. Andando a rappresentare la mia città in una trasmissione di questo tipo, mi spaventa il carico di fiducia e potere. Non voglio far fare brutta figura a L’Aquila, non se lo merita».
«Io ho chiesto alla redazione – continua Roberto Grillo – di non anticiparmi le domande perché preferisco l’improvvisazione. Loro sono rimasti molto perplessi». Chi fotografa, in fondo, non programma lo scatto perfetto, ma lo incontra per caso.
Come avverrà il collegamento?
«Io mi collegherò da Piazza Duomo. Anzi, a tal proposito – precisa il fotografo aquilano – ci tengo a ringraziare il mio amico Massimo Prosperococco grazie al quale potrò stasera utilizzare la connessione che c’è in piazza. Lì è collocata, infatti, una struttura dove è possibile accedere ad una rete che viene utilizzata dai ragazzi che non hanno altre possibilità di collegamento in zona».
Parlare ancora del terremoto. In che altro modo?
«In questi due giorni – conclude Grillo – tanti hanno avuto occasione di dire cose sul terremoto, sul 6 aprile e sulla tragedia aquilana, quindi non sono, né sono stato l’unico a raccontare il sisma.
La stampa sovraccarica gli utenti delle immagini e delle storie aquilane per due giorni l’anno. Stasera i riflettori si spegneranno fino al prossimo anno (o fino al prossimo scandalo, ndr) e io avrò l’arduo compito di tenerli accesi almeno per una notte ancora. Vorrei che la redazione capisse questo mio stato: queste luci spente dopo l’abbaglio dei media nazionali e non. Spero che avranno la sensibilità di carpire questo aspetto. È un po’ come se noi volessimo essere abbandonati un po’ più tardi, quest’anno. L’unica cosa certa – conclude Grillo – è che chi mi ha scelto ritiene che io sia, nulla togliendo agli altri, il fotografo che ha meglio rappresentato visivamente il terremoto a livello nazionale e ha tenuto forse a mente che sono sempre stato un fotografo ‘non schierato’. O meglio, che non si è mai schierato né dalla parte degli accusatori né dalla parte degli accusati, dopo il sisma del 2009, quando cioè era facile schierarsi.
Sono sempre stato coerente con le mie posizioni neutre, e con tanta difficoltà aggiungo. Questo aspetto è piaciuto molto alla redazione di ‘Che tempo che fa’. Più che la gratificazione di apparire in una trasmissione così importante, il sentimento che ho dentro riguarda la responsabilità che sento di rappresentare, come ho fatto altre volte, la mia città. Spero di essere bravo, stasera. Solo questo».