
di Gioia Chiostri
Abruzzo, regione verde d’Europa. È da questo assunto che, ad Avezzano, si è deciso di parlare di sviluppo agricolo, aziende agricole e agricoltori in generale. L’agricoltura è un dato di fatto all’interno della cornice abruzzese; la Marsica in primis, la Valle Peligna poi, infatti, sono diamanti grezzi rurali, atti a divenire gioielli preziosi sulla veste regionale. Il consigliere regionale, Giuseppe Di Pangrazio, ha voluto circondare il tavolo del lavoro e delle proposte con volti familiari all’esigenza agricola per mettere nero su bianco un progetto, di sviluppo rurale appunto, che dovrà basarsi sui 430 milioni di euro previsti per l’Abruzzo nel nuovo piano di sviluppo rurale previsto per gli anni 2014-2020 e targato Ue.
{{*ExtraImg_195381_ArtImgRight_300x192_}}«Qui, ad Avezzano, – spiega Di Pangrazio – siamo nel cuore dell’Agricoltura abruzzese. In vista dei nuovi piani europei, non possiamo dimenticare che l’Abruzzo è la Regione dei Parchi e dei fiumi e possiede una parte costiera e collinare in cui è presente un’ampia produzione di vini e di olio. Nell’entroterra, poi, nella piana del Fucino soprattutto, c’è un’alta specializzazione di ulivi e ortaggi vari, alla quale dovrebbe seguire una forte e importante industria di trasformazione, non ancora matura, purtroppo, diversamente da ciò che avviene per prodotti della costa. Oggi il tema è l’Agricoltura, quella con la A maiuscola, quindi una realtà che potrebbe costituire anche la molla della ripresa occupazionale per l’intero territorio regionale. Per questo ho inteso riunire attorno ad un tavolo virtuale le tre maggiori firme dello sviluppo agricolo in Abruzzo: Coldiretti, Confagricoltura e Cia, rappresentate segnatamente da Luca Di Giandomenico, Stefano Fabrizi, Maurizio Di Zio».
Rispetto ai 18 miliardi di euro totali del Piano di Sviluppo Regionale 2014-2020, la Regione Abruzzo percepirà 432 milioni e 800 mila euro. «E’ ovvio – continua il consigliere – che regioni con una dimensione territoriale destinata all’agricoltura minore rispetto a quella della regione Abruzzo, percepiranno risorse economiche superiori. In primis le Marche, che otterranno ben 537 milioni di euro e, in secundis l’Umbria, che ne otterrà 876 milioni di euro. Come è possibile? E’ anche vero che L’Europa investe il 40% del proprio bilancio in questo settore, in quanto, evidentemente, considera l’agricoltura come un aspetto fondamentale della nostra vita, che investe la salute e gli alimenti. E proprio per questo l’Abruzzo, che è fucina di prodotti cardine alimentari, dovrebbe essere premiata dall’Ue e non affossata».
{{*ExtraImg_195382_ArtImgRight_300x192_}}Ciò su cui si è ribattuto molto attorno al tavolo avezzanese pro agricoltura è che il cuore pulsante dello sviluppo agricolo abruzzese dovrebbe essere rappresentato dal «centro di smistamento merci che può servire alla logistica di ciò che in questi territori viene prodotto. All’interno del quale potrebbe avere locazione una borsa merci o anche lo stesso ufficio dogane di riferimento della Regione. Per i relatori, insomma, l’Agricoltura deve da questo 2014 in poi costituire il volano e il settore fondamentale per sopperire alla crisi, dettata da una mancanza di programmazione. È da queste premesse che la società privata e pubblica Aciam Spa, presente all’incontro, attraverso le parole di Germano Contestabile, ha dato il suo contributo al tavolo virtuale di idee. Aciam è un consorzio dei comuni per lo più marsicani (con qualche comune dell’aquilano) che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti urbani e un impianto di compostaggio ad Aielli, «che è – spiega il referente – il fiore all’occhiello dell’Azienda ed è situato nella zona del Fucino». Aciam, inoltre, rappresenta un’eccellenza nella produzione di Compost di qualità, ossia di un concime biologico eccezionale che viene utilizzato dagli agricoltori per la concimazione dei terreni.
{{*ExtraImg_195383_ArtImgRight_300x191_}}«Tutti i rifiuti organici, attentamente selezionati, finiscono nel calderone di creazione che darà vita appunto al Compost – spiega ancora Contestabile – Il compost si basa su varie fasi di lavorazione. Solo il 20% però dei rifiuti organici a noi pervenuti diventa compost, il resto verrà comunque disperso attraverso altre tecniche. Insieme con il rifiuto organico vanno poi miscelati dei rifiuti ‘verdi’ derivati dai nostri orti ma anche da giardini e parchi pubblici. La sostanza viene utilizzata in agricoltura e in florovivaismo. Il Ministero dell’ambiente ha creato un registro dei fabbricanti di fertilizzanti, e solo chi è iscritto in questo registro ‘di qualità’, come il caso di Aciam, può dirsi produttore di un compost a norma. La Regione Abruzzo ha inoltre creato un Compost Abruzzo, quindi regionale, che è divenuto un vero e proprio marchio. Come si possono negare fondi maggiori ad un’eccellenza agricola come la nostra Regione?».
Antonio Tarquini, il presidente della direzione agricoltura, esperto del Piano di Sviluppo rurale, ha illustrato le coordinate generali del nuovo PSR 2014-2020. «Io spiegherò – ha detto – la nuova programmazione che è in fase di vagliatura. In passato sono stati stabiliti degli indici che ogni sette anni vengono alterati. Quest’anno siamo riusciti ad avere qualche cosa in più rispetto a sette anni fa, ma i fondi per l’Abruzzo sono inferiori rispetto ad altre regioni. Il PSR che partirà a breve, è rappresentato dal nuovo regolamento CEE 1305 del 2013, che espone gli ultimi regolamenti in quanto a politica comunitaria e va ad abrogare i precedenti dettami del Piano di Sviluppo Rurale passato (2007-2013). Il cambiamento nella visione agricola europea è un segnale forte, perché l’Ue ha deciso di rinnovare la politica agricola inserendo nuovi obiettivi: la cosiddetta strategia Europa 2020, che è relativa ad una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva».
{{*ExtraImg_195384_ArtImgRight_300x192_}}Come lo si raggiunge? «Stimolando – aggiunge Tarquini – la competitività del settore agricolo, garantendo la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima. Ma anche realizzando uno sviluppo territoriale filtrato delle economie, compreso il mantenimento dei posti di lavoro. Dobbiamo rendere le nostre aziende agricole sempre più efficienti e in grado di produrre reddito, ma, al contempo, che siano in grado di garantire una gestione rispettosa dell’ambiente e delle varie risorse. L’agricoltura deve diventare anche creatrice di posti di lavoro».
Parole senza dubbio pregne di senso. Emblematica la chiusa dell’incontro, assegnata a Luciano D’Alfonso. Ha asserito: «Io posso metterci la volontà di approvare e realizzare, ma c’è chi, in campo agricolo, deve metterci la competenza. L’Abruzzo deve essere ricordato nel mondo per la qualità dei suoi prodotti e per la bellezza dei suoi paesaggi. Una regione si salva se è immaginabile, desiderabile e irripetibile. L’irripetibilità e la desiderabilità derivano anche dalla qualità nella coltivazione. Dobbiamo essere capaci quindi di prendere al volo le opportunità della grande distribuzione e far sì che non le solitudini dei produttori agricoli ci arrivino, ma che gli agricoltori ci arrivino organizzati. E l’organizzazione la si facilita attraverso politiche di incentivazione. La struttura amministrativa, in ultima analisi, deve essere una struttura di ausilio snello ed efficace per le associazioni e non un intoppo».
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