Da un martedì a un sabato

9 aprile 2014 | 05:30
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Da un martedì a un sabato

di Valter Marcone

Ciascuno di noi ha un suo modo per misurare il tempo. Il tempo che passa e non passa. Che corre o va a rilento. Il tempo che si fa attesa o diventa ricordo, in una sequenza di passato, presente e futuro. Che allinea giorni, mesi, anni.

Il tempo storico, lineare, della cultura giudaico cristiana (che ha in Cristo la cesura tra il prima e il dopo) a confronto con il tempo ciclico di quella pagana. Il tempo del mondo contadino che aveva nella nascita, matrimonio e morte le sue tappe.

E per tutto un altro verso, ancora, l’idea di tempo che si ha nell’infanzia, reversibile e lineare, con l’illusione, la voglia e la fantasia di poter tornare indietro. E quello ormai irreversibile dell’adolescenza, in cui la trasformazione è ancora una volta uno strappo.

C’è anche un “tempo delle stagioni“ dell’esistenza in senso del tutto metaforico (al di là di quello atmosferico), lineare e ciclico allo stesso tempo, e per questo pratico e fantasioso, cogente e irreale, che spesso impronta i percorsi della stessa esistenza. Ne misura il clima sentimentale, relazionale, emozionale in una, appunto, illogica progressione che, ad un certo punto della nostra vita, non ha più niente di progressivo se non l’avanzare degli anni anagrafici. E’ un mischiare e un rimischiare le cose in un avanti e indietro, in una destra e sinistra, in un prima e dopo, in veglia e in sonno, inquietudine e pacatezza.

Un tempo che mischia appunto la separazione, il taglio, l’allontanamento con il ritorno e la nostalgia; quello che dà inizio ad ogni cosa, alla biografia contro quello che è solo evanescenza e finiitudine.

Così, quando sempre la vita fa i conti con questo tempo, con le sue intemperie, è la poesia che ci aiuta a farci carico di svelare i confini. La poesia che diventa un “osservatorio di confine“.

“Da un martedì a un sabato” è però una personale misura di questo tempo dell’anima in particolari momenti della vita che tenta di far vivere un istante per il tutto, il tutto per un istante.

Da un martedì ad un sabato

Da un martedì ad un sabato

ho letto del viaggio delle navi

raccontato da Omero

e mi sono chiesto per dove fare rotta

ora che il mio vagabondare

corre dietro ad un amore

che tutto muove, Omero

e il suo mare.

Resta con me stasera

in questa silenziosa fantasia

che è come un paese d’estate

stracolmo d’inganni

tra odori, luci e rumori;

che è come il pensiero d’un dolore

d’altri tempi;

l’impercettibile lancetta

del desiderio che viene senza pazienza

nel controvento del rosseggiare

della sera

ed è quasi una deriva

tra sogno e insonnia.

Dove andare. Alla deriva, dentro perduto

avanza di nuovo,

ancora,

il desiderio di te

ed è un dolceamaro respiro, di tempo

inesauribile, d’inesauribile tempo.

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